Betadine A Cosa Serve?
Elvira Olguin
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Contents
- 1 Qual è il miglior disinfettante per le ferite?
- 2 Cosa mettere al posto del Betadine?
- 3 Cosa usare per disinfettare una ferita aperta?
- 4 Quanto dura il Betadine una volta aperto?
- 5 Come capire se una ferita sta guarendo bene?
- 6 Quanto ci mette una ferita a guarire?
- 7 Cosa usare per disinfettare una ferita aperta?
Quando si deve usare il Betadine?
04.1 Indicazioni terapeutiche – Betadine 10% Gel: Disinfezione della lesa (ferite, ecc.). Betadine 10% Soluzione cutanea, alcolica: Disinfezione e pulizia della cute lesa (ferite, piaghe ecc.).
- Betadine 1% Collutorio:
- Disinfezione della orale.
- Betadine 10% Garze impregnate:
- Disinfezione della cute lesa (ferite, piaghe).
Quando non si usa il Betadine?
Controindicazioni BETADINE ® Iodopovidone – L’uso di BETADINE ® è controindicato nei pazienti ipersensibili al principio attivo o ad uno dei suoi eccipienti e nei pazienti affetti da patologie tiroidee,
Dove si usa il Betadine?
Betadine 10% Soluzione cutanea alcoolica è indicato per la pulizia e la disinfezione di lesioni lievi della pelle come ferite superficiali di piccole dimensioni e piaghe da decubito (lesioni della pelle che interessano le parti del corpo sottoposte a pressione per periodi prolungati) di lieve entità, degli adulti e dei
Qual è il miglior disinfettante per le ferite?
Disinfettante per ferite chirurgiche – Disinfettare le ferite chirurgiche è una procedura che richiede molta cura, in quanto parliamo di una ferita profonda e dunque soggetta a un maggiore rischio di infezione. Al momento delle dimissioni dall’ospedale, il medico darà indicazioni sui tempi, soluzioni e i modi di medicazione.
Cosa mettere al posto del Betadine?
Come disinfettare una ferita? – Per eliminare il rischio di contrarre infezioni e per favorire una corretta guarigione, il processo di disinfezione delle ferite dev’essere eseguito scrupolosamente e con i prodotti adeguati. Poiché, come accennato, in caso di ferite profonde e penetranti è necessario l’intervento di personale specializzato, di seguito verranno fornite alcune indicazioni riguardanti soltanto la disinfezione delle ferite superficiali, come escoriazioni, abrasioni, tagli o piccole lacerazioni.
Prima di procedere con qualsiasi tipo di operazione sulla ferita, è molto importante lavare accuratamente le mani ed eventualmente indossare guanti in lattice o materiale idoneo. Detergere la ferita e rimuovere eventuali corpi estranei che possono essersi introdotti in essa, come, ad esempio, residui di terra o schegge di legno o altro materiale, a seconda di cosa ha provocato la ferita e di come ciò è accaduto. I corpi estranei possono essere rimossi esponendo direttamente la ferita a un getto d’ acqua potabile, oppure si possono utilizzare delle pinzette, purché siano state preventivamente sterilizzate. La detersione della ferita può essere effettuata tramite il semplice lavaggio con acqua potabile. Disinfettare l’area circostante la ferita con l’ausilio di antisettici per la disinfezione della cute integra, come, ad esempio, preparazioni a base di alcol etilico o alcol propilico, Disinfettare la ferita utilizzando antisettici per la disinfezione di cute lesa, come ad esempio sono l’ acqua ossigenata (perossido di idrogeno), lo iodopovidone, la cloramina o la clorexidina, L’acqua ossigenata, oltre ad esercitare un’azione disinfettante – grazie alla naturale “effervescenza” che sviluppa in seguito al contatto con la cute – può essere utile anche per rimuovere eventuali corpi estranei o particelle di sporco finiti in profondità e che la normale detersione con acqua non è stata in grado di eliminare. Una volta terminata la procedura di disinfezione della ferita, se è necessario proteggerla dall’ambiente esterno, questa può essere coperta con bende o garze sterili ed ipoallergeniche.
