Attacchi Di Panico Cosa Fare?
Elvira Olguin
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Quanto tempo può durare un attacco di panico?
Disturbo di panico: quali sono i sintomi? – Durante un attacco di panico possono presentarsi sintomi sia fisici sia mentali, Gli attacchi di panico causano un’ intensa paura dall’esordio improvviso, spesso senza alcun preavviso. Un attacco dura tipicamente dai 5 ai 20 minuti, ma in alcuni casi più estremi i sintomi possono durare per più di un’ora per via della relazione emotiva che amplifica il sintomo.
Sentirsi spaventati e nervosi Dolore al petto Fame d’ariaBattito cardiaco accelerato Mal di testa Mal di stomaco Vertigini Sudorazione o brividi Paura di morire, perdere il controllo o impazzire, senso di stordimentoSenso di irrealtà e di stranezza nella percezione del proprio corpoSenso di irrealtà verso le cose circostantiSenso di confusione.
Uno dei sintomi più angoscianti è spesso la percezione della mancanza d’aria che comporta in molti casi la tendenza a cercare di respirare ancora più profondamente o velocemente, il che però peggiora i sintomi. Se l’ iperventilazione dura a lungo, è probabile che si manifestino anche questi sintomi:
VertiginiNauseaSensazione di fatica a respirareSensazione di costrizione, di peso o di dolore al toraceParalisi muscolariAumento dell’apprensione e del senso di allarme, fino al terrore che qualcosa di terribile stia per accadere, per esempio un attacco di cuore, un’emorragia cerebrale o persino la morte.
Come curare gli attacchi di panico in modo naturale?
I rimedi naturali contro gli attacchi di panico – In associazione alla psicoterapia e come sostegno per coloro che sono soggetti ansiosi e vulnerabili agli attacchi di panico è possibile ricorrere ad alcune semplici soluzioni naturali:
La fitoterapia evidenzia alcune erbe e piante officinali indicate nel trattamento degli stati ansiosi associati a questo disturbo: passiflora, valeriana e avena hanno un effetto sedativo del sistema nervoso centrale e possono essere un valido supporto in caso di ansia intensa e attacchi di panico. Possono essere consumati sia come alimenti, in forma di tisane, che come tintura madre.
I Fiori di Bach possono aiutare in numerose situazioni per ritrovare il controllo sulle proprie emozioni, evitando di lasciarsi travolgere. Il rimedio n.39, Rescue Remedy, è indicato per chi ha bisogno di un effetto calmante istantaneo. Contrastando l’insorgere di pensieri e sensazioni negative, è un ottimo aiuto in caso di attacchi di panico.
L’estratto secco di Bacopa è un integratore utile a contrastare i livelli di ansia elevati, i disturbi del sonno e la perdita di lucidità. Aiuta nei periodi di forte stress che possono sfociare in attacchi di panico ed è adatto sia ai giovani che affrontano un sovraccarico di impegni scolastici che agli adulti sopraffatti dagli impegni lavorativi e famigliari
L’alimentazione è un altro aspetto da non sottovalutare. L’ipoglicemia, ad esempio, è una delle cause fisiologiche potenzialmente scatenanti un attacco di panico. L’abbassamento repentino degli zuccheri del sangue causa una serie di reazioni nell’organismo che possono scatenare la sintomatologia associata agli attacchi di panico.
Perché si soffre di attacchi di panico?
