Cosa Si Festeggia Il 25 Aprile?
Elvira Olguin
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Contents
- 1 Che cosa è successo il 25 aprile 1945?
- 2 Cosa si festeggia il 25 aprile spiegato ai bambini?
- 3 Chi ha liberato l’Italia dai tedeschi?
- 4 Perché il papavero è il fiore del partigiano?
- 5 Chi erano i partigiani riassunto?
- 6 Chi festeggia il 25 aprile nel mondo?
- 7 Cosa vuol dire orgoglio sopito?
- 8 Che cosa hanno fatto i partigiani?
- 9 Quando l’Italia si allea con l’America?
- 10 Per cosa combattono i partigiani?
- 11 Chi era a capo dei partigiani?
- 12 Chi ha liberato l’Italia il 25 aprile 1945?
- 13 Che cosa avvenne il 25 aprile 1945 a Milano e Genova?
Che cosa è successo il 25 aprile 1945?
25 Aprile 1945: una data fondamentale della storia italiana.
- di Valerio Martone e M. Cristina Mirabello
- Il 25 aprile è, sinteticamente: anniversario della Liberazione, festa della Resistenza, conclusione di una fase tragica della storia del nostro Paese e premessa necessaria per quella che sarà la Costituzione Repubblicana.
- L’8 settembre vede il dissolvimento dello Stato ancora permeato da quel Fascismo che ha trascinato colpevolmente e scelleratamente l’Italia nella Seconda Guerra Mondiale, un conflitto che, secondo le idee hitleriane, avrebbe dovuto risistemare complessivamente l’Europa e il mondo, seguendo i dettami di un’ideologia basata sulla razza e sulla violenza.
- Ma gli obiettivi nazisti risultano stracciati dopo quasi sei anni di guerra (1 settembre 1939-8 maggio 1945), dopo immani sacrifici, spargimenti di sangue, barbarie di ogni tipo, fra cui l’esempio dei campi di sterminio nazisti costituisce forse l’episodio più efferato e comunque eclatante.
Per l’Italia, però, i limiti temporali sono diversi: ci interessa sottolineare in questo caso non tanto l’inizio della guerra che per il nostro Paese è il 10 giugno 1940 quanto la fine di essa, che noi Italiani abbiamo deciso di collocare il 25 aprile 1945 non solo perché tale data coincide con quella dell’insurrezione generale proclamata dal C.L.N., ma anche perché ciò rende conto del fatto che, mentre gli altri popoli europei furono nel frangente della Seconda Guerra Mondiale aggrediti, noi Italiani fummo aggressori.
E perciò il nostro cammino di “autocoscienza” fu più complesso, tanto che per noi il 25 aprile è stato- per essere più precisi- ha dovuto essere non solo la sconfitta del Nazismo ma anche quella del Fascismo, un fenomeno tutto interno e con cui solo la Resistenza ci ha consentito di chiudere i conti.
Dice bene a questo proposito A.Manzella “Quando gli Italiani scelsero un giorno diverso da tutti gli altri europei per ricordare la guerra più grande, compirono un atto di umiltà e di dignità insieme. Di umiltà perché riconobbero che non potevano condividere memorie con gli altri paesi, dal momento che in tutto il mondo “fascismo” era parola italiana.
- Di dignità, perché vollero indicare che, nella culla del fascismo e nella terra del suo più largo consenso, c’era stata una specifica via nazionale di contrasto e di alternativa.Data nostra anche perché la resistenza italiana, attiva o passiva al fascismo, aveva avuto un suo carattere specifico.
- Per gli altri paesi di Occidente era stato un fatto politico-militare di liberazione, per tornare ad una loro consolidata democrazia.
Per noi, che avevamo avuto un consenso di massa al fascismo, fu diverso. L’insurrezione, come ha scritto Giorgio Bocca, fu totalmente politica, perché coincideva con la fabbrica di una democrazia. Quella democrazia di massa che non avevamo mai conosciuto.
La Resistenza fu dunque anche e soprattutto una prima fase costituente, la premessa e la promessa di una Costituzione democratica”.A. Manzella, La Costituzione antifascista, in La Repubblica, 25 aprile 2005. È la Resistenza che ha reso possibile il 25 aprile Per arrivare al 25 aprile, con le articolate valenze di esso sopra delineate, è stato appunto necessario quel fenomeno di popolo che va sotto il nome di Resistenza.
A questo proposito molti discutono se la Resistenza sia stata fenomeno ampio, popolare appunto, o invece elitario. Dipende da che cosa vogliamo definire come Resistenza. Infatti va subito detto che, per intendere correttamente la sua portata, occorre considerare le moltissime sfaccettature della Resistenza per la quale si può parlare di una sorta di stratificazione in cui le varie componenti, da considerarsi in modo non schematicamente gerarchico ma come tutti concorrenti al risultato finale, sono state:
- -la Resistenza civile, spesso finalizzata al mantenimento della vita e che tuttavia in quei drammatici frangenti si colora di piccole e grandi disobbedienze, ponendo un distacco dalla martellante propaganda fascista del Ventennio e post 8 settembre 1943;
- -la prima Resistenza militare all’8 settembre 1943 con la quale, nonostante la pressoché completa assenza di ordini, reparti dell’esercito si opposero ai Tedeschi sia in Italia che in terra straniera, basti pensare per esempio a quanto accaduto a Cefalonia e nelle isole greche ( v. voce viale Combattenti di Cefalonia, Corfù e Isole greche nel presente Stradario) e pagarono durissimamente tale atteggiamento;
- -il rifiuto di migliaia di soldati di venire meno al giuramento fatto al re, il loro confinamento nei lager e campi di lavoro tedeschi cui seguì per molti, fra i 20 e 30 mila, la morte;
- -il fatto che il 9 settembre 1943 la Marina Militare, nella figura dell’ammiraglio Bergamini, mantenendo fede al giuramento al re e agli ordini ricevuti, mosse le ancore dal porto della Spezia per consegnarsi agli Alleati a Malta, riportando in tale operazione perdite ingentissime (v. affondamento della corazzata “Roma”);
– l’azione delle donne, dapprima infaticabili fiancheggiatrici e pietose soccorritrici dei soldati che, sbandandosi all’8 settembre, cercarono un rifugio e vesti civili; ed ancora sempre la Resistenza delle donne che proseguirono su questa strada nascondendo, tacendo, vigilando, diventando staffette e porta-ordini della Resistenza organizzata dai C.L.N.
fino a partecipare alla lotta armata; – l’opera preziosa, delicata, difficile di tanta parte del clero, quali pastori di un popolo martoriato, nell’ambito delle cui azioni si registrò peraltro anche il fenomeno dei preti partigiani. Se non consideriamo attentamente tutto ciò, rischia di essere smarrito il significato ampio di guerra di popolo che possiamo attribuire alla Resistenza, in cui certamente la punta, importantissima, dell’iceberg fu quella dell’organizzazione capillare del territorio attraverso i C.L.N., da cui si dipartono la Resistenza armata, i G.A.P.
(Gruppi Azione Patriottica ), le S.A.P. (Squadre Azione Patriottica), i gruppi di Difesa della Donna. E il bilancio nazionale di tutto questo fu di 44720 partigiani morti cui dobbiamo aggiungere 150000 vittime civili. La Resistenza è una frattura rispetto al Fascismo, con una molteplicità di piani di riferimento (guerra patriottica, civile, di classe).
- La Resistenza rappresenta rispetto al Fascismo una rottura netta, anche generazionale.
- Se è pur vero che molti aderenti alla Resistenza provenivano da una educazione fascista, perché allevati in una fisionomia statuale che li aveva fatti crescere in modo omogeneo al regime, ad un certo punto, specie dopo le leggi razziali del 1938, i dubbi avevano cominciato a crescere e pian piano al vecchio ed elitario antifascismo della clandestinità, del fuoruscitismo e dell’esilio si erano aggiunte fasce nuove, più consistenti, specie di giovani ed intellettuali che maturarono un dissenso, confermati in ciò anche dal fallimentare secondo conflitto mondiale e dalle sconfitte italiane nei vari teatri di guerra.
Sopravvenne così il 25 luglio 1943 con la caduta del Fascismo, apparentemente dovuta a cause tutte interne al Gran Consiglio del Fascismo stesso che aveva trovato sponda nella monarchia, il confuso periodo dei 45 giorni di Badoglio e, soprattutto, l’8 settembre 1943.
