Cardioaspirina A Cosa Serve?
Elvira Olguin
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Contents
- 0.1 Cosa succede se non si prende la cardioaspirina tutti i giorni?
- 0.2 Chi prende la cardioaspirina deve prendere la protezione per lo stomaco?
- 0.3 Chi prende la cardioaspirina può prendere il caffè?
- 0.4 Qual è l’orario migliore per prendere la cardioaspirina?
- 0.5 Cosa succede se prendo la cardioaspirina a giorni alterni?
- 1 Chi prende la cardioaspirina può bere un bicchiere di vino?
- 2 Quando va presa la cardioaspirina la mattina o la sera?
- 3 Come sostituire la cardioaspirina in modo naturale?
- 4 Chi soffre di pressione alta può prendere l’aspirina?
- 5 Chi prende la cardioaspirina può prendere la tachipirina?
Qual è la differenza tra l’aspirina è la cardioaspirina?
La Cardioaspirina non è altro che l’acido acetilsalicilico, cioè la normale aspirina, con un dosaggio da 100 mg. La normale aspirina in compresse ha un dosaggio cinque volte superiore, 500 mg per ogni pastiglia, mentre quella effervescente è poco più di tre volte, 325 mg.
Cosa succede se non si prende la cardioaspirina tutti i giorni?
L’effetto boomerang dell’aspirina: se la terapia a basso dosaggio viene interrotta il rischio di infarto aumenta Fa bene quando viene seguita alla lettera, fa male quando viene interrotta. La terapia a lungo termine con aspirina in basso dosaggio assunta quotidianamente funziona nella prevenzione di eventi cardiovascolari come infarto e ictus.
Ma quando viene sospesa, il rischio di andare incontro alle complicanze cardiache aumenta. È la conclusione a cui è giunto un gruppo di cardiologi svedesi che, sulla rivista Ciruclation dell’American Heart Association, invita i pazienti a evitare interruzioni della terapia non giustificate da ragioni cliniche.
I ricercatori hanno raccolto informazioni su più di 600 mila persone che hanno assunto basse dosi di aspirina ogni giorno tra il 2005 e il 2009 per prevenire infarto e ictus, come suggeriscono le linee guida dell’American Heart Association. Tutti i partecipanti avevano più di 40 anni, non avevano tumori e avevano un livello di aderenza alla terapia pari all’80 per cento nel primo anno di cura.
- Gli scienziati hanno osservato il campione per tre anni, annotando tutti i problemi di salute emersi durante l’intero periodo.
- Nel corso dello studio ci sono stati in tutto 62.690 eventi cardiovascolari.
- Tra i pazienti che avevano smesso di assumere l’aspirina, una persona ogni 74 ha registrato un evento cardiovascolare in più ogni anno.
In percentuale, il numero di eventi cardiovascolari tra chi aveva interrotto la terapia era del 37 per cento superiore rispetto a chi invece aveva seguito diligentemente le indicazioni prescritte dal medico. I ricercatori hanno anche notato che il rischio di eventi cardiovascolari aumentava subito dopo la sospensione della terapia e non diminuiva con il passare del tempo.
«La terapia con aspirina a basso dosaggio – afferma Johan Sundstromis, professore di epidemiologia alla Università di Uppsala in Svezia e principale autore dello studio – è una terapia semplice ed economica. Finché non compaiono sanguinamenti e non ci sono interventi chirurgici in vista, la nostra ricerca dimostra che la terapia ha grandi benefici sulla salute pubblica quando però i pazienti vi aderiscono».
Ma i dati statistici dimostrano che di “bravi pazienti” non ce ne sono molti: dal 10 al 20 per cento delle persone che sono sopravvissute a un infarto interrompe l’assunzione di aspirina entro i tre anni dall’evento. Non solo: dal 30 al 50 per cento dei pazienti non rispetta le regole della prescrizione.
C’è chi ogni tanto salta l’appuntamento quotidiano con la pillola e chi assume dosaggi diversi da quelli indicati. In tutti questi casi, avvertono i ricercatori, la terapia può avere un effetto boomerang. L’aspirina, infatti, serve per fluidificare il sangue evitando la comparsa di rischiosi coaguli. In assenza di questa azione fluidificante perché la pillola non viene più assunta, il rischio di coaguli aumenta.
«Speriamo che la nostra ricerca- concludono i cardiologi – possa aiutare i medici, il personale sanitario e i pazienti a prendere decisioni informate sull’opportunità o meno di interrompere l’assunzione di aspirina». : L’effetto boomerang dell’aspirina: se la terapia a basso dosaggio viene interrotta il rischio di infarto aumenta
Perché cardioaspirina dopo pranzo?