Diagnosi del disturbo di panico – Per la diagnosi sono richiesti almeno due attacchi di panico inaspettati, ma la maggior parte degli individui ne hanno molti di più. Gli individui con Disturbo di Panico mostrano caratteristiche preoccupazioni o interpretazioni sulle implicazioni o le conseguenze degli attacchi di panico,
La preoccupazione per il prossimo attacco o per le sue implicazioni sono spesso associate con lo sviluppo di condotte di evitamento. Queste possono determinare una vera e propria Agorafobia, nel qual caso viene diagnosticato il Disturbo di Panico con Agorafobia. Di solito gli attacchi sono più frequenti in periodi stressanti,
Alcuni eventi di vita possono infatti fungere da fattori precipitanti, anche se non indicono necessariamente un attacco di panico, Tra gli eventi di vita precipitanti riferiti più comunemente troviamo:
il matrimonio o la convivenzala separazionela perdita o la malattia di una persona significatival’essere vittima di una qualche forma di violenzaproblemi finanziari e lavorativi
I primi attacchi si verificano di solito in situazioni agorafobiche (come guidare da soli o viaggiare su un autobus in città) e comunque spesso in qualche contesto stressante. Gli eventi stressanti, le situazioni agorafobiche, il caldo e le condizioni climatiche umide, le droghe psicoattive possono infatti far insorgere sensazioni corporee anomale.
Dove si sente l’ansia nel corpo?
8′ Lettura L’ansia provoca sia sintomi cognitivi, riferiti al pensiero, che manifestazioni fisiche e comportamentali. Le reazioni che possono verificarsi nel corpo umano in seguito a momenti di forte stress o ansia sono di diversa natura e colpiscono principalmente il cuore, l’apparato gastrointestinale e, più in generale, le attività regolate dal sistema nervoso autonomo, come ad esempio la sudorazione.
- Sintomi che interessano torace e addome
- Dolore toracico
- Palpitazioni
- Sensazione di mancanza di respiro
- Nausea o disturbi addominali
- Sintomi fisici generalizzati
- Tremori e sudorazione
- Vertigini
- Derealizzazione o depersonalizzazione
- Cosa fare se le analisi mediche sono negative?
Cosa succede se non si ferma un attacco di panico?
Introduzione – Attacchi improvvisi di ansia e paura travolgente che dura diversi minuti? Magari con batticuore, sudorazione, affanno e cervello paralizzato. L’attacco compare improvvisamente, senza motivi evidenti, lasciando il terrore di possibili recidive.
- polso accelerato ( tachicardia ),
- dolore al petto o allo stomaco,
- difficoltà respiratorie,
- debolezza o vertigini,
- sudorazione,
- sensazione di caldo o brividi di freddo,
- formicolio o insensibilità delle mani.
Gli attacchi di panico possono essere davvero spaventosi, perché il paziente può essere portato a pensare di
- perdere il controllo,
- avere un attacco di cuore,
- essere prossimo alla morte,
ma in genere non rappresentano un pericolo fisico per l’organismo. Può colpire in qualunque momento, dovunque e senza preavvisi; elemento imprescindibile per la formulazione della diagnosi è la durata dell’episodio, che nel caso di attacco di panico dev’essere limitato a pochi minuti (diversamente si tratta di condizioni differenti, come ad esempio ansia generalizzata, crisi isteriche, ).
- Un tempo riconosciuti come forme di nervosismo o stress, oggi sono ormai considerati una reale condizione medica a sé stante, che fa parte dei disturbi d’ansia.
- Se uno o due episodi nell’arco della vita sono considerabili potenzialmente fisiologici, una frequenza superiore può essere il segno di un possibile disturbo ansioso, che prende il nome di disturbo di panico (non tutti i soggetti che sperimentano attacchi di panico sviluppano il disturbo).
Il disturbo di panico è più comune nelle donne; compare in genere per la prima volta in età giovane- adulti, talvolta quando un soggetto è sottoposto a stress intensi. Molti casi migliorano con il trattamento, perché la terapia può mostrare come riconoscere e cambiare le modalità del pensiero prima che si scateni il panico (terapia cognitivo comportamentale).
Anche i farmaci possono essere di aiuto. Quando non viene trattato il disturbo di panico si ripercuote pesantemente sulla qualità della vita, perché può scatenare altre paure e disturbi mentali, problemi al lavoro o a scuola e isolamento sociale. Possono infatti generare la paura di recidive e portare il soggetto a evitare posti in cui si siano verificati.
