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Atenololo A Cosa Serve?

Atenololo A Cosa Serve

Quando si prende atenololo?

Quando e Quanto Atenololo assumere – L’atenololo è disponibile in forma di compresse per uso orale che devono essere deglutite intere con acqua, preferibilmente ogni giorno sempre alla stessa ora. Fermo restando che la posologia del medicinale viene stabilita dal medico per ciascun individuo, in linea generale, le dosi abitualmente utilizzate variano dai 50 mg ai 100 mg di principio attivo al dì.

  • Sarà il medico ad indicare a ciascun paziente quanto atenololo assumere in funzione del tipo di disturbo che deve trattare e della sua risposta al trattamento stesso.
  • Allo stesso modo, il medico informerà il paziente su quando assumere l’atenololo.
  • Nei pazienti anziani e nei pazienti con problemi ai reni, il medico può decidere di somministrare una dose di principio attivo più bassa di quelle abitualmente impiegate.

Pertanto, attenersi sempre a quanto indicato da questa figura sanitaria.

Come agisce atenololo?

Meccanismo d’azione ATENOL ® Atenololo – L’atenololo, somministrato con ATENOL ® viene rapidamente assorbito a livello gastro-intestinale, raggiungendo la massima concentrazione plasmatica dalle 2 alle 4 ore dopo la sua assunzione. L’elevata idrofilia, rende la farmacocinetica di questo principio attivo alquanto lineare e costante tra i vari individui, riducendo ai minimi termini il metabolismo epatico ed il passaggio attraverso le barriere (membrane) biologiche.

L’azione terapeutica dell’atenololo si deve alle sue capacità beta bloccanti cardioselettive. A basso dosaggio, infatti, può esercitare un effetto inibitorio sui recettori cardiaci Beta 1, riducendo la contrattilità e la frequenza cardiaca (effetto inotropo e cronotropo negativo ). Inoltre, diminuisce il lavoro del cuore grazie ad una sensibile riduzione della gittata cardiaca, che si accompagna generalmente ad un aumento del tempo di riempimento diastolico e ad un miglioramento della vascolarizzazione coronarica del miocardio,

L’atenololo non presenta azione simpaticomimetica intrinseca, né stabilizzante di membrana. Dopo un’emivita plasmatica di 6/9 ore, l’atenololo viene generalmente escreto immodificato attraverso le urine,

Quando non prendere atenololo?

Avvertenze e indicazioni –

Dal momento che atenololo può mascherare condizioni di ipoglicemia e ipertiroidismo, prima di iniziare ad assumerlo e durante il trattamento è importante verificare la glicemia e la funzionalità della tiroide.Non c’è esperienza sull’uso dell’atenololo nei bambini, pertanto questo medicinale non è raccomandato nei bambini.Bisogna porre attenzione quando atenololo è assunto durante la gravidanza o l’allattamento. Pur non controindicati, i betabloccanti vanno usati con cautela in chi soffre di diabete e sono sconsigliati in gravidanza e durante il periodo di allattamento.

Questo medicinale non altera la capacità di guidare veicoli e di utilizzare macchinari. Tuttavia se manifestano capogiri o sensazione di stanchezza, non guidare veicoli e non usare macchinari.

Quanto dura l’effetto dell atenololo?

La sua azione sui recettori beta-1-cardiaci dopo somministrazione di una singola dose orale dura circa 24 ore. L’atenololo risulta particolarmente efficace nel controllo dell’ipertensione arteriosa e delle crisi anginose.

Quale betabloccante per ansia?

La farmacoterapia nel trattamento dell’ansia – Quali farmaci sono utilizzati per trattare i disturbi d’ansia? Antidepressivi, ansiolitici, e beta-bloccanti sono i farmaci più comunemente utilizzati per la cura dei disturbi d’ansia. I disturbi d’ansia sono un gruppo di patologie, tra le quali troviamo: Disturbo ossessivo-compulsivo (OCD) Disturbo Post-traumatico da stress (PTSD) Disturbo d’ansia generalizzata (GAD) Disturbo di panico Fobia sociale Antidepressivi Gli antidepressivi sono stati sviluppati originariamente per trattare la depressione, ma anche per aiutare le persone con disturbi d’ansia.