L’orario migliore per assumere la cardioaspirina è durante il pranzo, per minimizzare gli effetti collaterali a livello gastrico. Comunque si può assumere nel pomeriggio magari dopo una merenda con una buona sicurezza. Sconsigliata l’assunzione a stomaco vuoto a qualsiasi ora della giornata.
Chi prende la cardioaspirina deve prendere la protezione per lo stomaco?
Quindi assumere la cardioaspirina o altri antiaggreganti, oppure anticoagulanti, o antinfiammatori non steroidei o antidolorifici – per citare i farmaci più comuni – non implica automaticamente la necessità di prendere il gastroprotettore.
Che problemi può portare la cardioaspirina?
CARDIOASPIRIN 30CPR GAST 100MG -Effetti indesiderati Gli effetti indesiderati dell’acido acetilsalicilico, nella maggior parte dei casi, sono una conseguenza del suo meccanismo d’azione farmacologico e colpiscono soprattutto il tratto gastrointestinale.
- Le reazioni avverse elencate sotto derivano da segnalazioni spontanee con tutte le formulazioni di acido acetilsalicilico, compresi trattamenti orali a breve e lungo termine, e non ne è pertanto possibile un’organizzazione per categorie di frequenza.
- Patologie del sistema emolinfopoietico Ipoprotrombinemia (a dosi elevate), anemia Sono state segnalate emolisi ed anemia emolitica in pazienti con gravi forme di deficit di glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G6PD).
Sono stati anche segnalati effetti ematologici, quali sindromi emorragiche (epistassi, sanguinamento delle gengive, urogenitali, porpora, ecc.) con aumento del tempo di sanguinamento. Questa azione persiste per 4-8 giorni dopo l’interruzione del trattamento con acido acetilsalicilico.
Patologie del sistema nervoso A dosi elevate prolungate possono comparire sudorazione, cefalea e confusione. Emorragia intracranica. Patologie dell’orecchio e del labirinto A dosi elevate prolungate possono comparire vertigini, tinnito e sordità. In questi casi il trattamento deve essere immediatamente interrotto.
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche Rinite, broncospasmo parossistico, dispnea grave. Edema polmonare non cardiogeno durante l’uso cronico e in un contesto di reazione di ipersensibilità all’acido acetilsalicilico. Patologie gastrointestinali : emorragia gastrointestinale (melena, ematemesi).
Dolore addominale, nausea, dispepsia, vomito, ulcera gastrica, ulcera duodenale. Patologie del tratto gastrointestinale superiore: esofagiti, duodeniti erosive, gastriti erosive, ulcere esofagee, perforazioni.Patologie del tratto gastrointestinale inferiore: ulcere del piccolo (digiuno ed ileo) e grande intestino (colon e retto), coliti e perforazioni intestinali.
Queste reazioni possono o non possono essere associate ad emorragia e possono presentarsi con qualsiasi dose di acido acetilsalicilico e in pazienti con o senza sintomi predittivi e con o senza anamnesi di gravi eventi gastrointestinali. Patologie epatobiliari Epatotossicità.
- Aumento degli enzimi epatici, danno epatico principalmente epatocellulare.
- Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Sono stati riportati comunemente orticaria, eruzione cutanea, angioedema.
- Raramente riportate reazioni quali: sindrome di Steven-Johnson, sindrome di Lyell, porpora, eritema nodoso, eritema multiforme.
Patologie renali e urinarie Dosi elevate prolungate possono causare insufficienza renale acuta e nefrite interstiziale acuta. Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione Sindrome di Reye (in pazienti di età inferiore ai 16 anni).
- In pazienti con anamnesi di ipersensibilità all’acido acetilsalicilico e/o altri farmaci antinfiammatori non steroidei, si possono verificare reazioni anafilattiche/anafilattoidi.
- Questo può succedere anche in pazienti che in precedenza non hanno mostrato ipersensibilità a questi farmaci.
- Condizioni di gravidanza, puerperio e perinatali Ritardo del parto.
Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale.
Quali sono gli effetti collaterali della cardioaspirina?
Aspirina, Vivin C, Cardirene e altri Centrali: cefalea cronica (reazione paradossa), insonnia, sonnolenza, confusione, tremori. Dermatologici: eritema nodoso, rash maculopapulare, rash bolloso, eritema, dermatite esfoliativa.
Chi prende la cardioaspirina può prendere il caffè?
Cosa fare in caso di interazione tra farmaci e caffè – La soluzione alle possibili interazioni tra caffè e farmaci è molto semplice, basta non eccedere con le tazzine di caffè in una giornata. Bere caffè in maniera moderata non comporta problemi, l’importante che venga bevuto lontano dall’assunzione dei farmaci,
Qual è l’orario migliore per prendere la cardioaspirina?