In alcune persone la paura prende il sopravvento sul quotidiano, tanto da non riuscire più a uscire di casa. iStock.com/Malombra76
Che differenza c’è tra ansia e attacchi di panico?
Le differenze tra ansia, attacco d’ansia e panico – Ansia, attacchi di ansia e panico stanno sullo stesso continuum. L’attacco di ansia è solo un momento di ansia intensa e/o improvvisa, mentre l’attacco di panico è una manifestazione ansiosa di massima intensità e limitata nel tempo, che può lasciare dietro di sè importanti conseguenze a livello psicologico (paura di spostarsi o esporsi alle situaizoni in cui si è avuto l’attacco di panico ).
- Quando proviamo ansia avvertiamo delle modificazioni fisiche che nel gergo comune vengono chiamati “sintomi ansiosi” (in realtà la parola sintomi è impropria perché non c’è alcuna malattia organica alla base).
- Avvertire queste modificazioni, in misura più o meno importante, è un’esperienza quotidiana, soprattutto quando siamo sottoposti a periodi molto stressanti o a condizioni che portano al limite le nostre capacità.
Quando le sensazioni fisiche legate all’ansia sono particolarmente forti, a volte si dice di aver avuto un ” attacco d’ansia “. L’attacco di panico è una manifestazione ansiosa di carattere estremo e puntuale. Estremo nel senso che i normali segni fisici dell’ansia vengono avvertiti molto più intensamente; puntuale nel senso che un attacco di panico ha un inizio e una fine definiti nel tempo, in genere dai dieci ai trenta minuti nei casi peggiori.
- Quindi se pensate di aver avuto un attacco di panico di quattro ore, è molto probabile che invece siete stati molto ansiosi.
- Un attacco di panico è riconoscibile soprattutto per la paura incontrollabile di morire, impazzire, o perdere il controllo, i cosiddetti “sintomi cognitivi” dell’attacco di panico.
Inoltre generalmente un attacco di panico ha una fine definita e riconoscibile, dopo la quale la persona che l’ha sperimentato si ritrova ad essere esausta, stanchissima.
Qual è il miglior farmaco per gli attacchi di panico?
2. Assumere farmaci – Le benzodiazepine, come l’alprazolam (Xanax), possono aiutare a trattare i sintomi del panico quando si presentano. Tuttavia, non aiutano a trattare un disturbo d’ansia sottostante e possono portare rapidamente alla dipendenza. Per questo motivo, i medici li raccomandano solo per l’uso a breve termine durante una crisi.
- inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), come escitalopram (Lexapro) o fluoxetina (Prozac)
- inibitori della ricaptazione della serotonina-norepinefrina (SNRI), come la duloxetina (Cymbalta)
- farmaci ansiolitici, per esempio, azapirone (Buspirone)
- Alcuni farmaci anti-epilettici, come pregabalin o clonazepam, possono anche aiutare a trattare l’ansia.
Cosa bere quando si ha l’ansia?
Camomilla e ansia per la ricerca scientifica – Secondo gli studiosi se i pazienti vengono trattati con l’estratto di camomilla il disturbo dell’ansia viene attenuato, associato comunque ad una certa tollerabilità del paziente. Di conseguenza si è deciso di suddividere lo studio relativo agli effetti della camomilla contro l’ansia, in due fasi, una randomizzata e controllata e l’altra con effetto placebo.
Si è visto quindi che chi assumeva regolarmente estratto di camomilla, aveva una riduzione significativa delle ricadute riducendo anche il problema stesso. Infatti è stato poi rilevato che assumere camomilla contro l’ansia è efficace nella risoluzione dei disturbi d’ansia generalizzata; in otto settimane di osservazione con una risposta da parte dei pazienti paragonabile a quello che si riesce ad ottenere con la terapia farmacologica convenzionale per curare l’ansia.