Il dramma vissuto dall’Italia con l’8 settembre, la fuga del re, la presenza di un minaccioso esercito tedesco sul suolo nazionale, il ripescaggio di Mussolini da parte di Hitler e la fondazione della RSI misero ognuno di fronte ad una scelta: dopo un Ventennio in cui l’atteggiamento era fondamentalmente quello di “ubbidire” subentrava la necessità di capire, scegliere e schierarsi.
Non a caso lo storico Claudio Pavone, nel suo bel libro Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza, parla a questo proposito di “moralità” perché proprio sulla base di essa ognuno era chiamato a collocarsi. Non esistevano per la maggior parte coordinate politiche o partitiche precise.
In quel drammatico quadro si determina cioè un processo che porta migliaia di giovani a ricercare una nuova moralità e nuovi valori, e al tentativo di operare una scelta politica capace di rompere con il totalitarismo fascista; lo choc rispetto al prima non poteva essere più grande e, nonostante si verificasse una vasta zona definita da alcuni storici “grigia” e da altri di “resistenza passiva”, una parte consistente del popolo italiano scelse.
Non solo, per la prima volta ci fu un vero e proprio protagonismo femminile. E la guerra fu sicuramente patriottica, perché si trattava di liberare l’Italia dai Tedeschi alleati con i fascisti della RSI che aveva ad essi ceduto vaste zone a Nord-Est, ma anche di classe, perché una notevole parte della Resistenza che combatteva i fascisti in quanto identificati con una classe privilegiata nutriva ideali di una profonda riforma dell’Italia in senso socialista o che comunque traguardasse verso mete sociali decisamente più avanzate.
- Ma la guerra civile del 1943-45 ha la sua origine e spiegazione molto prima, dal 1921-22, quando una minoranza armata – le squadre fasciste- che trova complicità in istituzioni dello Stato monarchico, impedisce ogni forma di vita democratica, sovente spazzando via gli oppositori in modo cruento e comunque reprimendo, una volta costituitosi il regime, con le così dette leggi “fascistissime”- tribunale speciale, processi politici, confino, carcere- qualsiasi avversario.
- Se la maggior parte dell’Italia si adattò, una minoranza non rinunciò mai a mantenere ferma l’ idea di progettare uno stato diverso: rispetto a tale idea, seppure in modo diverso, si impegnarono le tre forze centrali della lotta clandestina, ovvero militanti del Partito Comunista, di Giustizia e Libertà e del Partito Socialista e sempre a tale idea non rinunciarono a pensare forze che, pur non attivando una struttura organizzativa antagonistica, coltivarono però in piccoli gruppi avversione o disomogeneità rispetto al regime.
- L’8 settembre 1943 fu la concreta situazione in cui poteva essere colta l’opportunità a lungo perseguita: la Resistenza armata inaugurò così la fase insurrezionale della guerra civile, che partiva da lontano e che ora si configurava come lotta fra italiani antifascisti e italiani che si riconoscevano nella RSI.
- Il ventennio dell’antifascismo e delle “resistenze” non può essere dunque staccato dalla Resistenza 1943-45, sebbene questa abbia segnato un punto del tutto nuovo per quantità e per modalità di lotta, perché fu lotta armata.
- La stessa Repubblica Sociale di Mussolini non va vista solo come il prodotto dell’8 settembre, bensì come il tentativo di perpetuare in condizioni tragiche per l’Italia il Fascismo- basti leggere il programma della RSI- riproponendo di esso i tratti violenti e confusamente rivoluzionari dei primordi.
- L’8 settembre e la vicenda resistenziale, insomma, non fecero che sciogliere i nodi ormai venuti al pettine di un conflitto che aveva un’origine lontana e che si concluse con la vittoria dell’antifascismo il 25 aprile 1945.
La Resistenza, i Partiti, i C.L.N., la Costituzione
- La Resistenza è stata al suo interno molto variegata, come si può vedere dai programmi delle forze politiche che ad essa hanno partecipato e che, pur essendo fra loro molto differenti, si sono però date, specie dopo il rientro del segretario del PCI Togliatti in Italia e lo slittamento della questione istituzionale (se cioè l’Italia dovesse essere una monarchia o una repubblica) alla fine della guerra, una base comune di riferimento.
- L’obiettivo prioritario è quello di cacciare dal Paese gli stranieri tedeschi, alleati con la RSI, ma non viene tralasciato il tentativo di delineare il futuro, tanto che già nel corso della lotta armata vengono esercitate vere e proprie funzioni di governo: basti pensare ai CLN (Comitati di Liberazione Nazionale) e al loro rapporto con il territorio.
- I CLN dunque, e il dialogo spesso non facile in essi (anche perché si veniva da vent’anni di mancanza totale di dibattito politico), risultano essere un grande laboratorio di quella che sarebbe stata la Costituente.
- Il primo CLN si formò già la mattina del 9 settembre 1943 a Roma: la riunione era presieduta da Bonomi esponente importante del prefascismo e capo dei demolaburisti, e ad essa parteciparono Scoccimarro e Amendola per i comunisti, Nenni e Romita per i socialisti, La Malfa e Fenoaltea per il Partito d’Azione, De Gasperi per la Democrazia Cristiana, Ruini per la democrazia del lavoro, Casati per il Partito Liberale.
Il movimento partigiano, all’inizio raggruppato in bande autonome, fu successivamente principalmente organizzato dal Comitato di Liberazione nazionale (C.L.N), diviso in C.L.N.A.I (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia), con sede nella Milano occupata, e il C.L.N.C (Comitato di Liberazione Nazionale Centrale).
Il C.L.N.A.I, che ha il suo braccio militare nel C.V.L. (Corpo Volontari della Libertà) con sede a Milano, il cui comando è affidato al militare Raffaele Cadorna, vice-comandanti Luigi Longo (P.C.I.) e Ferruccio Parri (Partito d’Azione), coordinò la lotta armata nell’Italia occupata, condotta soprattutto da formazioni denominate brigate e divisioni costituite su iniziativa del Partito Comunista, del Partito Socialista, del Partito d’Azione, della Democrazia Cristiana.Esistevano anche Brigate Autonome, composte principalmente da ex-militari senza un preciso riferimento politico, talvolta simpatizzanti per la monarchia.
Operanti al di fuori del CLN erano anche ulteriori gruppi autonomi di varia ispirazione. Si calcola, lo dice lo storico Giovanni De Luna, che sul totale dei reparti partigiani combattenti il 50% fosse comunista, il 20% di Giustizia e Libertà, quindi collegato al Partito di Azione, il 30% comprendesse socialisti, democristiani e autonomi, con percentuali molto diverse a seconda delle locali zone operative.
- I CLN svolgevano dunque compiti di vero e proprio governo “politico” clandestino del territorio, reggendo in alcuni casi le così dette “repubbliche partigiane” che temporaneamente si formarono in zone liberate del Nord, ma anche rapportandosi alle formazioni partigiane militari (esattamente come uno Stato esercita il monopolio della forza tramite l’esercito).
- Alla sempre maggiore importanza dei CLN e dei Partiti corrisposero nel 1944 il secondo governo Badoglio e successivamente i governi Bonomi, espressivi di tutte le forze politiche antifasciste, compreso quindi il PCI che nel 1944, con l’arrivo di Togliatti in Italia, aveva intrapreso una via completamente diversa da quella tradizionale dei partiti comunisti.
- Esso si poneva a quel punto infatti come un partito “nuovo”, di massa, rivolto a contadini, operai, intellettuali, ceto medio progressivo e si proponeva di non separare gli obiettivi socialisti dalla costruzione in Italia di una democrazia progressiva, e quindi legata a mete sociali più avanzate.
È assai interessante rileggere, là dove si sono conservati, i verbali delle riunioni dei CLN e capire il crogiuolo di idee che essi furono. Il sistema dei Partiti del dopoguerra nacque in definitiva lì, un sistema che avrebbe visto anche una forte conflittualità successiva fra Partiti ma che proprio dall’esperienza unitaria dei CLN aveva tratto una lezione non da poco.
Gli stessi uomini che ad esempio dopo la rottura dell’unità d’azione resistenziale nel 1947 si trovarono su fronti opposti avevano però militato insieme in un momento decisivo per la storia della nazione, momento che non poteva essere dimenticato facilmente e che costituì perciò un riferimento almeno ideale anche nelle fasi delle polemiche più aspre, quando i CLN, ormai sciolti, dopo il governo Parri e con l’instaurazione del primo governo De Gasperi, costituivano una lezione passata e tuttavia lievito della Costituzione.