Aspirina, potrebbe proteggere meglio cuore e vasi se presa prima di andare a letto Stando ai risultati di uno studio di autori olandesi appena presentato al convegno annuale dell’American Heart Association a Dallas, prendere l’aspirina prima di andare a dormire invece che al mattino potrebbe ridurre gli eventi cardiaci acuti e proteggere maggiormente da infarti e ictus.L’aspirina a basso dosaggio è utilizzata da milioni di pazienti ogni giorno per la prevenzione cardiovascolare, in virtù del suo effetto antiaggregante sulle piastrine.
- Alcuni studi, in passato, hanno evidenziato che assumere il farmaco la sera, prima di andare a letto, permette di ridurre maggiormente la pressione arteriosa (di 5-7 mmHg in più) che non prenderlo al risveglio.
- Inoltre, si sa che la reattività piastrinica e l’incidenza delle malattie cardiovascolari sono più alte al mattino, per cui assumere l’aspirina prima di dormire potrebbe attenuare l’aumento mattutino della reattività delle piastrine.”Gli infarti sono più probabili al mattino, perciò qualunque intervento in grado di ridurre l’attività delle piastrine nelle ore successive al risveglio potrebbe essere benefico per i pazienti” ha commentato Sidney Smith Jr., professore della University of North Carolina di Chapel Hill.Tuttavia, nessuno finora aveva mai valutato gli effetti della tempistica di assunzione dell’aspirina, nello specifico tra i pazienti con malattie cardiovascolari, e cioè in prevenzione secondaria.I primi a farlo sono stati, appunto, i ricercatori olandesi con lo studio presentato al congresso dell’AHA, un trial randomizzato con disegno cross-over su 290 pazienti che avevano già avuto un infarto e che hanno assunto 100 mg/die di aspirina come prevenzione secondaria al risveglio oppure prima di coricarsi nel corso di due periodi di 3 mesi ciascuno.Alla fine di ognuno dei due periodi, i ricercatori (guidati da Tobias Bonten, dell’Università di Leiden) hanno misurato la pressione arteriosa nelle 24 ore (ABPM) e la reattività piastrinica mattutina.Il risultati mostrano che prendere l’aspirina prima di andare a letto non ha ridotto maggiormente la pressione arteriosa rispetto all’assunzione al risveglio (differenza sistolica/diastolica: -0,1/-0,6 mmHg) mentre ha ridotto in modo significativo (di 22 unità) la reattività piastrinica mattutina.Inoltre, ha riferito Boden, prendere il farmaco la sera non ha aumentato gli effetti collaterali gastrointestinali, né quelli di altro tipo.Durante la discussione, l’autore ha sottolineato come un’attività piastrinica elevata contribuisca ad aumentare il rischio di eventi cardiaci acuti e, dunque, come “questo semplice intervento – passare dall’assunzione dell’aspirina la mattina all’assunzione prima di andare a dormire – potrebbe essere utile per i milioni di pazienti con malattie cardiache che prendono il farmaco quotidianamente”.Tuttavia, Gregg Fonarow, uno dei portavoce dell’AHA e cardiologo della University of California Los Angeles, ha invitato alla cautela nell’interpretazione dei risultati dello studio, che è ancora preliminare e aveva un campione non molto numeroso.
Inoltre, ha fatto notare l’esperto, il lavoro non dimostra che prendere l’aspirina la sera invece che la mattina riduce effettivamente infarti e ictus.”La questione chiave a cui i prossimi studi dovranno dare risposta è se la differenza di reattività piastrinica osservata con l’assunzione serale rispetto a quella mattutina possa tradursi effettivamente in un miglioramento degli outcome clinici”.Per queste ragioni, ha detto Fonarow, i risultati del gruppo olandese non implicano che tutti i pazienti d’ora in avanti debbano iniziare ad assumere il farmaco prima di dormire e, finché non saranno stati fatti studi più ampi di follow-up, i pazienti a cui viene prescritta l’aspirina per problemi cardiaci potranno prenderla nel momento della giornata che preferiscono.T.N.
Cosa succede se prendo la cardioaspirina a giorni alterni?
In questo forum si parla di come cambiano le cure delle malattie cardiovascolari (al primo posto tra le cause di mortalità), come si evolve il modo di diagnosticarle e di prevenirle, dove ci porta la ricerca. Risponde ai lettori un team coordinato da Mauro Pepi, direttore Area Clinica del Centro Cardiologico Monzino IRCCS di Milano, primo ospedale in Europa interamente ed esclusivamente dedicato alla ricerca, alla cura e alla prevenzione delle malattie cardiovascolari dell’adulto, che celebra nel 2021 il suo quarantesimo anno di attività.