  1. Gli SSRI come fluoxetina (Prozac), sertralina (Zoloft), escitalopram (Cipralex), paroxetina (Sereupin) e citalopram (Elopram) sono comunemente prescritti per il disturbo di panico, il disturbo ossessivo compulsivo, il PTSD e la fobia sociale.
  2. La venlafaxina, un SNRI (Efexor) è comunemente usato per trattare il Disturbo d’ansia generalizzata.

L’antidepressivo bupropione (Wellbutrin) può essere una scelta alternativa. Generalmente, soprattutto quando i sintomi ansiosi sono importanti, gli antidepressivi vengono somministrati a basse dosi all’inizio della terapia e poi aumentati come dosaggio nel tempo.

  • Alcuni antidepressivi triciclici funzionano bene per l’ansia.
  • Ad esempio l’imipramina (Tofranil) è prescritta per il disturbo di panico e per il GAD.
  • La clomipramina (Anafranil) è usata per trattare il disturbo ossessivo-compulsivo.
  • Anche i triciclici vengono somministrati inizialmente a bassi dosaggi.

Le benzodiazepine (ansiolitici) I farmaci anti-ansia, chiamati benzodiazepine, hanno il vantaggio di produrre effetti più velocemente che gli antidepressivi. Tuttavia questi farmaci attenuano i sintomi, ma non curano l’ansia. Ecco perchè vengono somministrati solo per poche settimane, all’inizio della terapia.

  1. Quelli usati per curare i disturbi d’ansia sono: Clonazepam (Rivotril), che viene utilizzato per la fobia sociale e per il GAD.
  2. E’ usato anche come anticonvulsivante, anche nei bambini Lorazepam (Tavor), che viene utilizzato per gli attacchi di panico Alprazolam (Xanax), utilizzato per il disturbo di panico e il GAD Il Buspirone (Buspar) è un farmaco anti-ansia usato per trattare il GAD.

A differenza delle benzodiazepine, però, è necessario attendere almeno due settimane per vederne gli effetti terapeutici. I beta-bloccanti I beta-bloccanti posso controllare alcuni dei sintomi fisici dell’ansia, come il tremore, la tachicardia e la sudorazione.

  1. Il propranololo (Inderal) è il beta-bloccante che si usa più spesso per i disturbi d’ansia, il suo utilizzo più comune è per il trattamento di patologie cardiache e l’ipertensione arteriosa.
  2. Questo farmaco può aiutare quelle persone che hanno problemi fisici legati all’ansia.
  3. Per esempio, quando una persona con fobia sociale deve affrontare una situazione stressante, come un discorso, o partecipare a un incontro importante, un medico può prescrivere un beta-bloccante.
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L’assunzione del farmaco per un breve periodo di tempo può aiutare a tenere sotto controllo i sintomi fisici, in attesa che un farmaco che curi l’ansia, cominci a fare effetto. Quali sono gli effetti collaterali da aspettarsi? Per quanto riguarda gli antidepressivi è possibile consultare questo precedente articolo.

Gli effetti indesiderati più comuni delle benzodiazepine sono sonnolenza e vertigini. Altri effetti indesiderati comprendono: Disturbi allo stomaco Visione offuscata Mal di testa Confusione Disturbi dell’equilibrio Incubi I possibili effetti indesiderati da buspirone (BuSpar) includono: Vertigini Mal di testa Nausea Nervosismo Eccitazione Disturbi del sonno Gli effetti indesiderati comuni dei beta-bloccanti sono: Affaticamento Mani fredde Vertigini Debolezza Inoltre, i beta-bloccanti in genere non sono raccomandati per le persone affette da asma o da diabete, perché potrebbero peggiorare i sintomi di queste malattie.

Come e per quanto tempo devono essere assunti questi farmaci? E’ possibile sviluppare una tolleranza alle benzodiazepine, se queste vengono assunte per un lungo periodo di tempo. La tolleranza implica il bisogno di dosi sempre più elevate di farmaco per ottenere lo stesso effetto.

Non tutti gli individui corrono questo rischio, tuttavia, per evitare questi problemi, i medici di solito prescrivono gli ansiolitici per brevi periodi, pratica che è particolarmente utile per le persone che hanno problemi di abuso di sostanze o che tendono a diventare dipendenti dai farmaci facilmente (per esempio dagli antidolorifici).