Infatti nel momento in cui si cominciò a lavorare dopo le elezioni del 2 giugno 1946 alla Costituzione, e poiché essa non poteva corrispondere ad una sola ideologia, dalle discussioni della Commissione dei 75 emerse un fecondo compromesso che riuscì a contemperare istanze cattoliche, socialiste, comuniste e liberali.
Non fu facile. Per parlarsi anche in quel momento in cui i Partiti del CLN erano ormai in allontanamento ci volle grande lungimiranza politica, in particolare da parte dei capi dei due maggiori partiti, De Gasperi e Togliatti. Essi seppero resistere alle pressioni che da un lato chiedevano a De Gasperi di chiudere subito i conti con il PCI, quasi tracciando una “cortina di ferro” attraverso l’Italia, dall’altra a Togliatti di persistere in un percorso rivoluzionario.
De Gasperi si mosse preservando il significato profondo dell’unità antifascista come base della democrazia italiana, Togliatti con la sapiente formula: “fuori dal Governo, dentro la Costituzione”. Piero Calamandrei, azionista, parlava non a caso della Costituzione come di una rivoluzione promessa al posto di una rivoluzione mancata, nel senso che le istanze più radicali di riforma sociale venivano in essa smussate, e tuttavia in un testo che risultava completamente nuovo rispetto alle Carte costituzionali del passato e che nel famoso articolo 3 superava decisamente l’astensionismo dello Stato liberale rispetto alla società, coniugando allo stesso tempo personalismo cattolico ed umanesimo socialista.
- È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
- Lo Stato prefigurato dalla Costituzione esprime dunque una democrazia sostanziale, una democrazia effettiva, che si fa carico delle disuguaglianze che pure esistono, una democrazia aperta ad una pluralità di punti di vista, cui il cittadino concorre e tra i quali sceglie quando ci sono le elezioni, in virtù di una sovranità esercitata però nelle forme e nei limiti della Costituzione.
- E tale Stato trova in quello straordinario momento la convergenza più alta e disinteressata da parte di Partiti differenti.
: 25 Aprile 1945: una data fondamentale della storia italiana.
Cosa si festeggia il 25 aprile spiegato ai bambini?
25 aprile spiegato ai bambini – Il 25 aprile è una data molto significativa per la storia italiana, in cui ogni anno si celebra la Festa della Liberazione del nostro Paese dal nazifascismo, con la fine dell’occupazione nazista e la caduta del regime fascista.
Come si festeggia il 25 aprile?
Cosa succede il 25 aprile – Ogni anno il 25 aprile il presidente della Repubblica depone una corona di fiori all’Altare della Patria. A Milano viene organizzato il corteo dell’Anpi (l’associazione nazionale partigiani) e altre manifestazioni attraversano diverse città d’Italia. : 25 aprile, ecco perché si celebra la Festa della Liberazione
Qual è il simbolo del 25 aprile?
Martedì, 25 aprile, ricorre il 78° Anniversario della Liberazione, Un giorno da celebrare come Festa di tutti gli italiani, di tutti noi. Il 25 aprile 1945 rappresenta una data fondamentale nella storia della nostra Repubblica, Significò, infatti, per il nostro Paese, l’affermazione della democrazia e della libertà.
La fine della guerra e la riconquistata indipendenza. In quel conflitto gli Italiani, civili e militari, offrirono grandi sacrifici e patirono numerosi lutti ma, alla fine, l’ Italia fu nuovamente libera, unita e indipendente sotto un’unica Bandiera, con una grande volontà di ricostruzione, morale e materiale.
Ed è proprio il Tricolore il simbolo scelto per il manifesto celebrativo di quest’anno, accompagnato dalla frase “La libertà è come l’aria” dal discorso sulla Costituzione pronunciato nel 1955 da uno dei padri costituenti della Repubblica italiana, Piero Calamandrei,
Parole che racchiudono un grande messaggio: la libertà, come la pace, non deve essere mai data per scontata. Valori che rappresentano i pilastri della nostra democrazia e che donne e uomini della Difesa sono impegnati a salvaguardare ogni giorno, oggi più che mai. Il manifesto celebrativo è stato affisso in tutti i comuni decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare e nelle principali città italiane, oltre che pubblicato sul sito e sui canali social della Difesa.
La giornata del 25 aprile sarà commemorata con diversi momenti. La mattina, alle ore 09.00, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, accompagnato dal Ministro della Difesa, Guido Crosetto, renderà omaggio a tutti i Caduti con la deposizione di una corona d’alloro all’ Altare della Patria,
A seguire, il Presidente Mattarella, sempre accompagnato dal Ministro Crosetto, si recherà a Cuneo, Borgo San Dalmazzo e Boves per cerimonie connesse con il 78° Anniversario della Liberazione. Tra le celebrazioni dedicate al 25 aprile, domani, 24 aprile, al Quirinale il Presidente Mattarella incontrerà, insieme al Ministro Crosetto, gli esponenti delle Associazioni Combattentistiche e Partigiane e Associazioni d’Arma,
Viva l’Italia! Viva la libertà! Viva il 25 Aprile! Ministero|25902f70-5e36-4240-a319-3334edfed079;Ricorrenze|2ed3703a-6259-4f9b-ba08-c084c5ea51cc;Forze Armate|93e7d7cc-7cf6-467d-a07d-bc640c2e94c6;Esercito Italiano|01d1a6b5-9083-41c3-89f0-f8e6747b57d4;Marina Militare|ec1188a9-6ba5-4ae6-b4d5-93f41c45dcf6;Aeronautica Militare|97c24cd5-fcee-4689-b129-78aefb4fdd39;Carabinieri|47a47db7-a654-44d3-aa11-4c439216d090
Chi ha liberato l’Italia dai tedeschi?
La fine della seconda guerra mondiale – Fino al 42 Italia, Germania e Giappone continuarono a vincere, Ma nel dicembre del 41 a Pearl Harbour gli Stati Uniti subentrarono e dimostrarono le loro capacità, nonostante persero circa 76.000 soldati sotto vessazioni e marce forzate da parte dei giapponesi in questo attacco alle Hawaii del tutto a sorpresa,
Questa azione portò l’America ad allontanarsi definitivamente dal suo isolazionismo e ad apportare il risultato significativo di questa seconda guerra mondiale. Intanto che i russi fermavano i tedeschi a Stalingrado e gli americani sconfiggevano i giapponesi, in Italia nel 43 cadde il fascismo, Questo per una serie di motivazioni, la principale era sicuramente l’ammontare di numerosissimi insuccessi bellici che portarono a un clamoroso malcontento popolare,
Così nel 1943 gli americani sbarcarono in Sicilia e l’Italia si divise in due : alleati (americani) in sud e la Repubblica dei Salò (di un Mussolini ormai agli ultimi giorni di libertà) in Lombardia. L’Italia verrà liberata solo nel 1945, grazie agli alleati americani.
Chi furono i partigiani?
Partigiani: l’origine del nome e i primi casi nella storia – Il partigiano è un combattente armato non regolare che combatte contro un esercito ufficiale per il proprio territorio ribellandosi ad una forza d’occupazione. I partigiani sono combattenti civili con partecipazione volontaria, organizzati in bande e non indossano uniformi o altri segni di riconoscimento.
- Essi affrontano una guerra asimmetrica, ovvero si scontrano con truppe addestrate e meglio organizzate.
- Il nome deriva dall’espressione ” di parte ” indicando che era una persona schierata con una delle parti in campo.
- La prima testimonianza di lotta partigiana che possiamo trovare nella storia è quella della terza guerra servile del I secolo a.C., durante la quale Spartaco e i suoi schiavi liberati affrontarono il potere di Roma.
Anche se non è definito in questo modo, il gladiatore e condottiero trace rispecchia pienamente tutte le caratteristiche del partigiano, ovvero la lotta di un esercito non regolare contro un potere più grande. Altri esempi di lotta partigiana nel corso della storia si innescano quando una forza interna intraprende un’azione di resistenza contro un potere esterno o non legittimo che si impone su un territorio, ciò porta la popolazione del luogo a schierarsi contro l’invasione e a combattere questa forza che opprime la sua libertà.
Perché il 25 aprile e una data importante per l’Italia?
Il 25 aprile di ogni anno si celebra in Italia la Festa della Liberazione, un anniversario molto significativo nella storia italiana perché commemora la liberazione dell’Italia dal nazifascismo, con la fine dell’occupazione nazista e la caduta del fascismo.