Il rapporto rischio- beneficio nell’assunzione dell’estratto di camomilla contro l’ansia è sicuramente più basso rispetto a quello che otterremmo con l’assunzione di ansiolitici. Ciò ci fa capire quando sia importante l’assunzione di camomilla in alcuni casi, soprattutto quando ci permette di evitare l’assunzione di farmaci ricchi di controindicazioni per il nostro organismo.
Come ha superato gli attacchi di panico Paola Perego?
Foto: Pamela Rovaris/Pacific Press/LightRocket via Getty Images – di Roselina Salemi «Il “Mostro” mi si è presentato per la prima volta nel 1982. Avevo sedici anni e nessuno parlava degli attacchi di panico, nessuno sapeva che cosa fossero. Il mio cuore saltò un battito, l’aria smise di entrare nei polmoni, stavo soffocando.
- Pensavo soltanto: “Non voglio morire”».
- Oggi Paola Perego, due matrimoni, due figli e una bella carriera televisiva (è stata conduttrice di Forum, La talpa, La vita in diretta, Domenica In ), rivela con sincerità spiazzante un segreto mantenuto per trentasette anni, una malattia misteriosa, dai contorni indecifrabili.
Parla dei suoi attacchi di panico in un libro fresco di stampa, Dietro le quinte delle mie paure (Piemme, 16,90 €). Perché solo ora? Perché gli attacchi di panico sono ancora un tabù. Ne soffrono in molti, anche nel mondo dello spettacolo, ma vivono, come ho fatto io, in una bolla di dolore, si vergognano.
- Quando ti rompi una gamba, gli altri capiscono, quando hai un attacco di panico chi non conosce il problema pensa che superarlo sia una questione di forza di volontà.
- È subdolo, non si vede,
- Sei in cima a una torre, atrocemente sola.
- Ne posso parlare perché sono guarita, anche se i segni restano: non si è mai liberi del tutto.
Perché forse posso aiutare gli altri a rompere il silenzio, a riconoscersi, a chiedere aiuto, Venite tutti allo scoperto!. Che cosa le hanno detto i medici all’inizio? “Questa ragazza non ha niente”. Più avanti lo specialista diagnosticò un esaurimento nervoso, formula che voleva dire tutto e niente.
- Vivevo cullata dal Lexotan, prendevo psicofarmaci per non aver paura della paura.
- Purtroppo, reprimendo le cose brutte, anche quelle belle avevano contorni sfocati.
- Volevo fare la modella e mi presero subito: non me l’aspettavo.
- Non avevo una grande autostima, anzi mi sentivo inadeguata.
- A tredici anni mi avevano ingessato per via di una scoliosi con doppia curva dorsale e lombare.
Tolto il gesso, ero dritta ma costretta a portare un busto di plastica rigida. Quando cominciai a sfilare, me lo toglievo la mattina e lo rimettevo la sera. Sì, avevo i miei segreti. Come si è curata? Ho cambiato vari medici, ho preso farmaci, ogni volta pensavo “forse questa è la cura giusta”, ho fatto terapia cognitivo-comportamentale, tre volte per quattro anni.
- Ho tenuto un diario (faceva parte della cura) e mi ha aiutato a tirare fuori l’angoscia, a darle una forma.
- Ho scritto ogni giorno, pagine su pagine che conservo ancora.
- Ho aumentato le sedute di psicoterapia quando sono rimasta incinta.
- Sì, perché la vita va avanti.
- Mi ero innamorata di Andrea (Carnevale ndr.), ci siamo sposati.
Visto da fuori sembrava tutto perfetto. La soubrette e il calciatore, tanto lavoro in televisione. Il “Mostro” si è ripresentato con tutta la sua forza al momento del parto. Che cosa è successo? L’ho sentito arrivare. E ho avuto la forza di gridare: “non respiro!”.
- Ricordo l’ago nella vena e il Valium.
- Poi Giulia, mia figlia, sana e piena di capelli.
- Stessa cosa quando è nato Riccardo.
- È pazzesco, ma i due momenti più belli e importanti della mia vita sono stati anche i più difficili,
- Con Riccardo, ho sperimentato l’epidurale.