Quante volte al giorno posso mettere il Betadine?
Ulteriori informazioni –
Tipologia prodotto | Farmaco OTC |
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Tipologia farmaco | Farmaco da banco |
Principi attivi | Betadine® 10% soluzione cutanea 100 ml contengono: Principio attivo: Iodopovidone (al 10% di iodio) g 10 Betadine® 5% spray cutaneo soluzione 100 ml contengono: Principio attivo: Iodopovidone (al 10% di iodio) g 5 |
Eccipienti | Betadine® 10% soluzione cutanea: Glicerolo, Macrogol lauriletere, Sodio fosfato bibasico biidrato, Acido citrico monoidrato, Sodio idrossido, Acqua depurata. Betadine® 5% spray cutaneo soluzione: Glicerina, Nonoxinolo 9, Sodio fosfato bibasico biidrato, Acido citrico anidro, Acqua depurata, Propellente: Azoto. |
Indicazioni terapeutiche | Disinfezione e pulizia della cute lesa (ferite, piaghe ecc.). |
Controindicazioni | Ipersensibilità verso i componenti. Usare con precauzione in soggetti con patologie tiroidee. Non usare in bambini di età inferiore ai sei mesi. |
Posologia | Betadine® 10% soluzione cutanea: Si applica 2 volte al giorno direttamente su piccole ferite ed infezioni cutanee. Una quantità di 5 ml di soluzione (contenente 50 mg di iodio) è sufficiente a trattare un’area di circa 15 cm di lato. Per antisepsi cutanea: applicare uno strato protettivo della soluzione di colore marrone fino ad ottenere una colorazione di intensità media: si forma una pellicola superficiale che non macchia. Betadine® 5% spray cutaneo soluzione: Tenere il vaporizzatore a 10 cm dalla pelle e fare pressione sulla valvola con il flacone in posizione diritta spruzzando 2 volte al giorno uno strato protettivo di colore marrone di media intensità e lasciare seccare: si forma una pellicola protettiva ad attività antimicrobica prolungata. Dopo il trattamento si può usare un bendaggio. Una quantità di 5 ml di soluzione (contenente 50 mg di iodio) è sufficiente a trattare un’area di circa 15 cm di lato. Attenzione, non vaporizzare a flacone inclinato, evitare l’inalazione o di respirare il liquido vaporizzato. |
Avvertenze e precauzioni | Non usare per trattamenti prolungati. Dopo breve periodo di trattamento senza risultati apprezzabili si consiglia di consultare il medico. Solo per uso esterno. L’uso specie se prolungato può dare origine a fenomeni di sensibilizzazione. In tal caso interrompere il trattamento ed adottare idonee misure terapeutiche. Interrompere il trattamento almeno 10 giorni prima di effettuare una scintigrafia con iodio marcato. Evitare l’impiego su mucose. In caso di impiego per periodi prolungati su estese superfici corporee o sotto bendaggio occlusivo, in particolare nei bambini e nei pazienti con disordini tiroidei, praticare tests di funzionalità tiroidea. In età pediatrica usare solo in caso di effettiva necessità e sotto controllo medico. L’ingestione o l’inalazione accidentale di alcuni disinfettanti può avere conseguenze gravi talvolta fatali. Evitare il contatto con gli occhi. |
Interazioni | Evitare l’uso contemporaneo di altri antisettici e detergenti. Non impiegare sulla parte trattata, contemporaneamente, prodotti contenenti sali di mercurio o composti del benzoino. |
Effetti indesiderati | In qualche caso bruciore od irritazione; in tal caso interrompere il trattamento. La reazione dello iodio con i tessuti lesi può ritardarne la cicatrizzazione. Può interferire con le prove di funzionalità tiroidea. |
Gravidanza e allattamento | Usare solo in caso di effettiva necessità e sotto il diretto controllo del medico. |
Lattosio | No |
Marca | Mylan |
Quanto Lasciare agire Betadine?
Il tempo sufficiente di con- tatto varia da 5 a 10 minuti.
Cosa usare per disinfettare una ferita aperta?