- È una festa nazionale, simbolo della Resistenza, della lotta partigiana condotta dall’8 settembre 1943 (il giorno in cui gli italiani seppero della firma dell’armistizio a Cassibile).
- La guerra non finì il 25 aprile 1945,
- Questo è un giorno simbolico, scelto perché in questa data cominciò la ritirata dei tedeschi e dei soldati della Repubblica di Salò da Milano e Torino, in seguito allo sfondamento della Linea Gotica da parte degli alleati e all’azione della Resistenza.
Su proposta del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, il 22 aprile 1946, il Re Umberto II emanò un decreto: “A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale”. La ricorrenza venne celebrata anche negli anni successivi, ma solo nel 1949 è stata istituzionalizzata come festa nazionale, insieme al 2 giugno, festa della Repubblica.
- Da allora ogni anno, in varie città d’Italia da Nord a Sud, il 25 aprile vengono organizzate manifestazioni pubbliche in memoria della Liberazione.
- Tra gli eventi c’è il solenne omaggio, da parte del presidente della Repubblica italiana e delle alte cariche dello Stato, al Milite Ignoto presso l’ Altare della Patria a Roma, con la deposizione di una corona di alloro in ricordo ai caduti e ai dispersi italiani nelle guerre.
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Perché è importante per gli italiani festeggiare il 25 aprile?
LIBERAZIONE E RESISTENZA: NE PARLIAMO ANCHE IN QUESTI CONTENUTI – Ecco qualche risorsa che può esserti utile per approfondire meglio il tema o conoscere gli scrittori che hanno raccontato la Resistenza italiana durante la seconda guerra mondiale.
Resistenza e guerra civile in Italia Storia e caratteristiche del movimento popolare che si oppose al nazifascismo durante la seconda guerra mondiale Frasi sul 25 aprile Citazioni e aforismi per ricordare la Resistenza e la lotta partigiana 25 aprile, mappa concettuale mappa concettuale sulla liberazione e il 25 aprile La festa della Liberazione Cos’è la Liberazione e perché si festeggia: tutto quello che devi sapere sul 25 aprile Seconda guerra mondiale Approfondimento e cronologia sui fatti della guerra. Contesto storico della Resistenza Cos’era il fascismo Approfondimento sul periodo che portò alla nascita dell’opposizione armata popolare in Italia Italo Calvino Biografia, opere e pensiero dello scrittore-partigiano Beppe Fenoglio Riassunto delle opere del celebre scrittore Il partigiano Johnny Riassunto e analisi, scheda libro dettagliata del libro di Beppe Fenoglio Bella ciao Significato, testo e spiegazione del canto legato ai partigiani cantato anche nella Casa di carta
Domande & Risposte Perché si festeggia il 25 aprile? In questa data si ricorda la liberazione dell’Italia dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista, Cosa accadde il 25 aprile del 1945? Si tratta di una data simbolica con cui si vuole ricordare la liberazione dell’Italia alla fine della seconda guerra mondiale, La liberazione iniziò dopo l’armistizio di Cassibile a settembre del 1943 e si conclusero con la fine della guerra. Chi ha deciso di istituire questa festa? E’ stato il governo provvisorio, guidato da Alcide De Gasperi, a stabilire per decreto che il 25 aprile di ogni anno sarebbe stata festa nazionale. Era il 22 aprile del 1946.
Perché il papavero è il fiore del partigiano?
Il fiore della Liberazione Il fiore del papavero è stato spesso utilizzato come simbolo della memoria dei caduti in guerra. Il papavero è inoltre legato al Remembrance Day, celebrato l’11 novembre, giorno nel quale nel 1918 finì la prima guerra mondiale.
- L’emblema del papavero fu scelto poiché questo stesso fiore cresceva nelle zone di guerra delle Fiandre.
- Ma l’usanza è prefigurata già da una pratica risalente ai tempi di Gengis Khan: pare infatti che l’imperatore mongolo spargesse semi di papavero sui campi di battaglia, dove i suoi nemici erano caduti con onore.
I papaveri di cui si parla sono delle piante erbacee della specie più comune, il Papaver rhoeas, Sono molto diffusi in Italia e possono essere anche infestanti. Sono caratterizzati da un fusto piuttosto lungo coperto di peli; il fiore, che sboccia nel periodo primaverile-estivo, ha dei petali rossi caduchi, mentre in corrispondenza degli stami risulta di colore nero.
Il frutto contiene innumerevoli semi scuri che hanno leggerissime proprietà sedative. Una quantità maggiore di alcaloidi è contenuta nel papavero da oppio, Papaver somniferum, dal quale si estrae l’oppio grezzo e il suo alcaloide principale, la morfina. Questa specie cresce nelle zone asiatiche e anche in Europa in corrispondenza di aree calcaree.
In Italia si può trovare come pianta spontanea o anche infestante, anche se non diffusa quanto il Papaver rhoeas, I suoi fiori crescono seguendo diversi piani di simmetria raggiata, sono ermafroditi e sono collocati in posizione terminale nello stelo.
- La fioritura si può osservare tra i mesi di giugno e agosto; l’impollinazione è mediata da insetti pronubi, quindi è di tipo entomogamo.
- Il frutto è una capsula al cui interno si trovano i semi, che sono di colore chiaro e a forma di rene, dotati di superficie reticolata.
- Anche dopo la maturazione la capsula rimane integra e non si piega, perciò la dispersione dei semi avviene solo in seguito alla loro caduta, dovuta al vento o ad altri agenti atmosferici.
E ora veniamo alla parte interessante La maggior parte degli alcaloidi utilizzati in medicina sono estratti dal papavero, poiché la sintesi industriale è ancora troppo costosa in confronto alla coltivazione di queste piante. Uno degli usi del Papaver somniferum è dunque l’estrazione di alcaloidi, in particolare dell’oppio.
In che modo viene estratto? (Da qui si può davvero prestare attenzione e volendo anche prendere appunti). Molecola di papaverina C 20 H 21 NO 4 Quando la capsula del frutto è ben sviluppata, ma ancora verde e immatura (circa due settimane dopo la caduta dei petali), la si incide con precisione in senso verticale od orizzontale e si fa fuoriuscire il lattice in essa contenuto.
A questo punto è necessario aspettare qualche ora, in modo che le goccioline depositate esternamente alla capsula possano ossidarsi e diventare più scure; dopodiché è possibile effettuare la raccolta, raschiando dalla capsula le gocce brune che nel frattempo si sono seccate.
Le palline di oppio rimangono di colore scuro e abbastanza dure; quando è completamente seccato può essere ingerito o fumato. Ogni capsula può contenere dai 20 ai 50 mg di oppio. Il lattice estratto dal pericarpo immaturo viene appunto usato come materia prima per medicinali o stupefacenti. L’alcaloide presente in maggior quantità è la morfina.
La morfina è stata il primo principio attivo estratto da una fonte vegetale; rappresenta circa il 9-17% di percentuale in peso nell’oppio essiccato. La morfina viene prodotta prevalentemente nel periodo iniziale del ciclo vitale del Papaver somniferum,
- Viene utilizzata in ambito medico come analgesico per trattare e alleviare il dolore acuto e cronico.
- La somministrazione può avvenire sia per via endovenosa che per via sottocutanea e in entrambi i casi la sua azione è molto rapida, mentre la somministrazione per via orale risulta più semplice da effettuare in autonomia, ma richiede che si attenda più a lungo per sentirne gli effetti.
Purtroppo questa sostanza crea rapidamente sia una reazione di assuefazione che di tolleranza, cioè al contempo c’è bisogno di un continuo aumento di dosi per sentirne l’effetto analgesico e si rischia di instaurare una dipendenza fisica e psicologica dalla morfina se se ne fa un uso giornaliero continuativo nell’arco di alcune settimane.
Per questo motivo si rende necessario interrompere la terapia in modo molto graduale e non repentino, proprio per evitare una sindrome di astinenza. Gli esperimenti e gli studi scientifici hanno dimostrato che gli effetti provocati dalla morfina sono dovuti alla sua capacità di superare la barriera emato-encefalica e di legarsi ai recettori oppioidi delle cellule celebrali, soprattutto nel talamo e nel sistema limbico.