- Pensavo sarebbe andata meglio, invece no.
Appena fatta l’anestesia locale, ho perso il contatto con una parte di me. Non sentivo più l’addome e le gambe, l’ondata di panico mi ha sommersa. Salvata dal Valium, anche quella volta. Com’è riuscita a lavorare? Ogni giornata era una lotta per nascondere e prevenire i momenti che potevano rivelare la malattia ai colleghi o al pubblico.
- È andata avanti per trent’anni.
- Spesso mi dicevo: “stasera mi scoprono”.
- Non volevo che gli altri conoscessero la Paola malata.
- Per reazione ero super-allegra.
- A Buona domenica (sette ore di diretta) raccontavo una mezza verità: “Mi terresti queste gocce, sono delle cose naturali per rilassarmi”; “Sono omeopatiche”; “Ho mal di testa”, e strappavo l’etichetta per camuffare le confezioni.
Ci sono molti pregiudizi nei confronti degli psicofarmaci. Oltre agli antidepressivi, prendevo una medicina che impediva l’attacco improvviso del Mostro: dovevo averla sempre a portata di mano. Aumentai la dose durante il reality La talpa, quando le prove di coraggio dei concorrenti diventarono spaventose.
- Una volta, stavo per avere un malore in diretta davanti a tutt’Italia, e per fortuna dovevano mandare la pubblicità.
- Riusciva a nascondere questo dolore anche ai figli? Con Giulia e Riccardo recitavo la parte della madre perfetta.
- Trovavo scuse per non guidare (con un attacco di panico in mezzo al traffico si può morire), per non accompagnarli alle feste.
Chiedevo favori agli amici. Non mi hanno mai visto prendere psicofarmaci. Soltanto l’anno scorso ho raccontato quello che ho passato. Non riuscivo neanche a fare una doccia se ero sola in casa Sono guarita grazie a loro. Nel tentativo di essere migliore per i miei figli, mi sono accettata,
Lei ha attraversato momenti critici. Ha divorziato, si è risposata con Lucio Presta. Avete affrontato insieme il Mostro? Lucio è stato straordinario. Sapeva sempre che cosa fare. Mi capiva dallo sguardo. In macchina, all’inizio della nostra storia, ho avuto un attacco nel bel mezzo dell’autostrada. Mi formicolavano le mani, il cuore scoppiava.
Lucio si fermò in una piazzola, mi fece uscire, mise le mani sul mio viso creando un piccolo spazio buio tra di noi. Mi disse: “Questa è la casa, puoi dire tutto quello che vuoi”. E io riuscii a sussurrare: “Sto male”. Per la prima volta superai una crisi senza medicine.
- Da quel giorno, nelle situazioni complicate (ormai raramente) uno dei due chiede all’altro: “Facciamo casetta?”.
- Quando ha capito di essere uscita dal tunnel? Non lo so.
- Ricordo soltanto che qualche anno fa ho notato i colori, le foglie, l’aria, le cose intorno a me.
- Ho smesso di chiedermi: quando arriverà il prossimo attacco? Ho capito che il Mostro non era un vero nemico.
Era una parte di me che voleva emergere e che io negavo. La cura giusta è la conoscenza di sé, oltre ai famaci. Credo mi abbia aiutato, senza saperlo, Pietro, il mio nipotino, il bimbo di Giulia, che è nato il 24 novembre 2018. Davvero? È una passione, vivo per lui.
Come calmarsi in 5 minuti?
Respirare – 5 minuti – La vita frenetica blocca anche la prima delle nostre funzioni vitali, e cioè la respirazione. Sentiamo che ci manca l’aria perché non ne incorporiamo abbastanza e questo provoca la brutta sensazione di fiato corto e quindi anche tachicardia.