Gli altri autori sono Giulio Pompilio, direttore scientifico, e i seguenti specialisti di tutte le aree cliniche del Centro Cardiologico Monzino: Piergiuseppe Agostoni, Marco Agrifoglio, Marina Alimento, Anna Apostolo, Emilio Maria Assanelli, Andrea Baggiano, Maria Luisa Biondi, Corrado Carbucicchio, Gaetano Fassini, Stefano Genovese, Monica Giroli, Anna Cristina Maltagliati, Massimo Mapelli, Giancarlo Marenzi, Piero Montorsi, Manuela Muratori, Saima Mushtaq, Pietro Palermo, Gianluca Polvani, Giulio Pompilio, Gianluca Pontone, Paolo Ravagnani, Stefania Riva, Claudio Tondo, Daniela Trabattoni, Piero Trabattoni, Fabrizio Tundo, Pablo Werba.
In precedenza, fino a dicembre 2018, ha risposto alle domande un team di cardiologi del Policlinico “Agostino Gemelli”, Università Cattolica di Roma, coordinati dal professor Filippo Crea. Le risposte sono pubbliche. Non sempre è possibile fornire una soluzione ai problemi, ma si cerca almeno di indicare i giusti indirizzi di comportamento.
- Non possiamo garantire una risposta immediata a tutti i quesiti: consigliamo di tornare sul forum nei giorni successivi per verificare se il moderatore ha soddisfatto la richiesta.
- Gentile dottore, ho 78 anni e in seguito ad infarto, accaduto undici anni fa, assumo quotidianamente una compressa di Cardioaspirin 100, fino a circa 20 giorni fa, quando dopo alcune epistassi anteriori verificatesi che sono perdurate per una decina di giorni, otorino e cardiologo, mi hanno consigliato di sospenderla per 5 giorni.
Dopo tale sospensione, alla domanda se riprendere o meno l’assunzione della cardioaspirina, il cardiologo mi ha consigliato di non riprenderla al momento per poi assumerla (sono oramai trascorsi 20 giorni dalla sospensione iniziale-) a giorni alterni.
- Sarò grato se vorrà farmi darmi un suo parere per il più efficace uso della cardioaspirina e se, considerata età e le occorse epistassi, sia tuttora utile continuare ad assumerla.
- Grazie di Pietro Antonio La risposta a cura del Dott.
- Giancarlo Marenzi Gentile Sig.
- Piero, nonostante non sia a conoscenza dei dettagli del suo pregresso infarto (sede, estensione, eventuale trattamento con stent e grado di coronaropatia residua) non vi è dubbio che l’aspirina, o un suo equivalente in caso di allergia o intolleranza, nei pazienti con precedente infarto debba essere presa e continuata per tutta la vita.
Questo in quanto è stato chiaramente documentato che l’aspirina riduce significativamente (del 25%) il rischio di avere nuovi eventi cardiovascolari. In caso di sanguinamenti, come quello che Lei ha descritto, può rendersi necessaria la sua temporanea sospensione fino a risoluzione del problema.
- Ad ogni modo la sospensione dell’aspirina non dovrebbe essere prolungata o definitiva perché è possibile che si verifichino, seppure siano eventi molto rari, trombosi degli stent anche molto tempo dopo (15-20 anni) il loro impianto.
- Inoltre la prescrizione dell’aspirina deve essere sempre a dosaggio terapeutico.
Da questo punto di vista è stato dimostrato che l’aspirina esercita il suo effetto anti-trombotico a partire dai 75 mg al giorno. Pertanto l’assunzione di 100 mg di aspirina a giorni alterni (di fatto 50 mg al giorno), se da un lato forse non peggiora il suo problema emorragico, dall’altro potrebbe non garantirle una sufficiente protezione dal punto di vista cardiovascolare.
Chi prende la cardioaspirina può bere un bicchiere di vino?
La somministrazione di alcool un paio di ore dopo aver assunto un aspirina è dannosa? No, aumenta semplicemente il rischio di bruciore di stomaco (la combinazione va evitata in chi ha problemi gastrici, che dovrebbe tuttavia evitare antinfiammatori e/o alcolici a prescindere ).
Quanto dura l’effetto della cardioaspirina nel sangue?
SALICILATI: sono stati scoperti empiricamente apprezzando gli effetti analgesici ed antipiretici del masticare pezzi di corteccia ricavati da alcune piante ed in particolare dal salice, All’interno di queste cortecce è infatti presente una sostanza, chiamata salicina, che in seguito alla masticazione si idrolizza lentamente a dare glucosio più acido salicilico.
- Tale reazione avviene più rapidamente in presenza di acido cloridrico, come succede nello stomaco,
- L’ acido salicilico possiede una blanda attività antipiretica ed un modesto effetto antinfiammatorio,
- In terapia non viene più utilizzato a causa delle sue spiccate caratteristiche acide, quindi irritanti sulle mucose gastriche ed esofagee.