Non solo: è stato verificato in dettaglio che essa agisce come delle endorfine, agendo da antagonista verso i recettori oppioidi di tipo μ e come agonista solo in parte verso i recettori δ, provocando varie conseguenze. Ad esempio innesca reazioni a catena come il blocco del rilascio dei neurotrasmettitori a livello pre-sinaptico, oppure si lega sulla membrana postsinaptica al recettore μ provocando inattivazioni enzimatiche e di conseguenza una diminuzione di concentrazione dell’AMP ciclico.
- Inoltre determina un cambiamento di pressione e una conseguente fuoriuscita di ioni potassio, per cui la cellula si iperpolarizza e diventa refrattaria all’eccitazione.
- Gli effetti principali sono una potente azione analgesica, variazioni del centro di controllo della rerespirazione e cambiamenti di comportamento e umore.
I farmaci più importanti che bloccano i processi a cascata scatenati dalla morfina e dagli oppioidi sono il naloxone e il naltrexone; essi sono molto rapidi nello spostare la morfina dai recettori cerebrali e quindi sono utili in caso di overdose. Un altro alcaloide estratto da varietà di papaveri di tipo Przemko e Norman è la papaverina, utilizzata poi per sintetizzare ossicodone ed etorfina.
- La papaverina viene utilizzata come rilassante muscolare e vasodilatatore, soprattutto per spasmi viscerali e vasospasmi del cuore o del cervello.
- Svolge un’azione inibente dell’enzima fosfodiesterasi che porta a un aumento di adenosina monofosfato ciclico; conseguentemente a ciò si può osservare anche una modifica nella respirazione mitocondriale.
Alcuni degli effetti collaterali che si possono sviluppare sono tachicardia, alterazione nei livelli della transaminasi e della fosfatasi, sonnolenza, vertigini, mal di testa, perdita di appetito o raramente aggravamento dei vasospasmi cerebrali. Detto questo sarete voi a decidere se pesano di più i benefici o le controindicazioni nell’assunzione di questo tipo di alcaloidi.
- Io per ora credo mi limiterò a usare i papaveri come simbolo di commemorazione.
- Ora e sempre Resistenza! Bibliografia K.
- Hiller, Matthias F. Melzig.
- Lexikon der Arzneipflanzen und Drogen, Spektrum akademischer Verlag, 2009.S. Norn, PR. Kruse, E.
- Ruse, “History of Opium Poppy and Morphine”, in Dansk Medicinhistorisk Arbog, vol.33, 2005.
Paoletti, Nicosia, Fumagalli, Farmacologia molecolare e cellulare, Edra, Milano 2016.B.J. Pleuvry, “Opioid Receptors and their Ligands: Natural and Unnatural”, in British Journal of Anaesthesia, vol.66, n.3, marzo 1991.S.A. Schug, D. Zech, S. Grond, “Adverse effects of systemic opioid analgesics”, in Drug Safety, vol.7, n.3, 1992.M.
Chi ha liberato l’Italia il 25 aprile 1945?
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
Guerra di liberazione italiana parte della campagna d’Italia (1943-1945) | ||
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Milano: gruppi di partigiani festeggiano la vittoria nei giorni della liberazione | ||
Data | 8 settembre 1943 – 2 maggio 1945 | |
Luogo | Italia ; conflitto tra alleati ed Esercito Cobelligerante Italiano contro la Germania e la RSI; occasionali azioni fasciste di propaganda, spionaggio, guerriglia e sabotaggio nel restante territorio italiano | |
Causa | Annuncio dell’ armistizio di Cassibile | |
Esito | Caduta della RSI e fine dell’occupazione tedesca in Italia | |
Schieramenti | ||
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Raffaele Cadorna Ferruccio Parri Luigi Longo Pietro Secchia Umberto di Savoia Ivanoe Bonomi Vincenzo Dapino Umberto Utili Dwight Eisenhower Harold Alexander Mark Clark Fëdor Andrianovič Poletaev | Benito Mussolini † Rodolfo Graziani Alessandro Pavolini † Renato Ricci Junio Valerio Borghese Albert Kesselring Karl Wolff |
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In Sicilia: 22.000 soldati alleati morti, feriti e dispersi/prigionieri Nel continente italiano: 313.000 soldati alleati morti, feriti e dispersi/prigionieri circa 8.000 aerei ; 20.000 soldati dell’ Esercito Cobelligerante Italiano, circa 40.000 tra partigiani e militari italiani del Corpo Volontari della Libertà | 336.500 soldati tedeschi morti, feriti e dispersi/prigionieri ; circa 40.000 militari e paramilitari della RSI | 10.000 civili tra scontri, bombardamenti e rappresaglie |
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La guerra di liberazione italiana fu il complesso di operazioni militari ed azioni di guerriglia condotte durante la campagna d’Italia dagli Alleati, dall’ Esercito Cobelligerante Italiano e dalle brigate partigiane della resistenza italiana contro la Germania nazista e la Repubblica Sociale Italiana,
- La campagna si concluse con la liberazione dell’ Italia dall’occupazione nazifascista,
- Dal punto di vista formale, il Regno d’Italia (limitato alle regioni occupate dagli Alleati) dichiarò guerra alla Germania nazista il 13 ottobre 1943, ma già dalla sera dell’8 settembre, mentre il Regio Esercito senza ordini efficaci da parte del Comando supremo si disgregava e cedeva le armi sotto l’attacco tedesco – pur con alcuni rilevanti episodi di resistenza armata – esponenti dei partiti antifascisti avevano costituito le prime organizzazioni politico-militari per opporsi all’occupante, dando inizio alla Resistenza partigiana, già animata – soprattutto nei primi mesi – in larga parte da militari italiani sfuggiti alla cattura da parte tedesca.
Gli storici hanno evidenziato più aspetti contemporaneamente presenti all’interno del fenomeno della Resistenza: “guerra patriottica” e lotta di liberazione dall’invasore straniero; ” guerra civile ” tra antifascisti e fascisti, collaborazionisti con i tedeschi; e persino “guerra di classe” per la presenza di aspettative rivoluzionarie.
Dopo quasi due anni di combattimenti sia sulla linea del fronte che nelle regioni occupate ed amministrate dai tedeschi, con la collaborazione del nuovo Stato fascista costituito da Mussolini dopo la liberazione dalla prigionia sul Gran Sasso, le ostilità cessarono formalmente il 29 aprile 1945 con la resa incondizionata dell’esercito tedesco,
Successivamente a questa data, vi furono ancora alcuni combattimenti su territorio italiano e violenze e rappresaglie contro reparti fascisti ed esponenti politici o militari collaborazionisti. Le operazioni si svolsero a partire dal settembre 1943 dopo l’ armistizio di Cassibile e sino alla fine della seconda guerra mondiale,
Chi erano i partigiani riassunto?
Chi erano i partigiani – I partigiani erano i combattenti che abbracciarono la lotta armata contro il fascismo e il nazismo. Vivevano per lo più nascosti nelle zone montuose dell’Appennino e delle Alpi o tentavano di resistere nelle città con atti di guerriglia.
Con il coordinamento del CLN e l’appoggio militare degli Alleati, iniziarono a essere sempre più efficaci nella resistenza armata. Se i primi partigiani furono per lo più giovani e militari, stanchi di servire un regime autoritario in una guerra distruttiva, furono anche molti i cittadini comuni e le donne che presero parte ai combattimenti.
Anni dopo la fine della guerra, Bella Ciao, un canto conosciuto in Emilia Romagna, diventerà l’inno postumo della Resistenza italiana.
Chi festeggia il 25 aprile nel mondo?
Germania – Giornata degli alberi. Nuova Zelanda – ANZAC Day. Portogallo – Festa della Libertà (Dia da Liberdade) Swaziland – Festa nazionale della bandiera.
Qual’è fiore del partigiano?
Il papavero è un fiore libero, cresce nei prati, tra il grano, ci accompagna lungo le strade e lungo i binari dei treni. Se colto e imprigionato in un vaso appassisce immediatamente, perdendo tutta la sua bellezza e il suo slancio vitale.
Quale era il fiore del partigiano?
“Il fiore del partigiano”, perché il papavero è il simbolo della Liberazione? Storia e spiegazione ITALIA – ” E questo è il fiore del partigiano morto per la libertà “. Si tratta di uno dei versi più iconici e conosciuti di ” Bella Ciao “, il famoso canto della Resistenza divenuto nel corso del tempo simbolo del nostro Paese, anche al di fuori dei nostri confini.