Interrompere improvvisamente l’assunzione di benzodiazepine può provocare sintomi di astinenza, o il ritorno dell’ansia. Pertanto, queste devono essere diminuite lentamente. Lo stesso discorso vale per il buspirone e i beta-bloccanti. Anche questi farmaci devono essere diminuiti lentamente.

Quando prendere la pillola della pressione mattina o sera?

Farmaci per la pressione: meglio al mattino o la sera? News Atenololo A Cosa Serve Soffro di ipertensione e ho il colesterolo alto, da qualche mese il medico mi ha prescritto dei farmaci proprio per controllare la pressione. Mi ha anche suggerito di assumerli alla sera prima di dormire. Però non ho capito bene per quale motivo. Amici che si curano per l’ipertensione da tempo mi hanno detto che assumono le pastiglie al mattino.

Voi che cosa mi suggerite? Molto spesso negli ultimi mesi ci è stata posta questa domanda e nella letteratura scientifica l’orario migliore per assumere i farmaci antipertensivi è un tema molto discusso. Generalmente, almeno fino ad oggi, si è consigliato di assumere i farmaci per il controllo della pressione nelle prime ore del mattino.

Tuttavia un che ha confrontato l’effetto sulla pressione della terapia somministrata al risveglio mattutino o al momento di coricarsi, ha sorprendentemente dimostrato un beneficio più marcato se le compresse sono ingerite alla sera. L’ effetto favorevole, come ha dimostrato lo studio, si manifesta non solo sull’andamento della pressione nelle 24 ore, ma anche sull’incidenza degli eventi cardiovascolari severi, come infarto del miocardio e ictus, che si sono ridotti in modo significativo.

Bisogna però sottolineare che alcuni aspetti vanno ancora approfonditi, soprattutto perché nella ricerca sono stati confrontati gli orari di somministrazione indipendentemente dal tipo di antipertensivo utilizzato e dalle diverse associazioni con altri farmaci eventualmente assunti: sono, questi, elementi molto importanti e dovranno essere chiariti da ulteriori studi.Il mio consiglio, comunque, è di provare ad assumere i farmaci alla sera per un periodo di alcune settimane, verificando l’andamento della pressione con regolari misurazioni; in caso di risultati insoddisfacenti le consiglierei di tornare al «metodo antico», assumendo le pastiglie al mattino.In ogni caso va sottolineato che ciò che conta maggiormente nella terapia antipertensiva è ricordarsi di assumere quotidianamente il farmaco, con regolarità di orario, che sia la mattina o la sera.La risposta, a cura del Professor, è pubblicata sul Forum di Corriere.it dedicato alla

: Farmaci per la pressione: meglio al mattino o la sera?

Come capire se si soffre di pressione alta?

Cosa fare in caso di ipertensione – Se si sospetta un’ipertensione o semplicemente per effettuare un controllo periodico occorre innanzitutto rilevare quali sono i valori della propria pressione arteriosa, Questa viene comunemente misurata attraverso lo sfigmomanometro, ovverosia uno strumento avvolto e gonfiato meccanicamente o manualmente al braccio del paziente assieme ad un fonendoscopio che il dottore utilizza per auscultare l’arteria del paziente.

Cosa succede se si sospende pastiglia per la pressione?

La Società Europea di Ipertensione afferma che il trattamento dell’ipertensione arteriosa deve durare tutta la vita perché la sua interruzione determina un nuovo rialzo dei valori pressori. Il paziente con ipertensione è spesso asintomatico pertanto non ha la sensazione di essere “malato”, motivo per il quale è restio ad assumere farmaci o a continuare la terapia una volta che i valori pressori sono rientrati nella norma.

In realtà, però, i farmaci non curano l’ipertensione, ma abbassano e stabilizzano la pressione arteriosa riducendo la probabilità di pericolose complicanze cardio-vascolari potenzialmente gravi. È vero che un valido aiuto nel contrastare l’ipertensione viene anche dall’alimentazione e, più in generale, da un corretto stile di vita, non vi è però alcun dubbio che il trattamento farmacologico resti il gold standard,

È infatti dimostrato che i soggetti che non interrompono il trattamento hanno un rischio ridotto del 37% di infarto, ictus o altri accidenti cardiovascolari rispetto a chi decide di sospendere i farmaci. Vietato il ” fai da te “: è importantissimo che nessuna modifica terapeutica venga fatta in autonomia, anche se si ha la sensazione di stare bene,

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Chi non può prendere i betabloccanti?