Ferite e Abrasioni: i vari tipi e come medicarle al meglio La ferita è una lesione dello strato superficiale della pelle, a volte con relativa perdita di sangue. Ci sono diversi tipi di ferite: abrasione (una lesione superficiale della pelle o della mucosa causata da un trauma che colpisce di striscio la superficie del corpo, senza fuoriuscita di sangue escoriazione (una lesione superficiale della pelle con fuoriuscita di sangue) ferita da punta (provocata da oggetti appuntiti) ferita da taglio (provocata da oggetti taglienti, con bordi regolari) ferita lacera (provocata da oggetti taglienti, con bordi irregolari, talora scollati) ferita lacero-contusa (provocata da oggetti taglienti, con bordi irregolari e con sottostante contusione).
Di solito, è sufficiente pulire con cura la ferita, partendo dall’interno e poi andando verso l’esterno, con una garza imbevuta di acqua ossigenata o di un altro disinfettante. Occorre poi coprire la lesione con un cerotto, facendo attenzione che la parte adesiva non venga a contatto con la ferita. Se la ferita appare profonda, ma non estesa, e non c’è stata perdita di sangue, è necessario condurre l’infortunato al Pronto Soccorso più vicino dove ricorreranno all’iniezione di immunoglobuline specifiche antitetano, per evitare infezioni.
Una volta che la ferita si è cicatrizzata, comunque, è bene togliere il cerotto.
Quanto dura il Betadine una volta aperto?
Come conservare Betadine 10% soluzione cutanea: temperatura di conservazione inferiore ai 25°C. Dopo la prima apertura utilizzare il medicinale entro sei mesi.
Come si chiama il disinfettante rosso?
Lh Iodo 7.5 (Betadine) è una soluzione antisettica equivalente al Betadine a base di iodio al 7.5%, utilizzata per la disinfezione e la pulizia di cute e mucose, sia negli animali che nell’uomo. A base di Iodopovidone, la sua attività antimicrobiotica è efficace contro funghi, virus, spore, germi gram positivi e negativi.
E’ utilizzabile anche in fase pre e post operatoria, sia per la disinfezione antisettica dell’epidermide che per la prevenzione di infezioni durante l’intervento chirurgico. Evitare di utilizzare Povi-Iodine su superfici cutanee eccessivamente estese o mediante bendaggio occlusivo. Non utilizzare contemporaneamente ad altri antisettici o detergenti.
Formato da 1 litro.
Per cosa si usa l’acqua ossigenata?
Acqua ossigenata 10 volume 3% 200G – Acqua ossigenata 10 volume 3% 200G è un prodotto efficace per disinfettare escoriazioni, ferite o ulcere. E’ da applicare direttamente sulla pelle da disinfettare. Acqua ossigenata 10 volume: Cos’è e a Cosa Serve Acqua ossigenata 10 volume è solo per uso esterno e per una azione disinfettante grazie all’effetto ossidante dell’acqua ossigenata.
Ferite. Escoriazioni.Ulcere.
E’ un prodotto ad azione immediata e che in alcuni casi può comportare dei lievi brucori. Ingredienti Acqua ossigenata 10 volume contiene perossido di idrogeno F.U. soluzione diluita 3%. Modo D’uso Acqua ossigenata 10 volume è da applicare direttamente sulla ferita per una azione disinfettante e per rimuovere eventuali batteri.
Tenere lontano dalla portata e dalla vista dei bambini.Non disperdere nell’ambiente e non esporre a fonti di calore.
Formato Flacone contenente acqua ossigenata 10 volume 3% 200G. Metodi di pagamento Pagamento PayPal PayPal, è una società nata per garantire un sistema di pagamento sicuro e veloce. Se scegli PayPal, clicca su “Conferma Ordine” e verrai reindirizzato sul sito Paypal.com per acquistare senza registrare la tua carta sul nostro sito.
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- Venezia, Isole, Località disagiate.
- Per Sardegna, Venezia, le isole minori e le località disagiate i tempi di consegna sono di circa 96 ore.
- Per queste destinazioni è previsto un supplemento di 6€, da pagare sempre a prescindere dall’importo dell’ordine.