Il “fiore” del partigiano, come molti sapranno, è il papavero, inconfondibile per la sua colorazione rossa sgargiante. Ma perché proprio il papavero rosso viene collegato alla Resistenza militare e politica italiana al termine della Seconda Guerra Mondiale e alla Festa della Liberazione dal nazifascismo ? Scopriamolo insieme.
Il papavero è un fiore spontaneo, che cresce “liberamente” nei campi e nei terreni incolti, Possiamo trovare papaveri anche sui bordi delle strade, accanto alla linee delle ferrovie o tra le rocce delle montagne. È un fiore “tenace”, dunque, che si svela dove altro tipo di vegetazione non riuscirebbe a emergere.
- Secondo una leggenda, il condottiero asiatico Gengis Khan teneva in tasca semi di papavero che spargeva sui campi di battaglia per onorare i morti degli scontri.
- I papaveri sarebbero stati i primi fiori a spuntare in Europa sui cambi di battaglia dopo la Prima Guerra Mondiale.
- Inoltre, nel Regno Unito, vi è l’usanza di indossare piccoli papaveri artificiali in occasione del Remembrance Day, l’11 novembre, giorno in cui l’intero Commonwealth ricorda la fine della Prima Guerra Mondiale e i suoi caduti.
Per similitudine, in ” Bella Ciao ” il papavero viene associato al soldato ” morto per la libertà ” del Paese. Nel contempo, il papavero rappresenta la rinascita e la speranza di una vita migliore.
Cosa vuol dire orgoglio sopito?
Il simbolismo del papavero rosso – Nel linguaggio dei fiori, il papavero ha il significato generico di orgoglio sopito, ma anche di semplicit e di una sorta di consolazione. Questo simbolismo attribuitogli, deriva dal fatto che, per le sue propriet sedative, veniva gi in antichit associato al sonno, all’oblio e alla pigrizia.
Quando si parla di papavero rosso, invece, il suo significato evoca immagini pi solari e potenti, tant’ che spesso definito il fiore dei politici e delle figure autorevoli; questa tradizione risale ad una leggenda legata all’immagine di Tarquinio il superbo, uno dei 7 re di Roma, il quale, per insegnare al figlio il metodo migliore con cui impossessarsi della citt di Gibo, fece abbattere i papaveri dal gambo pi alto per dimostrargli che si dovevano abbattere per prima le persone di pi alto rango e le cariche pi importanti e potenti per poter raggiungere l’obiettivo.
Da questa storia deriva il significato di potenza del papavero rosso. Questo fiore stato anche simbolo di fedelt, in quanto, un’antica credenza vuole che, messo in un palmo della mano un petalo di papavero rosso, se colpendolo con un pugno si sente uno schiocco, allora vuol dire che il proprio amato fedele.
Che cosa hanno fatto i partigiani?
Esecuzioni, torture, stupri Le crudeltà dei partigiani C’è da scommettere che il nuovo libro di Giampaolo Pansa, La guerra sporca dei partigiani e dei fascisti (Rizzoli, pagg.446, euro 19,50; in libreria dal 10 ottobre), farà infuriare le vestali della Resistenza.
- Mai in maniera così netta come nell’introduzione al volume (di cui per gentile concessione pubblichiamo un estratto) i crimini partigiani sono equiparati a quelli dei fascisti.
- Giampaolo Pansa imbastisce un romanzo che, sull’esempio delle sue opere più note,racconta la guerra civile in chiave revisionista, sottolineando le storie dei vinti e i soprusi dei presunti liberatori, i partigiani comunisti in realtà desiderosi di sostituire una dittatura con un’altra, la loro.
Tanto i partigiani comunisti che i miliziani fascisti combattevano per la bandiera di due dittature, una rossa e l’altra nera. Le loro ideologie erano entrambe autoritarie. E li spingevano a fanatismi opposti, uguali pur essendo contrari. Ma prima ancora delle loro fedeltà politiche venivano i comportamenti tenuti giorno per giorno nel grande incendio della guerra civile.
Era un tipo di conflitto che escludeva la pietà e rendeva fatale qualunque violenza, anche la più atroce. Pure i partigiani avevano ucciso persone innocenti e inermi sulla base di semplici sospetti, spesso infondati, o sotto la spinta di un cieco odio ideologico. Avevano provocato le rappresaglie dei tedeschi, sparando e poi fuggendo.
Avevano torturato i fascisti catturati prima di sopprimerli. E quando si trattava di donne, si erano concessi il lusso di tutte le soldataglie: lo stupro, spesso di gruppo. A conti fatti, anche la Resistenza si era macchiata di orrori. Quelli che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ricorderà nel suo primo messaggio al Parlamento, il 16 maggio 2006, con tre parole senza scampo: «Zone d’ombra, eccessi, aberrazioni».
- Un’eredità pesante, tenuta nascosta per decenni da un insieme di complicità.
- L’opportunismo politico che imponeva di esaltare sempre e comunque la lotta partigiana.
- Il predominio culturale e organizzativo del Pci, regista di un’operazione al tempo stesso retorica e bugiarda.
- La passività degli altri partiti antifascisti, timorosi di scontrarsi con la poderosa macchina comunista, la sua propaganda, la sua energia nel replicare colpo su colpo.
Soltanto una piccola frazione della classe dirigente italiana si è posta il problema di capire che cosa si nascondeva dietro il sipario di una storia contraffatta della nostra guerra civile. E ha iniziato a farsi delle domande a proposito del protagonista assoluto della Resistenza: i comunisti.
Ancora oggi, nel 2012, qualcuno si affanna a dimostrare che a scendere in campo contro tedeschi e fascisti e stato un complesso di forze che comprendeva pure soggetti moderati: militari, cattolici, liberali, persino figure anticomuniste come Edgardo Sogno. È vero: c’erano anche loro nel blocco del Corpo volontari della liberta.
Ma si e trattato sempre di minoranze, a volte di piccole schegge. Impotenti a contrastare la voglia di egemonia del Pci e i comportamenti che ne derivavano. Del resto, i comunisti perseguivano un disegno preciso e potente che si è manifestato subito, quando ancora la Resistenza muoveva i primi passi.
- Volevano essere la forza numero uno della guerra di liberazione.
- Un conflitto che per loro rappresentava soltanto il primo tempo di un passaggio storico: fare dell’Italia uscita dalla guerra una democrazia popolare schierata con l’Unione Sovietica.
- Dopo il 25 aprile 1945 le domande sulle vere intenzioni dei comunisti italiani si sono moltiplicate, diventando sempre più allarmate.
Mi riferisco ad aree ristrette dell’opinione pubblica antifascista. La grande maggioranza della popolazione si preoccupava soltanto di sopravvivere. Con l’obiettivo di ritornare a un’esistenza normale, trovare un lavoro e conquistare un minimo di benessere.
Piccoli tesori perduti nei cinque anni di guerra. Ma le élite si chiedevano anche dell’altro. Sospinte dal timore che il dopoguerra italiano avesse un regista e un attore senza concorrenti, si interrogavano sul futuro dell’Italia appena liberata. Sarebbe divenuta una democrazia parlamentare oppure il suo destino era di subire una seconda guerra civile scatenata dai comunisti, per poi cadere nelle grinfie di un regime staliniano? Era una paura fondata su quel che si sapeva della guerra civile spagnola.
Nel 1945 non era molto, ma quanto si conosceva bastava a far emergere prospettive inquietanti. Anche in Spagna era esistita una coalizione di forze politiche a sostegno della repubblica aggredita dal nazionalismo fascista del generale Francisco Franco.
- Ma i comunisti iberici, affiancati, sostenuti e incoraggiati dai consiglieri sovietici inviati da Stalin in quell’area di guerra, avevano subito cercato di prevalere sull’insieme dei partiti repubblicani, raccolti nel Fronte popolare.
- A poco a poco era emerso un inferno di illegalità spaventose.
- Arresti arbitrari.
Tribunali segreti. Delitti politici brutali. Carceri clandestine dove i detenuti venivano torturati e poi fatti sparire. Assassinii destinati ad annientare alleati considerati nemici. Il più clamoroso fu il sequestro e la scomparsa di Andreu Nin, il leader del Poum, il Partito operaio di unificazione marxista.
- Il Poum era un piccolo partito nel quale militava anche George Orwell, lo scrittore inglese poi diventato famoso per Omaggio alla Catalogna, La fattoria degli animali e 1984.
- Orwell aveva 34 anni, era molto alto, magrissimo, sgraziato, con una faccia da cavallo.
- Era arrivato a Barcellona da Londra alla fine del 1936.