Scarica la citazione: – Vasculopatie periferiche, diabete mellito, broncopneumopatie croniche ostruttive (BPCO) e asma hanno tradizionalmente costituito controindicazioni assolute alla terapia betabloccante. Dati più recenti sembrano non rendere più giustificata una rigida ed estesa applicazione di questi criteri, soprattutto a fronte dei vantaggi che la terapia betabloccante ha dimostrato di offrire.

  1. Le informazioni che provengono dalla lettura dei criteri di esclusione applicati nei grandi trial clinici non aiutano a costruire una chiara e sicura condotta clinica perché sono spesso generici e non omogenei.
  2. È importante perciò cercare di definire criteri di scelta più precisi.In sintesi, dall’esame della letteratura sembra di poter derivare questo schema valutativo delle reali controindicazioni alla terapia betabloccante: – arteriopatie periferiche: i betabloccanti dovrebbero essere evitati solo in presenza di fenomeni vasospastici, di dolori a riposo in pazienti con arteriopatia di grado severo e di lesioni trofiche cutanee.

Negli altri pazienti l’attento controllo dell’eventuale comparsa o peggioramento dei sintomi durante la terapia betabloccante sembra rappresentare una condotta ragionevolmente sicura; – diabete mellito: non esiste controindicazione assoluta nei pazienti in trattamento insulinico.

Particolare cautela deve essere rivolta ai pazienti con difficile controllo dei valori glicemici. L’evidenza clinica di disautonomia può attenuare il riconoscimento e ritardare il controllo degli episodi ipoglicemici. Anche i pazienti che assumono antidiabetici orali a lunga durata d’azione devono comunque essere sorvegliati per la possibilità di prolungate ipoglicemie paucisintomatiche; – broncostruzione: la storia di asma bronchiale, rigorosamente diagnosticato, rappresenta una controindicazione assoluta.

Nell’ambito delle BPCO, le controindicazioni assolute riguardano: a) la BPCO di grado moderato- severo (stadio II-III, con FEV1 50% del predetto) non rappresenta una controindicazione assoluta, ma la stabilità delle condizioni respiratorie durante la terapia betabloccante va attentamente sorvegliata.

Quando smettere i betabloccanti?

Pillole.org – Pillole: Si possono sospendere i betabloccanti nel post-infarto?

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Si possono sospendere i betabloccanti nel post-infarto?

Inserito il 08 settembre 2019 da, – – segnala a: Nei pazienti che hanno subito un infarto miocardico viene quasi sempre prescritto un betablocante con varie motivazioni: per ridurre il rischio di morte aritmica, per ridurre la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa onde diminuire il fabbisogno miocardico di ossigeno e il sovraccarico cardiaco.Ma il betabloccante dovrebbe essere assunto per tutta la vita? E’ questa la domanda che si sono posti gli autori di uno studio osservazionale che ha analizzato i dati del registro CRUSADE,