Permane invece l’utilizzo esterno, ad esempio per l’eliminazione delle verruche o cheratosi (formazioni fibrose della pelle), dove si sfrutta il suo effetto cheratolitico. Con una semplice modifica chimica, chiamata acetilazione, l’ alcool salicilico dà origine al famosissimo acido acetilsalicilico, meglio conosciuto come Aspirina ®.
- Questo farmaco, entrato in terapia nel 1898, è ancora utilizzato per il suo marcato effetto antinfiammatorio e per il discreto potere antifebbrile.
- L’aspirina si assume in dosaggi di 300-500 mg quattro volte al giorno, dal momento che la durata d’azione è di circa 5/6 ore.
- Come antinfiammatorio – antifebbrile si adopera quindi a dosi di 2g/die.
L’effetto più utile dell’aspirina è tuttavia quello antiaggregante piastrinico, che si manifesta quando viene assunta a bassi dosaggi ( Cardioaspirina ®). Questo farmaco trova un largo impiego nella prevenzione delle malattie trombotiche, quindi dell’ infarto e dell’ ictus cerebrale (dose d’assunzione: una cpr nell’arco delle 24 ore).
La cardioaspirina agisce inibendo in maniera permanete gli enzimi COX1 presenti nelle piastrine, di conseguenza l’aggregazione piastrinica viene inibita per 7-8 giorni (che è il tempo di vita medio delle piastrine); ciò ne spiega l’utilizzo nella profilassi della trombosi, Come tutti i FANS di prima generazione, l’effetto collaterale più importante dell’aspirina è dato dalla sua gastrolesività,
Le formulazioni sono moltissime, si va dalle compresse tradizionali a quelle effervescenti, in cui si aggiunge bicarbonato di sodio ed acido citrico per facilitarne lo scioglimento. Per aumentarne la solubilità dell’aspirina se ne fa il sale con l’amminoacido lisina, dando origine all’acetilsalicilato di lisina (solubilità immediata, adatto anche per l’iniezione o come granulare istantaneo sublinguale ).
Quanto tempo ci mette a fare effetto la cardioaspirina?
Cardioasprina è un farmaco che qualsiasi infermiere avrà somministrato moltissime volte nella propria carriera professionale. Ma che cos’è effettivamente questo farmaco? – Una compressa di Cardioaspirina contiene come principio attivo acido acetilsalicilico 100 mg. Categoria farmacoterapeutica: Antitrombotici. L’acido acetilsalicilico inibisce l’aggregazione piastrinica mediante blocco della sintesi del trombossano A2 nelle piastrine. Il suo meccanismo di azione si basa sulla inibizione irreversibile della ciclo-ossigenasi (COX-1).
- L’acido acetilsalicilico appartiene al gruppo degli antinfiammatori non steroidei con proprietà analgesiche, antipiretiche e antinfiammatorie.
- Dosi orali più elevate sono utilizzate contro il dolore e nelle condizioni febbrili minori, come raffreddori o influenza, per abbassare la temperatura e alleviare i dolori articolari e muscolari, e nelle patologie infiammatorie acute e croniche, come l’artrite reumatoide, l’osteoartrite e la spondilite anchilosante.
La cardioaspirina è un farmaco utilizzato per prevenire eventi atero-trombotici maggiori. Può essere utilizzato anche dopo ictus cerebrale o attacchi ischemici transitori (TIA) ed in pazienti con angina pectoris instabile ed angina pectoris stabile cronica.
Viene impiegato per la prevenzione della riocclusione dei by-pass aorto-coronarici, nell’angioplastica coronarica percutanea transluminale (PTCA) e per la prevenzione degli eventi cardiovascolari nei pazienti con malattia ateromasica conclamata, nei pazienti in emodialisi e nella prevenzione della trombosi durante circolazione extracorporea.
Può infine essere utilizzato per la prevenzione degli eventi cardiovascolari in pazienti ad elevato rischio. Chi può assumere la Cardioasprina? Questo farmaco deve essere somministrato solamente nel paziente adulto. Non è indicato per pazienti pediatrici.
- Per il paziente adulto si raccomanda la posologia di 1 compressa (100 mg) al giorno, in un’unica somministrazione.
- La prevenzione degli eventi cardiovascolari in pazienti ad elevato rischio dovrà essere effettuata con il dosaggio di 100 mg.
- Quando assumere Cardioaspirina? É consigliabile ingerire il farmaco con un’abbondante quantità di liquido (almeno 1 bicchiere di acqua o altra bevanda) prima del pasto.
Quali sono le controindicazioni di Cardioaspirina? I pazienti che abbiano almeno una di queste caratteristiche NON DEVONO ASSUMERE CARDIOASPIRINA:
Ipersensibilità al principio attivo, ai salicilati o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati precedentemente, Mastocitosi preesistente, nei quali l’utilizzo di acido acetilsalicilico possa indurre gravi reazioni di ipersensibilità (che comprendono shock circolatorio con vampate di calore, ipotensione, tachicardia e vomito), anamnesi di asma indotta dalla somministrazione di salicilati o sostanze ad attività simile, in particolare i farmaci antinfiammatori non steroidei, ulcera gastroduodenale, diatesi emorragica, grave insufficienza renale, grave insufficienza epatica, grave insufficienza cardiaca, trattamento concomitante con metotrexato a dosi di 15 mg/settimana o più, ultimo trimestre di gravidanza.