- Riprendere il controllo di questo meccanismo è il primo metodo per darsi una calmata: ecco a cosa serve la respirazione diaframmatica,
- Per provare, e magari farlo diventare una, basta mettersi in un posto tranquillo e silenzioso, chiudere gli occhi, mettere una mano sulla pancia e l’altra sul petto, quindi inspirare osservando la pancia che si riempie d’aria, che poi esce dalla bocca.
In questo modo si rilassa il nervo vago, che è quello che controlla i sintomi dello stress. Provateci almeno per 5 minuti, e se potete respirate anche di più.
Qual è il più potente ansiolitico naturale?
Valeriana : calmante e ansiolitico naturale La Valeriana, da sempre conosciuta ed utilizzata, ha un’azione rilassante e sedativa.
Cosa c’è dietro l’attacco di panico?
Attacco di Panico: quali le cause? Antonio Tundo, 19/05/2014 Perché improvvisamente, come un “fulmine a ciel sereno”, compare un attacco di panico? Negli ultimi 30 anni si è accumulata una mole di dati sulle basi neurofisiologiche del che evidenziano un funzionamento difettoso della “centralina d’allarme” del cervello, l’amigdala,
- Si tratta di un’area molto piccola del cervello che in alcune persone ad un certo punto comincia a funzionare in eccesso segnalando la presenza di un pericolo anche quando non c’è e provocando un immotivato “stato di massima allerta” che corrisponde alle manifestazioni dell’attacco di panico.
- L’attivazione (il “fuoco”) dall’amigdala si diffonde ad altre aree del cervello come l’ ipotalamo, responsabile dei sintomi fisici (batticuore, vertigini, mancanza d’aria, tremori), e la corteccia prefrontale, responsabile delle interpretazioni catastrofiche date a questi malesseri fisici (” svengo”, “muoio”, “mi sta venendo un infarto “) e dell’evitamento dei posti da cui è difficile allontanarsi o in cui è difficile ricevere un rapido aiuto in caso di necessità.
L’ansia anticipatoria, o “paura della paura” (” e se rimango da solo in casa e mi sento male? “), sarebbe legata al coinvolgimento di un’altra area del cervello, il sistema limbico, Nel disturbo di panico entrano in gioco non solo diverse aree del cervello, ma anche diversi neurotrasmettitori, come la serotonina, la noradrenalina e l’acido gabaergico (o GABA), ed alcuni ormoni, come il progesterone (un ormone femminile) la cui attività “ansiolitica” spiegherebbe come mai il disturbo si attenui o scompaia in gravidanza.
- Proprio perché sono coinvolti diversi neurotrasmettitori e diverse aree cerebrali è possibile curare il panico da più fronti, sia con i farmaci (che attenuano l’iperattività dell’amigdala), sia con la (che potenzia la capacità della corteccia prefrontale di “tenere sotto controllo” l’amigdala).
- Ma perché in alcune persone la centralina d’allarme del cervello funzionerebbe male? Non c’è dubbio che esista una predisposizione fisica in questo senso, su base familiare e genetica, come dimostrato dal fatto i parenti di primo grado (genitori, fratelli o figli) di chi soffre disturbo di panico hanno una probabilità di soffrire dello stesso disturbo molto più alta (20%) rispetto a quella delle altre persone (2%) e che questa probabilità è più alta tra i gemelli monozigoti (con lo stesso patrimonio genetico) che tra quelli dizigoti (che condividono solo la metà dei geni).
L’importanza dei fattori biologici è confermata anche dall’osservazione che gli attacchi di panico possono essere scatenati, ma solo in chi è predisposto, dall’uso di sostanze “stimolanti” (come caffè, the ecc), stupefacenti (amfetamine, cocaina, cannabis), farmaci (ormoni tiroidei, antibiotici) e da particolari condizioni ambientali come il caldo (il disturbo in genere peggiora in estate), la luce intensa (da qui l’uso degli occhiali da sole anche d’inverno o la sera), la riduzione di ossigeno nell’aria (luoghi in cui c’è “aria consumata”), la riduzione delle ore di sonno o l’inversione del ritmo sonno-veglia, cioè dormire di giorno e stare svegli di notte.
