Cosa Sono I Linfonodi? - []

Cosa Sono I Linfonodi?

Quando i linfonodi sono preoccupanti?

Meglio rivolgersi subito se, oltre all’ingrossamento delle ghiandole, la zona si rivela arrossata, calda e dolente (anche se questo aspetto indirizza verso diagnosi diverse da quella di tumore) oppure se al tatto si sente una superficie irregolare, e se le ghiandole sono molto dure, oppure sembrano adese ai piani sotto

Dove si trovano i linfonodi pericolosi?

I linfonodi ingrossati sono spesso il sintomo di un’ infezione batterica o virale, Non è però da escludere che possano essere la conseguenza di una malattia autoimmune o, più raramente, di un tumore. Raramente anche alcuni farmaci, come certi antiepilettici, possono portare a un ingrossamento dei linfonodi.

Quando un linfonodo è un tumore?

E se fosse un tumore? – Le dimensioni dei linfonodi interessati da un tumore possono essere maggiori di quelli che si ingrossano in risposta a un’infezione, ma quel che fa la differenza è soprattutto il fatto che il loro diametro non torni alla normalità nel giro di qualche settimana o anzi tenda ad aumentare con il tempo.

Meglio rivolgersi subito al curante se la zona dove si rilevano i linfonodi ingrossati si rivela anche arrossata, calda e dolente (anche se questo aspetto indirizza verso diagnosi una causa infettiva), oppure se toccandola si sente una superficie irregolare, dura, oppure i linfonodi sembrano adesi ai piani sotto o sovrastanti.

Occorre poi segnalare immediatamente al medico se compaiono

  • febbre,
  • sudorazioni notturne
  • o soprattutto un’inspiegabile perdita di peso.

Particolarmente sospetto è l’ingrossamento dei linfonodi che si trovano al di sopra della clavicola : un loro aumento di volume è spia di un tumore maligno nel 90% dei casi se il paziente ha più di 40 anni, e in un quarto dei casi nelle persone più giovani. Il cancro può colpire i linfonodi in due modi:

  • può originare dalla ghiandola
  • o invaderla da qualche altra origine.

Il cancro che origina nei linfonodi prende il nome di linfoma, di cui ricordiamo il linfoma di Hodgkin e il linfoma non Hodgkin, Più frequentemente il cancro origina in qualche altra parte del corpo e si diffonde poi ai linfonodi o ad altre aree attraverso il circolo sanguigno o attraverso quello linfatico.Se si diffondono nel sistema linfatico, le cellule possono raggiungere linfonodi.

  1. Qualunque sia il modo, la maggior parte delle cellule cancerose circolanti muore o viene uccisa prima di poter cominciare a crescere in altre zone, ma se anche solo una cellula sopravvive può colonizzare la nuova area, iniziare a crescere e formare nuovi tumori.
  2. Questa replica del cancro in una nuova parte dell’organismo è detta metastasi.

Di solito i linfonodi ingrossati sono in prossimità della parte del corpo interessata dalla malattia, ma non è sempre così. Per riuscire a colonizzare nuove zone, le cellule cancerose devono alquanto modificarsi.

  1. Anzitutto devono riuscire a separarsi dal tumore originale e quindi ad attaccarsi alla parete esterna di un vaso linfatico o sanguigno.
  2. Poi, devono migrare attraverso la parete del vaso per entrare nel sangue o nella linfa e arrivare in un nuovo organo o in un linfonodo.

Quando un cancro cresce all’interno di linfonodi, in genere colpisce i linfonodi nelle sue vicinanze. Sono i linfonodi che hanno fatto la maggior parte del lavoro di filtraggio o soppressione delle cellule cancerose.

Cosa vuol dire quando si ingrossano i linfonodi?

I linfonodi ingrossati possono essere prevenuti? – I linfonodi ingrossati non sono una patologia, molto spesso sono semplicemente segno dell’attivazione delle difese immunitarie e non si devono prevenire, perché altrimenti avremmo un meccanismo di difesa in meno.

Come si vede se un linfonodo è maligno?