**Isole minori: Capri (NA), Anacapri (NA), Ischia (NA), Barano D’Ischia (NA), Casamicciola Terme ( NA), Forio ( NA), Lacco Ameno (NA), Serrara Fontana (NA), Procida (NA), Campo dell’Elba (LI), Capoliveri (LI), Capraia Isola (LI), Marciana (LI), Porto Azzurro (LI), Portoferraio (LI), Rio Marina (LI), Rio Dell’Elba (LI), Isola di San Pietro (Carloforte) (CA), Favignana (TP), Isola Caprera (SS), isola del Giglio (GR), Isole Tremiti (FG), La Maddalena (OT), Lampedusa e Linosa (AG), Isole Eolie (ME) (Lipari, Leni, Malfa, Santa Marina Salina ), Ventotene (LT), Ponza (LT), Pantelleria (TP).
Cosa fare per cicatrizzare una ferita velocemente?
Quali prodotti sono utili a cicatrizzare la ferita? – Se hai una piccola ferita o abrasione, ci sono diversi prodotti che puoi usare per aiutare a cicatrizzarla più rapidamente. Una crema cicatrizzante può ammorbidire la pelle intorno alla ferita e impedire che si secchi eccessivamente.
- I cerotti possono essere applicati sulla ferita per mantenerla protetta e favorirne la guarigione.
- La lozione antibatterica adatta alle ferite è efficace nel mantenere l’area pulita mentre cicatrizza.
- Se hai un po’ di prurito intorno alla zona interessata, può essere utile applicare unguenti con corticosteroidi, specificamente formulati per le lesioni cutanee superficiali come le ferite da escoriazione.
Infine, il medico potrebbe consigliarti un gel o altri prodotti contenenti sostanze nutritive che favoriscono la rigenerazione della pelle in caso di piaghe profonde o vesciche.
Come capire se una ferita sta guarendo bene?
Se la ferita prude, vuol dire che sta guarendo – I fatti: non sempre, Un prurito moderato è effettivamente una tipica manifestazione concomitante della guarigione della ferita, perché le ferite in via di guarigione rilasciano istamina, in grado di scatenare il prurito.
Come si chiama la pomata per cicatrizzare le ferite?
Connettivina Plus Crema è un medicinale che aiuta a disinfettare e a favorire la cicatrizzazione delle ferite, il tutto grazie ai suoi principi attivi contenuti nella formula.
Cosa favorisce la cicatrizzazione?
Piante medicinali Cicatrizzanti ed integratori dalle proprietà Cicatrizzanti. Aloe gel, Idraste, Olio di Iperico, Liquirizia, Propoli, Piantaggine, Quercia, Sedum od Erba della Madonna, Centella, Camomilla, Basilico, Parietaria, Bistorta, Tormentilla, Rosmarino, Salvia, Consolida, Bugula, Limone.
Cosa mettere su una ferita infetta?
Cosa fare in caso d’infezione da ferite? – Nella maggior parte dei casi è possibile prevenire o trattare in autonomia una ferita infetta. È necessario lavare la ferita con soluzione fisiologica o, in assenza, acqua, rimuovendo qualsiasi detrito. Una volta lavata la ferita va applicata una soluzione antisettica, come il perossido d’idrogeno.
Quanto ci mette una ferita a guarire?
Riparazione per prima intenzione – La prima fase è quella dell’ emostasi, L’ emorragia provocata dalla lesione dei tessuti viene tamponata da tre processi, inizialmente sequenziali e poi contemporanei. Subito dopo la lesione tissutale, si produce una transiente vasocostrizione arteriosa dovuta in larga misura ad un riflesso vasocostrittore neurogeno, ma in parte anche al rilascio locale di endotelina,
- Segue poi l’ attivazione piastrinica (a volte indicata anche come emostasi primaria), quindi la fase coagulativa vera e propria che porta alla formazione del coagulo di fibrina (emostasi secondaria).
- Le piastrine sono elementi circolanti altamente reattivi.