Uno studio osservazionale suggerisce che nei pazienti anziani che rimangono stabili e asintomatici a distanza di almeno 3 anni da un infarto miocardico si potrebbe sospendere il bebloccante senza che si verifichino esiti avversi. Soprattutto negli anziani questa domanda è lecita, tenendo conto che si tratta di una popolazione in cui il betablocco potrebbe maggiormente portare ad effetti collaterali o intolleranze.Gli autori sono partiti dalla constatazione che i benefici del betablocco dopo 3 anni da un infarto miocardico non sono chiari in quanto gli studi effettuati non avevano un follow up superiore a questo periodo.I soggetti studiati avevano un’età >/= 65 anni, avevano avuto un infarto miocardico almeno 3 anni prima, avevano ricevuto una prescrizione di betabloccante alla dimissione e non avevano avuto una recidiva infartuale. In totale si trattava di 6893 pazienti.Di questi il 72,2% assumeva ancora il betabloccante a distanza di 3 anni dalla dimissione e il 43% di essi era trattato con una dose >/= 50% della dose di riferimento. Si è evidenziato che l’endpoint esaminato (composto da mortalità, ospedalizzazione per recidiva di infarto, ictus ischemico o scompenso cardiaco) non differiva tra il gruppo ancora in trattamento con betablocco e il gruppo che aveva sospeso il betabloccante. Anche la dose (elevata o bassa) di betabloccante non comportava nessuna differenza sull’endpoint valutato rispetto al gruppo non in trattamento. Anche la presenza di scompenso cardiaco o disfunzione sistolica non influenzava questi risultati. Gli autori concludono che dopo 3 anni da un infarto miocardico l’uso di un betabloccante non risulta associato ad un miglioramento degli esiti. Perciò il ruolo di un uso prolungato del betabloccante nel post-infarto, soprattutto negli anziani, necessita di ulteriori studi. Insomma lo studio suggerisce che nei pazienti anziani che rimangono asintomatici e stabili dopo 3 anni da un infarto miocardico si può, probabilmente, sospendere il betabloccante. Due osservazioni sono però necessarie. Anzitutto si tratta di uno studio osservazionale per cui questi risultati vanno interpretati con cautela e giustamente gli autori ritengono necessarie ulteriori conferme. In secondo luogo si deve sottolineare che i pazienti dello studio erano stabili e asintomatici a distanza di almeno 3 anni dall’infarto. Non è detto che questi dati siano validi anche per soggetti con caratteristiche diverse (per esempio con aritmie ipercinetiche). Renato Rossi Bibliografia 1. Shavadia JS et al. Comparative Effectiveness of Beta-Blocker Use Beyond 3 Years After Myocardial Infarction and Long-Term Outcomes Among Elderly Patients.Circulation: Cardiovascular Quality and Outcomes. Pubblicato il 19 luglio 2019.

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Pillole.org – Pillole: Si possono sospendere i betabloccanti nel post-infarto?

Che differenza c’è tra atenololo e bisoprololo?

Nel trattamento dell’angina pectoris, l’atenololo è risultato più efficace di bisoprololo nel migliorare la durata dell’attività fisica ; più efficace di pindololo nel ridurre gli attacchi anginosi; più efficace di bopindololo e celiprololo nel ridurre il consumo di ossigeno da parte del cuore (prodotto frequenza

Cosa fare se si dimentica di prendere il betabloccante?

Se dimentica di prendere Bisoprololo Mylan Prenda la dose successiva all’ora prevista. Se ha dimenticato diverse dosi contatti il medico.

Quando si deve prendere la pastiglia per la pressione?

Farmaci per la pressione: meglio al mattino o la sera? News Atenololo A Cosa Serve Soffro di ipertensione e ho il colesterolo alto, da qualche mese il medico mi ha prescritto dei farmaci proprio per controllare la pressione. Mi ha anche suggerito di assumerli alla sera prima di dormire. Però non ho capito bene per quale motivo. Amici che si curano per l’ipertensione da tempo mi hanno detto che assumono le pastiglie al mattino.

  • Voi che cosa mi suggerite? Molto spesso negli ultimi mesi ci è stata posta questa domanda e nella letteratura scientifica l’orario migliore per assumere i farmaci antipertensivi è un tema molto discusso.
  • Generalmente, almeno fino ad oggi, si è consigliato di assumere i farmaci per il controllo della pressione nelle prime ore del mattino.

Tuttavia un che ha confrontato l’effetto sulla pressione della terapia somministrata al risveglio mattutino o al momento di coricarsi, ha sorprendentemente dimostrato un beneficio più marcato se le compresse sono ingerite alla sera. L’ effetto favorevole, come ha dimostrato lo studio, si manifesta non solo sull’andamento della pressione nelle 24 ore, ma anche sull’incidenza degli eventi cardiovascolari severi, come infarto del miocardio e ictus, che si sono ridotti in modo significativo.