Una fotografia lo ritrae al fondo di una piccola colonna di miliziani del Poum. Una cinquantina di uomini, preceduti da un bandierone rosso con la falce e martello, la sigla del partito e la scritta «Caserma Lenin», la base dell’addestramento. Orwell stava sul fronte di Huesca quando i comunisti e i servizi segreti sovietici decisero la fine del Poum.
Lo consideravano legato a Lev Davidovic Trotsky, il capo bolscevico diventato nemico di Stalin. In realta era soltanto un gruppuscolo antistaliniano con 10 mila iscritti. L’operazione per distruggerlo venne ordita e condotta da Aleksandr Orlov, il nuovo console generale dell’Urss a Barcellona, ma di fatto il capo della filiale spagnola del Nkvd, la polizia segreta sovietica.
Nel giugno 1937, un decreto del governo repubblicano guidato dal socialista di destra Juan Negrin, succube dei comunisti, dichiaro fuori legge il Poum, sospettato a torto di cospirare con i nazionalisti di Franco. Tutti i dirigenti furono imprigionati.
- Se qualcuno non veniva rintracciato, toccava alla moglie finire in carcere.
- Gli arrestati si trovarono nelle mani del Nkvd che li rinchiuse in una prigione segreta, una chiesa sconsacrata di Madrid.
- Interrogato e torturato per quattro giorni, Nin rifiuto di firmare l’accusa assurda che gli veniva rivolta: l’aver comunicato via radio al nemico nazionalista gli obiettivi da colpire con l’artiglieria.
Gli sgherri di Orlov lo trasportarono in una villa fuori città. Qui misero in scena una finzione grottesca: la liberazione di Nin per opera di un commando di agenti della Gestapo nazista, incaricati da Hitler di salvare il leader del Poum. Ma si trattava soltanto di miliziani tedeschi di una Brigata internazionale, al servizio di Orlov.
Nin scomparve, ucciso di nascosto e sepolto in un luogo rimasto segreto per sempre. E come lui, tutti i suoi seguaci svanirono nel nulla. Quanto accadeva in Spagna fu determinante per la svolta ideologica di uno scrittore americano di sinistra, John Dos Passos. Scrisse: «Ciò che vidi mi provoco una totale disillusione rispetto al comunismo e all’Unione Sovietica.
Il governo di Mosca dirigeva in Spagna delle bande di assassini che ammazzavano senza pietà chiunque ostacolasse il cammino dei comunisti. Poi infangavano la reputazione delle loro vittime con una serie di calunnie». Le stesse infamie, sia pure su scala ridotta, vennero commesse in Italia da bande armate del Pci, durante e dopo la guerra civile.
- C’è da scommettere che il nuovo libro di Giampaolo Pansa, La guerra sporca dei partigiani e dei fascisti (Rizzoli, pagg.446, euro 19,50; in libreria dal 10 ottobre), farà infuriare le vestali della Resistenza.
- Mai in maniera così netta come nell’introduzione al volume (di cui per gentile concessione pubblichiamo un estratto) i crimini partigiani sono equiparati a quelli dei fascisti.
Giampaolo Pansa imbastisce un romanzo che, sull’esempio delle sue opere più note, racconta la guerra civile in chiave revisionista, sottolineando le storie dei vinti e i soprusi dei presunti liberatori, i partigiani comunisti in realtà desiderosi di sostituire una dittatura con un’altra, la loro.
Chi ha aiutato l’Italia nella seconda guerra mondiale?
Alleanze principali durante la Seconda Guerra Mondiale (1939~1945) – Durante la Seconda Guerra Mondiale si formarono due alleanze principali: le potenze dell’Asse e gli Alleati. I tre membri principali dell’alleanza conosciuta come Asse erano Germania, Italia e Giappone, Questi Paesi erano guidati dal dittatore tedesco Adolf Hitler, dal dittatore italiano Benito Mussolini e dall’imperatore giapponese Hirohito. Nel settembre del 1940, i tre Paesi formalizzarono la loro alleanza tramite il Patto Tripartito.
Successivamente, altri cinque Paesi aderirono al Patto Tripartito diventando potenze dell’Asse. Tali Paesi erano: Bulgaria, Croazia, Ungheria, Romania e Slovacchia. Tutti e sei gli alleati europei dell’Asse della Germania parteciparono all’Olocausto, uccidendo gli ebrei o trasferendoli sotto la custodia tedesca per essere uccisi.
Le potenze degli Alleati erano guidate da Gran Bretagna, Stati Uniti e Unione Sovietica, Questi Paesi erano guidati dal primo ministro inglese Winston Churchill, dal presidente statunitense Franklin D. Roosevelt e dal premier sovietico Joseph Stalin. Il 1° gennaio 1942, gli Alleati formalizzarono la loro alleanza firmando la Dichiarazione delle Nazioni Unite.
Lo stesso giorno, altri quindici stati indipendenti firmarono la Dichiarazione. Inoltre, la Dichiarazione fu firmata dai governi in esilio di altri otto stati che in quel momento storico erano occupati dalle potenze dell’Asse. Entro il marzo del 1945, altri ventuno stati dichiararono guerra alla Germania e firmarono la Dichiarazione.
A differenza degli Alleati, le potenze dell’Asse non crearono istituzioni per coordinare la politica estera o per condurre operazioni militari congiunte. Tuttavia, si impegnarono a fornirsi supporto militare e politico a vicenda.
Quando l’Italia si allea con l’America?
Con articoli tratti da «RS – Ricerche Storiche» La sera dell’8 settembre, in un famoso comunicato alla radio, il generale Badoglio rese noto l’armistizio firmato in gran segreto con le forze alleate qualche giorno prima. A nulla valse la richiesta in extremis di un rinvio rivolta direttamente al presidente americano F.D. Non restò che piegarsi e preparare l’alternativa della fuga. Del resto, si era giunti a tale conclusione non senza tentennamenti, voltafaccia, piccole astuzie e sottovalutando i rapporti di forza, la qual cosa avrebbe comportato per il paese una svolta decisiva e terribile.
- Nella memoria collettiva l’8 settembre è divenuto uno dei momenti più tragici della storia nazionale.
- All’annuncio seguì la precipitosa fuga notturna da Roma di re, governo e comando supremo.
- L’unica direttiva alle forze armate furono le oscure parole lette da Badoglio alla radio, con l’unica preoccupazione di non cadere in mani tedesche.
Soltanto alle 0:50, in seguito a valanghe di richieste di istruzioni, il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Roatta fa trasmettere il fonogramma “Ad atti di forza reagire con atti di forza”, Scatta su tutto il territorio italiano, in Francia, in Croazia, in Grecia e Jugoslavia il piano tedesco per il disarmo delle truppe italiane.
Si tratta di 1.090.000 uomini dislocati in Italia e di 900.000 dislocati nei Paesi occupati. Un esercito numericamente notevole ma male equipaggiato e con armamento inadeguato alle esigenze del momento. La notizia dell’armistizio è pubblicata dai giornali italiani (9 settembre 1943), La famiglia reale e i generali, in fuga, raggiungono Pescara e si imbarcano per Brindisi; Roma è abbandonata, e nessuno ne ha organizzato la difesa.
L’unico che si impegna in tal senso, è il generale Caviglia, storico rivale di Badoglio. Nasce il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) : gli antifascisti cercano di coprire il vuoto di potere. Iniziano ad organizzarsi le prime formazioni partigiane che daranno vita a forme di Resistenza armata e civile per i restanti venti mesi di guerra.
- Nel nord Italia a Salò si forma la Repubblica Sociale Italiana fortemente voluta dai nazisti di Hitler per meglio poter operare sul territorio italiano.
- La notizia dell’armistizio a Reggio Emilia venne appresa alle 19,42 per radio e suscitò nei reggiani esplosioni di gioia, ma subito preoccupazione.
- Lo stato d’animo era profondamente diverso rispetto a quanto avvenne il 25 luglio alla caduta del fascismo.
Allora si riteneva che si sarebbe usciti presto dalla guerra voluta da Mussolini, invece la politica badogliana aveva frustrato duramente la gioia popolare con l’eccidio delle “Reggiane”, continuando la guerra e aprendo le porte ai tedeschi. Ora la gioia della notizia dell’armistizio si intrecciava con la domanda di come l’avrebbero presa i tedeschi, quale sarebbe stata la loro reazione e in quale situazione concreta si sarebbero trovate le migliaia di uomini alle armi lontane lontani da casa, sparsi per l’Italia e all’estero.