- Il fattore più importante nel prevenire la loro attivazione è l’ integrità strutturale e funzionale dell’ endotelio,
Tuttavia in seguito a traumi la lesione dell’ endotelio scopre la matrice extracellulare subendoteliale (extracellular matrix, ECM) che innesca l’adesione piastrinica ed i fenomeni seguenti (attivazione, aggregazione, secrezione). Inoltre, l’attivazione della cascata della coagulazione (vedi oltre) porta alla produzione di trombina, che è un ulteriore fattore solubile di attivazione delle piastrine.
- Anche la semplice adesione al collagene subendoteliale, in assenza di fattori stimolatori solubili, è un potentissimo fattore di attivazione piastrinica.
- In seguito all’attivazione le piastrine vanno incontro alla reazione di rilascio (secrezione) che porta alla liberazione di mediatori preformati che potenziano ulteriormente l’aggregazione e la formazione del coagulo.
Tra questi il più potente è l’adenosindifosfato ( ADP ) che è accumulato all’ interno dei granuli densi. Inoltre, viene innescata la sintesi di agenti vasocostrittor i con attività aggregante, come il trombossano A2 (TXA2). Nell’emostasi è molto importante anche la deformazione delle piastrine (shape change) che porta alla fusione dei singoli elementi in una massa vischiosa amorfa che stabilizza ulteriormente il coagulo primario.
- L’adesione, aggregazione ed attivazione piastriniche sono indissolubilmente legate alla cascata coagulativa vera e propria.
- Infatti la formazione del coagulo in seguito a lesioni vascolari è dovuta non solo alla stimolazione delle componenti intrinseca ed estrinseca della coagulazione, ma anche alla esposizione sulla membrana delle piastrine di fosfolipidi con attività pro-coagulante.
Il punto finale di questo processo è la produzione e la stabilizzazione del coagulo al fine di occludere la lesione vascolare ed impedire la fuoriuscita di sangue, Contestualmente alla fase piastrinica, vengono attivate anche la via intrinseca ed estrinseca della coagulazione.
- La via intrinseca è innescata dall’ attivazione del fattore XII (fattore di Hageman) a contatto con il collagene subendoteliale, mentre la via estrinseca è innescata dalla tromboplastina tissutale (fattore tissutale) liberata dai tessuti lesi.
- Questo fattore è costitutivamente presente sulla membrana di cellule di diversa origine istologica (fibroblasti, cellule muscolari lisce, trofoblasto placentare ) o può essere prodotta sotto stimolo da cellule endoteliali e fagociti mononucleati.
La tromboplastina non è esclusivamente rilasciata in seguito a lisi cellulare, ma può esserlo anche in seguito a stimolazione di recettori di membrana della famiglia TLR (Toll-Like Receptors) (per esempio nel corso di sepsi ). In questo caso, la tromboplastina viene veicolata nell’ ambiente pericellulare da vescicole lipidiche particolari denominate microparticelle del diametro compreso tra 200 nm ed 1 mm (microparticles) che permettono di concentrarne grandi quantità in uno spazio molto limitato, e perciò di esaltarne gli effetti.
La cascata coagulativa culmina con la degradazione del fibrinogeno in fibrina, la cui rete polimerica intrappola poi gli elementi figurati del sangue formando così il tipico coagulo. A sottolineare ulteriormente la stretta interazione tra piastrine e cascata coagulativa, il fibrinogeno è importante anche nell’ aggregazione piastrinica,
Infatti, in condizioni quiescenti il recettore del fibrinogeno espresso sulla membrana delle piastrine (una glicoproteina di membrana denominata GpIIb-IIIa), ha una bassissima affinità per il fibrinogeno stesso, ed è incapace di legarlo. Tuttavia, in presenza di ADP (secreto dalle piastrine stesse) questo recettore subisce una variazione conformazionale che ne aumenta l’ affinità e gli permette di legare efficacemente il fibrinogeno.
In questo modo è possibile formare un solido legame tra piastrine adiacenti e stabilizzarne l’ interazione. Il coagulo è fondamentale non solo, ovviamente per l’ emostasi immediata, ma anche per la successiva riparazione della lesione, infatti i leucociti intrappolati al suo interno, ed attivati in seguito all’ adesione con la rete di fibrina e con le altre cellule adiacenti, rilasciano mediatori infiammatori precoci e tardivi.