L’acido acetilsalicilico dev’essere utilizzato con particolare cautela nei seguenti casi:
ipersensibilità ai farmaci analgesici, anti-infiammatori od antireumatici ed in presenza di altre allergie, anamnesi di ulcere gastrointestinali, compresa la malattia ulcerosa cronica o ricorrente, o di emorragie gastrointestinali, trattamento concomitante con anticoagulanti nei pazienti con compromissione della funzionalità renale o cardiocircolatoria (vasculopatia renale, insufficienza cardiaca congestizia, deplezione di volume, chirurgia maggiore, sepsi o eventi emorragici maggiori), poiché l’acido acetilsalicilico può incrementare ulteriormente il rischio di compromissione della funzionalità renale ed insufficienza renale acuta, nei pazienti affetti da grave deficit di glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G6PD), l’acido acetilsalicilico può indurre emolisi o anemia emolitica. Fattori che possono aumentare il rischio di emolisi sono, ad esempio, un dosaggio elevato, la febbre o infezioni acute, compromissione della funzionalità epatica, L’ibuprofene può interferire con l’effetto inibitorio sull’aggregazione piastrinica dell’acido acetilsalicilico
Quali effetti collaterali possono essere causati da Cardioasprina? L’acido acetilsalicilico può provocare broncospasmo e indurre attacchi d’asma o altre reazioni di ipersensibilità. Rappresentano fattori di rischio l’asma pre-esistente, la febbre da fieno, la poliposi nasale o le malattie respiratorie croniche.
- Può aumentare la tendenza alle emorragie a causa dell’effetto inibitorio sull’aggregazione piastrinica pertanto è necessario prestare particolare attenzione anche in caso di interventi chirurgici mi o estrazioni dentarie.
- Può ridurre l’escrezione di acido urico con conseguenti attacchi di gotta nei pazienti predisposti.
L’effetto del trattamento può essere modificato se Cardioaspirina è assunto in concomitanza con altri medicinali quali anticoagulanti. Cardioaspirina non altera la capacità di guidare o di utilizzare macchinari. Interazioni L’effetto del trattamento può essere modificato se Cardioaspirina è assunto in concomitanza con altri medicinali quali:
anticoagulanti (es. warfarin); farmaci antirigetto (es. ciclosporina, tacrolimus); Antiipertensivi (es. diuretici e ACE-inibitori); antidolorifici e antiinfiammatori (es. steroidi, FANS); farmaci per la gotta (probenecid); farmaci anticancro e per l’artrite reumatoide (metotrexato)
Associazioni controindicate: Cardioasprina è controindicato in associazione con Metotrexato a dosi maggiori o uguali a 15 mg/settimana Ibuprofene : Dati sperimentali indicano che l’ibuprofene possa inibire gli effetti dell’acido acetilsalicilico a basse dosi sull’aggregazione piastrinica quando i farmaci sono somministrati in concomitanza.
Tuttavia, l’esiguità dei dati e le incertezze relative alla loro applicazione alla situazione clinica non permettono di trarre delle conclusioni definitive per l’uso continuativo di ibuprofene; sembra che non vi siano effetti clinicamente rilevanti dall’uso occasionale dell’ibuprofene. Associare Cardioasprina e anticoagulanti può aumentare il rischio di sanguinamento.
Si può assumere Cardioaspirina in gravidanza? I dati disponibili non dimostrano che ci sia correlazione tra l’assunzione di acido acetilsalicilico e l’aumento del rischio di aborto. Durante il primo ed il secondo trimestre di gravidanza, l’acido acetilsalicilico non dev’essere somministrato se non in caso di effettiva necessità.
Rante il terzo trimestre di gravidanza, tutti gli inibitori della sintesi delle prostaglandine possono esporre il feto a tossicità cardiopolmonare, disfunzione renale e possibile prolungamento del tempo di sanguinamento. Chi allatta può assumere Cardioasprina? Allattamento I salicilati ed i loro metaboliti passano nel latte materno in piccole quantità.
Dal momento che non sono stati osservati effetti indesiderati nel lattante in seguito ad un uso occasionale, l’interruzione dell’allattamento non è di norma necessaria. Tuttavia, in caso di uso regolare o di assunzione di dosaggi elevati, si deve prendere in considerazione la possibilità di uno svezzamento precoce. Sito web: www.agenziafarmaco.gov.it Un dosaggio superiore a 100 mg/kg/giorno per 2 giorni consecutivi può indurre tossicità. Quanto tempo impiega a fare effetto? I livelli plasmatici di picco vengono raggiunti rispettivamente dopo 10 – 20 minuti per l’acido acetilsalicilico e dopo 0,3-2 ore per l’acido salicilico.