Bisogna però sottolineare che alcuni aspetti vanno ancora approfonditi, soprattutto perché nella ricerca sono stati confrontati gli orari di somministrazione indipendentemente dal tipo di antipertensivo utilizzato e dalle diverse associazioni con altri farmaci eventualmente assunti: sono, questi, elementi molto importanti e dovranno essere chiariti da ulteriori studi.Il mio consiglio, comunque, è di provare ad assumere i farmaci alla sera per un periodo di alcune settimane, verificando l’andamento della pressione con regolari misurazioni; in caso di risultati insoddisfacenti le consiglierei di tornare al «metodo antico», assumendo le pastiglie al mattino.In ogni caso va sottolineato che ciò che conta maggiormente nella terapia antipertensiva è ricordarsi di assumere quotidianamente il farmaco, con regolarità di orario, che sia la mattina o la sera.La risposta, a cura del Professor, è pubblicata sul Forum di Corriere.it dedicato alla

: Farmaci per la pressione: meglio al mattino o la sera?

Quando prendere la pillola della pressione mattina o sera?

Ipertensione, i farmaci sono più efficaci se si prendono di sera Un grande studio di popolazione ha verificato se ci fossero differenze negli effetti della terapia per il controllo della pressione sanguigna, collegate con l’orario in cui il paziente prende le pillole.

  1. È risultato che chi prende il farmaco prima di andare a dormire, a confronto con chi lo prende al mattino, ha migliori risultati sulla pressione e soprattutto abbassa il rischio di infarto e altri eventi cardiovascolari.
  2. Lo studio, battezzato Hygia Chronotherapy Trial, è stato condotto nell’ambito delle cure primarie e ha coinvolto 19.084 pazienti ipertesi (10.614 uomini e 8.470 donne, con un’età media di 60 anni) divisi in due gruppi.

Il primo gruppo doveva prendere i farmaci prescritti per l’ipertensione (uno o più) al momento di coricarsi, il secondo gruppo al risveglio. La pressione di tutti i partecipanti è stata misurata all’inizio dello studio e ad ogni visita programmata. In un follow up di sei anni 1.752 partecipanti allo studio hanno avuto un evento cardiovascolare importante (infarto del miocardio, rivascolarizzazione coronarica, insufficienza cardiaca, ictus o decesso per cause cardiovascolari).

  • I risultati, pubblicati sull’ mostrano che i pazienti che hanno assunto i farmaci prima di andare a dormire, rispetto a quelli che lo prendevano al risveglio, hanno mostrato un rischio significativamente più basso per tutti gli eventi cardiovascolari.
  • I ricercatori hanno verificato i risultati anche dopo la correzione per potenziali fattori confondenti, tra cui sesso, età, livelli di colesterolo, abitudine al fumo presenza di patologie renali o diabete di tipo 2.

Inoltre hanno analizzato il rischio per ogni singolo evento, con risultati eclatanti visto che prendere la pillola per la pressione la sera invece che al mattino potrebbe ridurre del 45% il rischio di morte o eventi cardiovascolari, del 49% quello di stroke, del 44% quello di avere un infarto.

Ramón C. Hermida, dell’Università di Vigo (Spagna), coordinatore del progetto, spiega che le attuali linee guida su come trattare la pressione alta non danno indicazioni sul momento migliore della giornata per assumere le pillole: Assumere i farmaci al mattino – osserva Hermida – è la raccomandazione più comune da parte dei medici, basata sull’obiettivo fuorviante di ridurre i livelli di pressione arteriosa mattutina Tuttavia, i risultati precedenti del progetto Hygia hanno dimostrato che il marcatore indipendente più significativo del rischio cardiovascolare è la pressione sanguigna sistolica media durante il sonno.

“Inoltre – aggiunge Hermida – non ci sono studi che dimostrano che il trattamento dell’ipertensione al mattino migliori la riduzione del rischio di malattie cardiovascolari”. Secondo Paul Leeson, professore di medicina cardiovascolare all’Università di Oxford: Questo studio è potenzialmente in grado di trasformare il modo in cui sono prescritti i farmaci per l’ipertensione.

Quando si deve prendere il betabloccante?

Altre avvertenze – In caso di assunzione di una dose maggiore di quella prescritta, è necessario rivolgersi ad un medico o al pronto soccorso per sapere come intervenire, in quanto la maggior parte dei beta-bloccanti è assunta in singola somministrazione giornaliera; il sovradosaggio può rallentare la frequenza cardiaca e rendere difficile la respirazione, oltre a causare vertigini e tremore.

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