Questi mediatori, insieme con i prodotti di degradazione della fibrina, esercitano una potente azione chemiotattica sui leucociti del sangue e su quelli residenti nell’ interstizio tissutale. Inoltre, vengono secreti fattori di crescita e di differenziamento essenziali per le fasi successive dell’ angiogenesi e della ricostituzione dell’ integrità tissutale.
Il coagulo occlude la lesione e blocca rapidamente l’emorraggia. La superficie esposta all’aria si disidrata e si indurisce, accrescendo così la resistenza ai traumi esterni. Entro le prime ore i margini della ferita vengono infiltrati dai neutrofili che costituiscono un denso aggregato cellulare soprattutto alla periferia del coagulo.
Entro 24-48 ore l’ infiltrato cellulare polimorfonucleato viene gradatamente sostituito dai macrofagi e contemporaneamente inizia la proliferazione ed il differenziamento delle cellule connettivali (fibroblasti e miofibroblasti), delle cellule endoteliali e dell’epitelio di rivestimento che portano da un lato alla formazione del tessuto di granulazione e dall’ altro alla riepitelizzazione della ferita.
- Entro 72 ore la sostituzione dei polimorfonucleati con i macrofagi è pressoché completa ed inizia la formazione del tessuto di granulazione.
- Allo stesso tempo, l’ attivazione dei fibroblasti ai margini della ferita porta alla deposizione di fibrille collagene, prevalentemente disposte parallelamente all’ incisione, e pertanto non ancora in grado di ristabilire la continuità tissutale attraverso la lesione.
La formazione di tessuto di granulazione procede ancora per i primi cinque-sei giorni seguenti al trauma, e poi, all’ inizio della seconda settimana, decresce per essere sostituita dalla deposizione di tessuto collagene. Alla regressione del tessuto di granulazione si accompagna le scomparsa dei vasi neoformati che ne sono componente essenziale.
- All’ ispezione esterna la regressione del tessuto di granulazione è segnalata dall’ impallidimento della ferita.
- Entro 4-5 settimane la cicatrizzazione è ultimata, con la scomparsa pressoché completa dell’ infiltrato infiammatorio, il perfezionamento della riepitelizzazione, e l’organizzazione delle fibrille connettivali in senso trasversale, così da ricostituire una stabile continuità tissutale attraverso la lesione.
Il processo di maturazione del tessuto cicatriziale prosegue tuttavia per almeno 2-3 mesi (vedi oltre). Gli annessi cutanei non rigenerano, ed infatti tutte le cicatrici (nell’ uomo ma non per esempio nel coniglio ) sono prive di peli e di ghiandole sudoripare,
Cosa non mettere sulle ferite?
Trattamento delle Ferite
- TRATTAMENTO DELLE FERITE ( – 227 KB)
- Tra le patologie che più frequentemente si riscontrano nelle attività di soccorso extraospedaliero sicuramente le ferite superficiali occupano un posto importante pur non essendo così ben “pubblicizzate” durante i corsi di formazione previsti dal decreto regionale vigente”.
- Tali lesioni ricorrono in tutte le fasce di età come isolate – in rapporto a traumi minori – associate a traumi maggiori o secondarie a patologie mediche che determinano una perdita di equilibrio o una caduta al suolo (vertigini, sincope).
- L’obiettivo finale del trattamento delle ferite è di ottenere la chiusura funzionale con una cicatrice minima. Il processo naturale di riparazione di una ferita cutanea ha varie fasi successive che sono:
- la cascata infiammatoria, l’infezione e la cicatrizzazione.