Per la presenza del rivestimento gastroresistente delle compresse di Cardioaspirin, il principio attivo non viene rilasciato nello stomaco ma nell’ambiente alcalino dell’intestino. Quindi, l’assorbimento dell’acido acetilsalicilico è ritardato di 3-6 ore dopo la somministrazione delle compresse gastroresistenti, in confronto alle compresse non rivestite.
Miti e leggende riguardanti la Cardioaspirina Concludiamo analizzando le numerose leggende riguardanti questa specialità farmaceutica. L’Aspirina assunta insieme alla Coca-Cola non è allucinogena nè letale: dal sito Bayer si legge invece che “la Coca-Cola, contenedo caffeina, non interferisce con il meccanismo d’azione del farmaco, ma ne aumenta le proprietà analgesiche”.
L’ultimo mito riguarda il fatto che la Cardioasprina vada assunta dopo mangiato perché qualora venga assunta prima si verificherebbe un arresto del processo digestivo degli alimenti. Nulla di più falso, come abbiamo visto analizzando la scheda tecnica del farmaco, Cardioaspirina può essere assunta a stomaco vuoto poiché il dosaggio da 100 mg e inferiore non è gastrolesivo come più volte ribadito dal Prof.
Carlo Patrono, considerato il ” papà ” dell’aspirinetta.
Quando va presa la cardioaspirina la mattina o la sera?
La posologia consigliata di solito comprende l’assunzione del farmaco durante la giornata, tuttavia secondo un nuovo studio il momento migliore per assumere l’aspirina potrebbe essere prima di andare a letto la sera. Il motivo è che uno dei momenti più a rischio infarto è il mattino.
Cosa fare se si dimentica di prendere la cardioaspirina?
Se dimentica una dose, aspetti fino al momento di prendere la dose successiva, quindi proceda come di consueto.
Come sostituire la cardioaspirina in modo naturale?
Vorrei sapere se ci sono prodotti naturali che possono sostituire l’acidoacetilsalicilico (che devo prendere a vita dopo ictus criptogenetico, ma che non tollero bene) e in particolare se vi è un quantitativo approssimativamente equivalente di salicilina contenuta nell’estratto della corteccia del salice che ha minor impatto lesivo sullo stomaco.
– Risponde: Sannia Antonello – Endocrinologo, docente di Fitoterapia La pianta che meglio può sostituire l’acido acetilsalicilico alla dose prescritta come antiaggregante è il ginkgo biloba, da prendere come estratto secco titolato in ginkgoflavonoidi al 24% e in terpeni totali al 6%, il suo dosaggio ottimale come antiaggregante piastrinico è di 120 mg al mattino al risveglio e 120 mg nel tardo pomeriggio, sempre quindi a stomaco vuoto.
La cura va fatta cronicamente per mantenere l’effetto costante nel tempo. In genere la tollerabilità di questo estratto alla dose di 240 mg al giorno è molto buona.
Perché la cardioaspirina fa uscire i lividi?
di Silvia Turin – L’uso di anticoagulanti o farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) come l’aspirina e l’ibuprofene pu portare facilmente a lividi, soprattutto nelle persone pi anziane. I FANS e i fluidificanti del sangue bloccano la normale funzione delle piastrine, una componente del sangue che si lega ad altri fattori di coagulazione per fermare il sanguinamento. (Getty Images) 11 febbraio 2020 | 10:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Chi soffre di pressione alta può prendere l’aspirina?
L’aspirina a basse dosi non crea problemi di controllo pressorio in pazienti ipertesi in trattamento.
Chi prende la cardioaspirina può prendere la tachipirina?
E’ infatti utile per dolori acuti e/o cronici come artrosi e cefalea, andando a sostituire nella maggior parte dei casi i farmaci antiinfiammatori, con il vantaggio di non dare problemi allo stomaco e di essere compatibile con chi ha problemi cardiovascolari ed assume Cardioaspirina o Coumadin.
Come si chiama l’equivalente della cardioaspirina?
In Italia ci sono due categorie di farmaci equivalenti copie di farmaci ”di marca” recanti un proprio nome commerciale distintivo (per esempio, cardioaspirina e aspirinetta sono i nomi commerciali per due specialità contenenti lo stesso principio attivo cioè l’acido acetilsalicilico).
In quale caso si prende la cardioaspirina?
Trova il suo principale impiego nella prevenzione di eventi atero-trombotici come: dopo un infarto miocardico, dopo un ictus cerebrale o in pazienti affetti da patologie cardiache quali angina pectoris stabile o instabile.