Quando è stata liberata l’Italia dai tedeschi?
25 Aprile: storia di una giornata memorabile – Una puntata dedicata alla Liberazione dell’Italia dall’occupazione nazifascista. Una Liberazione che è stata sì una grande festa di popolo, ma che ha coinciso anche con una pagina drammatica della nostra storia: la resa dei conti con il fascismo e con i fascisti, chiamati a rispondere di vent’anni di regime.
Massimo Bernardini inizia a raccontare la storia di questo straordinario avvenimento partendo dal 1943, perché è dall’estate di quell’anno che l’Italia comincia ad essere liberata, dalla Sicilia a salire verso il nord per arrivare al 25 aprile del 1945, la data che gli italiani hanno scelto per celebrare la Liberazione.
Vedremo anche come tale ricorrenza, nel corso degli anni, sarà celebrata, vissuta, discussa, esaltata o quasi dimenticata. Ma il 25 aprile non racconta solo la storia nazionale del secondo Novecento, parla anche un po’ degli italiani.
Per cosa combattono i partigiani?
Per ‘lotta partigiana’ si intende una guerra di difesa di natura civile contro un’occupazione militare, la conquista o la colonizzazione di un territorio.
Chi era a capo dei partigiani?
I partigiani – Luigi Longo, “Italo”, il comandante generale delle Brigate Garibaldi. Dotate di scarso equipaggiamento, le formazioni partigiane non adottavano divise, vestivano in modo disparato e utilizzavano fazzoletti colorati di riconoscimento: rossi nelle formazioni garibaldine, verdi nei reparti di Giustizia e Libertà, azzurri nei gruppi autonomi.
Nell’ultimo anno, la maggior parte dei gruppi partigiani adottò distintivi sui copricapi e nelle giubbe: la stella rossa per i garibaldini, lo scudetto con la fiaccola e le lettere G e L per i giellisti, le coccarde tricolori per gli autonomi. Si cercò inoltre di standardizzare un vestiario comune basato su giacche a vento e pantaloni lunghi, si adottò un sistema di insegne di grado, semplice e poco appariscente.
Le armi e le munizioni non erano abbondanti; fornite dai lanci dagli aerei alleati o dal bottino catturato al nemico, consistevano principalmente nei fucili e moschetti mod.91, nei mitra MP 40 tedeschi, MAB38 italiani, Sten britannici; raramente erano disponibili carabine M1 americane e mitra Marlin o Thompson,
Tra le armi di squadra erano disponibili mitragliatrici leggere Breda e qualche Bren, mortai 81, mentre totalmente assenti erano le armi pesanti e le artiglierie. Riguardo alla denominazione dei combattenti della Resistenza divenne presto popolare il termine, di origine medievale utilizzato dai condottieri e dalle milizie di un partito, “partigiani”, connesso al concetto di difesa della propria terra e anche con qualche richiamo al comunismo.
I vertici politici invece gli preferirono a livello ufficiale “volontari per la libertà”, poiché “partigiani” fu respinto dai comunisti e dai democristiani e destò perplessità negli azionisti (che al suo posto proposero il termine “patrioti”). Altri termini più raramente adottati per designare i combattenti furono quelli di “ribelle”, “fuori legge” e anche “banditi”, che era la denominazione usuale dei nazifascisti.
Chi ha liberato l’Italia il 25 aprile 1945?
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
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Milano: gruppi di partigiani festeggiano la vittoria nei giorni della liberazione | ||
Data | 8 settembre 1943 – 2 maggio 1945 | |
Luogo | Italia ; conflitto tra alleati ed Esercito Cobelligerante Italiano contro la Germania e la RSI; occasionali azioni fasciste di propaganda, spionaggio, guerriglia e sabotaggio nel restante territorio italiano | |
Causa | Annuncio dell’ armistizio di Cassibile | |
Esito | Caduta della RSI e fine dell’occupazione tedesca in Italia | |
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Raffaele Cadorna Ferruccio Parri Luigi Longo Pietro Secchia Umberto di Savoia Ivanoe Bonomi Vincenzo Dapino Umberto Utili Dwight Eisenhower Harold Alexander Mark Clark Fëdor Andrianovič Poletaev | Benito Mussolini † Rodolfo Graziani Alessandro Pavolini † Renato Ricci Junio Valerio Borghese Albert Kesselring Karl Wolff |
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In Sicilia: 22.000 soldati alleati morti, feriti e dispersi/prigionieri Nel continente italiano: 313.000 soldati alleati morti, feriti e dispersi/prigionieri circa 8.000 aerei ; 20.000 soldati dell’ Esercito Cobelligerante Italiano, circa 40.000 tra partigiani e militari italiani del Corpo Volontari della Libertà | 336.500 soldati tedeschi morti, feriti e dispersi/prigionieri ; circa 40.000 militari e paramilitari della RSI | 10.000 civili tra scontri, bombardamenti e rappresaglie |
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La guerra di liberazione italiana fu il complesso di operazioni militari ed azioni di guerriglia condotte durante la campagna d’Italia dagli Alleati, dall’ Esercito Cobelligerante Italiano e dalle brigate partigiane della resistenza italiana contro la Germania nazista e la Repubblica Sociale Italiana,
La campagna si concluse con la liberazione dell’ Italia dall’occupazione nazifascista, Dal punto di vista formale, il Regno d’Italia (limitato alle regioni occupate dagli Alleati) dichiarò guerra alla Germania nazista il 13 ottobre 1943, ma già dalla sera dell’8 settembre, mentre il Regio Esercito senza ordini efficaci da parte del Comando supremo si disgregava e cedeva le armi sotto l’attacco tedesco – pur con alcuni rilevanti episodi di resistenza armata – esponenti dei partiti antifascisti avevano costituito le prime organizzazioni politico-militari per opporsi all’occupante, dando inizio alla Resistenza partigiana, già animata – soprattutto nei primi mesi – in larga parte da militari italiani sfuggiti alla cattura da parte tedesca.
Gli storici hanno evidenziato più aspetti contemporaneamente presenti all’interno del fenomeno della Resistenza: “guerra patriottica” e lotta di liberazione dall’invasore straniero; ” guerra civile ” tra antifascisti e fascisti, collaborazionisti con i tedeschi; e persino “guerra di classe” per la presenza di aspettative rivoluzionarie.
Dopo quasi due anni di combattimenti sia sulla linea del fronte che nelle regioni occupate ed amministrate dai tedeschi, con la collaborazione del nuovo Stato fascista costituito da Mussolini dopo la liberazione dalla prigionia sul Gran Sasso, le ostilità cessarono formalmente il 29 aprile 1945 con la resa incondizionata dell’esercito tedesco,
Successivamente a questa data, vi furono ancora alcuni combattimenti su territorio italiano e violenze e rappresaglie contro reparti fascisti ed esponenti politici o militari collaborazionisti. Le operazioni si svolsero a partire dal settembre 1943 dopo l’ armistizio di Cassibile e sino alla fine della seconda guerra mondiale,
Che cosa avvenne il 25 aprile 1945 a Milano e Genova?
L’atto di resa delle truppe tedesche, firmato a Genova il 25 Aprile 1945.
Chi erano i partigiani riassunto?
Chi erano i partigiani – I partigiani erano i combattenti che abbracciarono la lotta armata contro il fascismo e il nazismo. Vivevano per lo più nascosti nelle zone montuose dell’Appennino e delle Alpi o tentavano di resistere nelle città con atti di guerriglia.
- Con il coordinamento del CLN e l’appoggio militare degli Alleati, iniziarono a essere sempre più efficaci nella resistenza armata.
- Se i primi partigiani furono per lo più giovani e militari, stanchi di servire un regime autoritario in una guerra distruttiva, furono anche molti i cittadini comuni e le donne che presero parte ai combattimenti.
Anni dopo la fine della guerra, Bella Ciao, un canto conosciuto in Emilia Romagna, diventerà l’inno postumo della Resistenza italiana.
Chi è che ha vinto la Seconda guerra mondiale?
In questo appunto viene descritta la Seconda Guerra Mondiale, di cui vengono presi in considerazioni tutti gli eventi di questo conflitto, come per esempio l’invasione della Polonia, che scatenò il conflitto, come Hitler dilaghi in tutto il Continente europeo, conquistando in particolare la Francia e non riuscendo però a sconfiggere la Gran Bretagna e l’Unione Sovietica nel corso dell’Operazione Barbarossa.