Tutte le metodiche che successivamente vengono spiegate sono finalizzate a creare un terreno fertile per favorire il processo di riparazione di un tessuto (cute) leso. Valutazione iniziale da effettuare in tutti i pazienti. La valutazione deve essere condotta dal volontario con una serie di domande rivolte al paziente,
Tutte le nozioni apprese vanno riportate sul verbale di soccorso (scheda 118). – Valutare il tempo intercorso da quando si e’ verificato il trauma (età della ferita). Più tempo è passato e maggiore è il grado di contaminazione della ferita. – Valutare che cosa ha prodotto la lesione, Morso di animale o umano, ferita con oggetto contaminato (lama di coltello, sega elettrica ecc) possibilità di CE (corpo estraneo) ritenuto dentro la ferita (vetro, legno, vegetali).
– Chiedere se la ferita prima dell’arrivo dell’equipaggio di soccorso è già stata pulita e/o lavata, Se si, con che cosa. – Valutare lo stato vaccinale del paziente per il tetano e se ha con se’ il cartellino vaccinale, – Valutare le altre patologie del paziente che aumentano il rischio di infezione.
- Diabete, insuff.
- Renale, obesità, immunodepressione, hiv, hbv, hcv, malnutrizione, febbre, terapia cortisonica in corso, chemioterapia).
- Informazione Consente di ridurre la paura e permette una maggior compliance da parte dell’infortunato durante le successive manovre che in taluni casi possono provocare dolore.
Posizione Il paziente deve essere sempre steso supino durante la medicazione. Tutte le altre posizioni (prono, fianco dx o sx, arti abdotti. addotti o flessi) vanno scelte in base alla sede della ferita. Due sono le motivazioni di tutto ciò. In primis sono numerosi i casi di svenimenti alla vista del sangue o di materiale atto alla medicazione.
- Il soccorritore previdente, attento alla scena deve tenere in grande considerazione questo rischio anche per i parenti che assistono il ferito coinvolti emotivamente in modo diretto.
- Medicazione Tutte le ferite vanno:
- – Esplorate sia manualmente che visivamente.
- La rimozione di materiale contaminante o di liquidi biologici (sangue) si ottiene attraverso l’irrigazione.
Inoltre la posizione supina permette una minor contrattura muscolare o tensioni innaturali del tessuto leso. Ciò permette l’identificazione di un corpo estraneo ritenuto. I piccoli CE possono essere lasciati in situ per non ritardare l’ospedalizzazione del paziente (sempre, anche per i pazienti che rifiutano il trasporto, consigliare la rivalutazione presso un pronto soccorso).
Imperativa invece la rimozione di CE di origine vegetale o frammenti di tessuto necrotico, avulso o traumatizzato se lontani da strutture importanti (articolazioni, nervi e vasi). – L’irrigazione a tutt’oggi questa semplice tecnica la cui usanza si trova in tracce fin dal 2200 Ac rimane il metodo migliore perché innocua ed efficace.
L’irrigazione della parte interna della ferita da studi recenti deve avvenire con soluzione fisiologica o acqua sterile, La Clorexidina, l’acqua ossigenata, la soluzione di povidone (Betadine*) risultano tossiche sui tessuti lesi e rallentano i tempi di guarigione.
Caposaldo di una buona irrigazione è la pressione che bisogna esercitare durante il lavaggio su ogni cm. di ferita. Consiglio di utilizzare uno schizzettone (siringa da 30 o 50 ml con un ago 19G). Esistono in commercio in Italia anche schizzettoni con schermo emisferico a cono su modello dello Zerowet Splash Shield usato negli Usa.
Questi dispositivi limitano il rischio per l’operatore di sporcarsi o di schizzare il collega soccorritore. – Detersione e disinfezione dei bordi e della regione circostante la stessa. Per questa operazione consiglio l’uso del Povidone (Betadine) e di passaggi unidirezionali ripetuti a più riprese con garza sterile.
L’emostasi cioè il controllo dell’emorragia viene raggiunta in ambulanza con 2 metodi, La prima manovra è la compressione diretta con garze possibilmente sterili sovrapposte una all’altra a pacchetto e tenute in pressione da un bendaggio elastico realizzabile con Coban, Selfix o il nostro Emocontrol.
In caso di emorragia non facilmente controllabile consiglio l’uso di Turniquet oppure di lacci a fascia larga o il bracciale della pressione se la ferita è localizzata ai 4 arti. Questi sistemi devono essere rimossi non appena il paziente avverte dolore in sede di ferita o distalmente alla stessa.