Cosa succede se prendo la cardioaspirina a giorni alterni?
In questo forum si parla di come cambiano le cure delle malattie cardiovascolari (al primo posto tra le cause di mortalità), come si evolve il modo di diagnosticarle e di prevenirle, dove ci porta la ricerca. Risponde ai lettori un team coordinato da Mauro Pepi, direttore Area Clinica del Centro Cardiologico Monzino IRCCS di Milano, primo ospedale in Europa interamente ed esclusivamente dedicato alla ricerca, alla cura e alla prevenzione delle malattie cardiovascolari dell’adulto, che celebra nel 2021 il suo quarantesimo anno di attività.
Gli altri autori sono Giulio Pompilio, direttore scientifico, e i seguenti specialisti di tutte le aree cliniche del Centro Cardiologico Monzino: Piergiuseppe Agostoni, Marco Agrifoglio, Marina Alimento, Anna Apostolo, Emilio Maria Assanelli, Andrea Baggiano, Maria Luisa Biondi, Corrado Carbucicchio, Gaetano Fassini, Stefano Genovese, Monica Giroli, Anna Cristina Maltagliati, Massimo Mapelli, Giancarlo Marenzi, Piero Montorsi, Manuela Muratori, Saima Mushtaq, Pietro Palermo, Gianluca Polvani, Giulio Pompilio, Gianluca Pontone, Paolo Ravagnani, Stefania Riva, Claudio Tondo, Daniela Trabattoni, Piero Trabattoni, Fabrizio Tundo, Pablo Werba.
In precedenza, fino a dicembre 2018, ha risposto alle domande un team di cardiologi del Policlinico “Agostino Gemelli”, Università Cattolica di Roma, coordinati dal professor Filippo Crea. Le risposte sono pubbliche. Non sempre è possibile fornire una soluzione ai problemi, ma si cerca almeno di indicare i giusti indirizzi di comportamento.
- Non possiamo garantire una risposta immediata a tutti i quesiti: consigliamo di tornare sul forum nei giorni successivi per verificare se il moderatore ha soddisfatto la richiesta.
- Gentile dottore, ho 78 anni e in seguito ad infarto, accaduto undici anni fa, assumo quotidianamente una compressa di Cardioaspirin 100, fino a circa 20 giorni fa, quando dopo alcune epistassi anteriori verificatesi che sono perdurate per una decina di giorni, otorino e cardiologo, mi hanno consigliato di sospenderla per 5 giorni.
Dopo tale sospensione, alla domanda se riprendere o meno l’assunzione della cardioaspirina, il cardiologo mi ha consigliato di non riprenderla al momento per poi assumerla (sono oramai trascorsi 20 giorni dalla sospensione iniziale-) a giorni alterni.
- Sarò grato se vorrà farmi darmi un suo parere per il più efficace uso della cardioaspirina e se, considerata età e le occorse epistassi, sia tuttora utile continuare ad assumerla.
- Grazie di Pietro Antonio La risposta a cura del Dott.
- Giancarlo Marenzi Gentile Sig.
- Piero, nonostante non sia a conoscenza dei dettagli del suo pregresso infarto (sede, estensione, eventuale trattamento con stent e grado di coronaropatia residua) non vi è dubbio che l’aspirina, o un suo equivalente in caso di allergia o intolleranza, nei pazienti con precedente infarto debba essere presa e continuata per tutta la vita.
Questo in quanto è stato chiaramente documentato che l’aspirina riduce significativamente (del 25%) il rischio di avere nuovi eventi cardiovascolari. In caso di sanguinamenti, come quello che Lei ha descritto, può rendersi necessaria la sua temporanea sospensione fino a risoluzione del problema.
Ad ogni modo la sospensione dell’aspirina non dovrebbe essere prolungata o definitiva perché è possibile che si verifichino, seppure siano eventi molto rari, trombosi degli stent anche molto tempo dopo (15-20 anni) il loro impianto. Inoltre la prescrizione dell’aspirina deve essere sempre a dosaggio terapeutico.
Da questo punto di vista è stato dimostrato che l’aspirina esercita il suo effetto anti-trombotico a partire dai 75 mg al giorno. Pertanto l’assunzione di 100 mg di aspirina a giorni alterni (di fatto 50 mg al giorno), se da un lato forse non peggiora il suo problema emorragico, dall’altro potrebbe non garantirle una sufficiente protezione dal punto di vista cardiovascolare.
Come si chiama l’equivalente della cardioaspirina?
In Italia ci sono due categorie di farmaci equivalenti copie di farmaci ”di marca” recanti un proprio nome commerciale distintivo (per esempio, cardioaspirina e aspirinetta sono i nomi commerciali per due specialità contenenti lo stesso principio attivo cioè l’acido acetilsalicilico).