Predisposizione familiare e fattori biologici non escludono che possano entrare in gioco anche elementi psicologici, anzi Secondo l’ allo sviluppo del disturbo di panico contribuirebbero, con un peso diverso di caso in caso, anche l’educazione ricevuta e gli avvenimenti della prima infanzia. Infatti, un genitore ansioso facilmente trasmette al figlio una modalità “ansiosa” di affrontare la vita e spesso avrà un atteggiamento eccessivamente protettivo nei suoi riguardi rimandogli un’idea di se stesso come di una persona fisicamente fragile e che ha bisogno di protezione.
Il risultato è che, una volta diventata adulta, questa persona sarà a sua volta molto apprensiva (” anxiety sensitivity “) e potrà sviluppare attacchi di panico in coincidenza comuni eventi di vita che implicano un cambiamento importante (trasferimento di città, matrimonio).
Oggi si ritiene che i fattori psicologici, più che essere la causa del disturbo, influenzano il momento di comparsa e la gravità di alcuni sintomi come l’ansia anticipatoria e la tendenza ad evitare situazioni da cui non ci si può allontanare rapidamente o in cui non è possibile ricevere aiuto immediato in caso di necessità.
: Attacco di Panico: quali le cause?
Cosa succede al cervello quando si ha un attacco di panico?
Cosa accade nel cervello quando proviamo paura? La paura è una delle reazioni più radicate negli esseri viventi, Il suo scopo è proteggerli dalle minacce esterne. Ha un ruolo così importante che è presente sia nelle forme di vita più elementari sia in quelle più complesse.
- Può assumere forme semplicissime, per esempio il ritrarsi automatico dell’antenna di una lumaca, o molto articolate, come nell’uomo, dove la paura innesca meccanismi che partono dal cervello in risposta a uno stimolo e coinvolgono l’intero organismo.
- La risposta alla paura inizia in una regione chiamata amigdala.
Le amigdale sono due piccole strutture a forma di mandorla situate in profondità nel cervello. Da qui, tutte le volte che ci troviamo di fronte a uno stimolo che è interpretato come minaccia, parte una complessa reazione a catena: vengono rilasciati ormoni dello stress, si attiva una parte del sistema nervoso (il sistema nervoso simpatico) coinvolto in quelle funzioni definite di «attacco o fuga»,
Il cervello entra in uno stato di allerta, le pupille si dilatano. Il respiro accelera. Aumenta anche la frequenza cardiaca, la pressione e il flusso sanguigno, Viene mandato più glucosio ai muscoli, mentre organi non vitali, come il sistema gastrointestinale, vengono messi in uno stato di ridotta attività.
La concentrazione è tutta sul pericolo che si sta vivendo in quel momento, mentre tutto il resto viene accantonato. Tutto il corpo si prepara ad affrontarlo. Contemporaneamente parte una valutazione della minaccia. Altre aree del cervello (in particolare l’ ippocampo e la corteccia prefrontale ) aiutano a interpretare la minaccia percepita.
La parte «pensante» del cervello dice alla parte «emotiva» se ci si trova di fronte a un falso allarme (e allora si spegne la risposta) o di fronte a un pericolo reale (e allora la risposta continua a essere alimentata). È questo complesso sistema che ha consentito all’uomo di sopravvivere a innumerevoli pericoli nel corso della propria storia.
Ed è lo stesso meccanismo che viene attivato di fronte a pericoli che minacciano la nostra sopravvivenza come la malattia. : Cosa accade nel cervello quando proviamo paura?
Come inizia un attacco di ansia?
Tachicardia, senso di smarrimento, tremore, oppressione al petto, nausea, giramenti di testa, paura di morire o di svenire, sono i sintomi più frequenti. Mentre negli attacchi di panico si registra il massimo livello di intensità, nella crisi d’ansia i sintomi sono simili ma più lievi e la durata è minore.
Come trasformare l’ansia in forza?