- Devono essere evitate pressioni di gonfiaggio o di trazione eccessive e periodi troppo prolungati.
- Di regola mai superare i 30 min) Assolutamente controindicata l’applicazione di polveri o pomate,
- Al personale di soccorso raccomando: sulle ferite bisogna approcciarsi in maniera asettica per quanto possibile.
E’ obbligatorio come per tutte le altre operazioni in ambulanza l’uso di dispositivi di barriera (guanti, mascherine e visiere paraschizzi).
- Non è documentata con studi clinici l’utilità dell’utilizzo su ferite post traumatiche di guanti sterili nel ridurre il rischio di infezione.
- Il Direttore Sanitario della Croce Bianca Lumezzane Dr. Mosca Carlo
- Settembre 2008
Bibliografia: – Howell J.M. Ann Emerg. Med 1992 (976-981) – Giulio Floris, A.M. di Bernardo. Traumatologia minore: medicina dell’evidenza nella cura delle ferite 2006. – Bruno Tartaglino Procedure in medicina d’ urgenza (edizioni medico-scientifiche) pag 1049-1055. : Trattamento delle Ferite
Perché una ferita non si chiude?
La guarigione delle ferite è influenzata da diversi fattori sistemici e locali quali lo stato nutrizionale, la presenza di deficit circolatori o la presenza di dismetabolismi, come il diabete mellito, che ne possono ritardare la guarigione.
Come capire se una ferita ha fatto infezione?
I SINTOMI DELL’INFEZIONE: COME RICONOSCERLA? – Per sapere se un taglio è infetto, bisogna verificare la presenza di alcuni segni : il gonfiore, l’arrossamento, il calore localizzato (il taglio, infatti, è caldo rispetto alle zone circostanti) e la presenza di pus.
Lo scenario peggiore che si possa presentare è la trasformazione di un taglio infetto in un’infezione (sistemica) del corpo intero. La prova dello sviluppo dell’infezione si ha misurando la febbre ; è normale che il taglio sia caldo, ma se tutto il corpo registra un aumento della temperatura è perché l’infezione si sta diffondendo.
E così è pure per il dolore ed il gonfiore: non è normale si manifestino con particolare estensione od intensità. Anche nausea e diarrea possono essere indicatori della diffusione dell’infezione dalla lesione localizzata ad altri sistemi del corpo, sistema gastrointestinale in primis.
Cosa usare per disinfettare una ferita aperta?
Ferite e Abrasioni: i vari tipi e come medicarle al meglio La ferita è una lesione dello strato superficiale della pelle, a volte con relativa perdita di sangue. Ci sono diversi tipi di ferite: abrasione (una lesione superficiale della pelle o della mucosa causata da un trauma che colpisce di striscio la superficie del corpo, senza fuoriuscita di sangue escoriazione (una lesione superficiale della pelle con fuoriuscita di sangue) ferita da punta (provocata da oggetti appuntiti) ferita da taglio (provocata da oggetti taglienti, con bordi regolari) ferita lacera (provocata da oggetti taglienti, con bordi irregolari, talora scollati) ferita lacero-contusa (provocata da oggetti taglienti, con bordi irregolari e con sottostante contusione).
Di solito, è sufficiente pulire con cura la ferita, partendo dall’interno e poi andando verso l’esterno, con una garza imbevuta di acqua ossigenata o di un altro disinfettante. Occorre poi coprire la lesione con un cerotto, facendo attenzione che la parte adesiva non venga a contatto con la ferita. Se la ferita appare profonda, ma non estesa, e non c’è stata perdita di sangue, è necessario condurre l’infortunato al Pronto Soccorso più vicino dove ricorreranno all’iniezione di immunoglobuline specifiche antitetano, per evitare infezioni.
Una volta che la ferita si è cicatrizzata, comunque, è bene togliere il cerotto.
Quanto Lasciare agire Betadine?
Il tempo sufficiente di con- tatto varia da 5 a 10 minuti.