Come combattere l’ansia e trasformarla in forza? – Se pensate che la vostra ansia sia patologica, ci sono alcuni consigli che potete seguire per trasformarla in un alleato anziché in un nemico:
Ri-etichettare l’ansia: se state per affrontare una situazione che genera molta ansia, cercate di interrompere il discorso negativo che state vivendo. Vale a dire, controllate i pensieri negativi che possono derivare dall’ansia o dal nervosismo. Invece, riformulateli in un discorso che sia molto più utile per voi. La chiave è vedere ogni momento che affrontiamo come un’opportunità di crescita personale. Cambiare il : uno dei modi migliori per trasformare l’ansia nel vostro migliore alleato è cercare di parlare a voi stessi con un linguaggio più gentile. Infatti, per raggiungere questo obiettivo, cercate di trattare voi stessi come fareste con un caro amico o un familiare. Siate preparati: L’ansia è un sentimento che di solito si manifesta quando c’è qualcosa di veramente importante per noi. Pertanto, se sentite che una situazione potrebbe rendervi ansiosi, è segno che dovreste prepararvi ad affrontare l’evento. Perciò, se volete e trasformarla in un punto di forza, è consigliabile prepararsi con largo anticipo a questa sfida o situazione. Un modo per farlo è pianificare in anticipo e seguire una routine quotidiana. Concentrarsi su ciò che si può controllare: non possiamo lasciare che i risultati influenzino i nostri comportamenti e atteggiamenti. Per quanto ci si possa preparare o si possa affrontare bene una situazione, non si può controllare l’esito che ne deriva. In altre parole, la cosa più intelligente da fare è concentrarsi sul fare del proprio meglio, il che significa concentrarsi sui propri pensieri e atteggiamenti nei confronti di una situazione e non su ciò che accade intorno a noi. Non lasciate che l’ansia vi controlli: è molto facile che l’ansia, se patologica, finisca per controllare le nostre azioni e i nostri pensieri. Questo può influire sul sonno, sulle relazioni e sulla concentrazione di fronte a determinati compiti. Inoltre, l’ansia può indurre le persone a preoccuparsi troppo del futuro, impedendo loro di concentrarsi sul presente. Di fronte a questi sentimenti e pensieri, è essenziale stabilire un limite, cioè controllare ciò che può essere dovuto alla nostra ansia. Un modo per farlo è dirlo ad alta voce o mentalmente, il che ci aiuterà a individuare i pensieri autodistruttivi e soprattutto a fermarli. Imparare a vivere il presente: Una delle chiavi per affrontare l’ansia è proprio imparare a saper stare nel momento presente. Infatti, i pensieri ansiosi tendono a portarci nel futuro, preoccupandosi di eventi che potrebbero anche non accadere. Pertanto, una delle chiavi per affrontare l’ansia è proprio quella di concentrarsi su ciò che stiamo vivendo, cioè sulla nostra realtà. Andare in terapia: il modo migliore per trasformare l’ansia nel nostro migliore alleato è proprio quello di, Uno specialista in psicologia vi aiuterà a rivedere sia le situazioni che i pensieri associati all’ansia, il che vi permetterà di sentirvi molto meglio con voi stessi.
Bisogna tenere presente che quando una persona soffre di un disturbo d’ansia è molto probabile che i pensieri negativi la invadano e la controllino, limitandola in molti aspetti. Pertanto, in questi casi è fondamentale lavorare affinché l’ ansia non ci controlli,
Come si fa a capire se si sta impazzendo?
Quali sono i sintomi di un attacco di panico – I sintomi che la persona sperimenta durante un attacco di panico sono diversi: possono riguardare sintomi fisici come tachicardia, palpitazioni, sudorazione, tremore, sensazione di soffocamento, nausea, formicolii, fastidio al petto ecc., oppure sintomi cognitivi come depersonalizzazione e derealizzazione, ed infine sintomi emotivi caratterizzati soprattutto dalla paura di morire e di impazzire.