Quali linfonodi ingrossati sono pericolosi? – L’ingrossamento dei linfonodi, come detto in precedenza, può essere il segnale di malattie più o meno gravi. L’aumento di volume provocato da patologie gravi può interessare i linfonodi di diverse parti del corpo.

Come si curano i linfonodi?

In generale, stare a riposo, assumere farmaci antidolorifici e applicare impacchi caldi può alleviare il dolore e sgonfiare i linfonodi ingrossati. Se l’ingrossamento è dovuto a infezione virale, il problema in genere passa da solo.

Quali infezioni fanno ingrossare i linfonodi?

Quali patologie possono associarsi ai linfonodi ingrossati? – Le più frequenti patologie che possono causare l’ingrossamento dei linfonodi sono le infezioni virali (per es.: mononucleosi, infezione da Varicella Zoster, Citomegalovirus, l’HIV) o batteriche (Streptococco, sifilide, tubercolosi) o parassitarie (toxoplasmosi, leishmaniosi).

Quanto si vive con un tumore ai linfonodi?

Quanto si vive? Il linfoma di Hodgkin è un tumore associato ad elevate percentuli di sopravvivenza, mediamente oltre l’86% dei pazienti sopravvive a cinque anni dalla diagnosi ; la speranza di vita si riduce all’avanzare dell’età.

Quale sono i sintomi dei linfonodi?

In genere il rigonfiamento dei linfonodi compare all’improvviso e può essere accompagnato da: Ingrandimento che dura per un periodo di tempo prolungato e progredisce rapidamente. Gonfiore che supera i 4 cm e/o è generalizzato dei linfonodi in tutto il corpo o in alcune regioni linfonodali. Dolore alla palpazione.

Quando un linfonodo è benigno?

Classificazione: –

  • Linfonodi testa-collo: zona laterale del collo (latero-cervicale), linfonodi sottomandibolari (linfonodi della gola) sotto al mento, a livello delle ghiandole salivari.
  • Linfonodi arto superiore della parete toracica: linfonodi ascellari, mediastinici.
  • Linfonodi arto superiore e parete addominale: linfonodi inguinali, linfonodi viscerali (intestino, fegato, pancreas, stomaco, esofago, polmoni, cuore, reni, vescica, testicoli).
  • Cause parafisiologiche: Esempio: depilazione ascellare.
  • Cause infiammatorie: agenti patogeni (virus e batteri) oppure malattie autoimmuni.
  • Cause neoplastiche: cellule neoplastiche che provocano l’insorgenza di uno stato infiammatorio, spesso vascolarizzazione atipica.

Linfonodi reattivi: benigni o maligni Benigni: aumento determinato da una patologia di natura non neoplastica, ecografia: ( struttura ampia, ipoecogena) definita, che occupa la parte centrale del linfonodo reattivo. Maligni: tumore solido localizzato in prossimità dei linfonodi reattivi, una neoplasia ematologica o una metastasi.

  1. La differenza più significativa tra benigno e maligno è data dalla presenza di vascolarizzazione periferica di questi ultimi.
  2. Da valutare: forma, motilità, vascolarizzazione, consistenza, dimensioni della ghiandola.
  3. Coordinatore del progetto “Prevenzione è salute”
  4. Dott. Cosmo Sammarra

: Linfonodi e sistema linfatico: aumenti di volume e malattie – Studio Medico Sammarra

Cosa succede se i linfonodi sono positivi?

A cosa serve la biopsia del linfonodo sentinella – Una biopsia del linfonodo sentinella è una procedura in cui il linfonodo sentinella viene identificato, rimosso ed esaminato per determinare se sono presenti cellule tumorali, È usato in persone a cui è già stato diagnosticato un cancro ; di conseguenza, non si tratta di un test di prevenzione, come ad esempio la,

  • Un risultato negativo suggerisce che il cancro non si è ancora diffuso ai linfonodi vicini o ad altri organi.
  • Un risultato positivo indica che il cancro è presente nel linfonodo sentinella e che potrebbe essersi diffuso ad altri linfonodi vicini e, possibilmente, ad altri organi.

Queste informazioni possono aiutare un medico a determinare lo stadio del cancro e sviluppare un piano di trattamento appropriato,

Qual è il linfoma più pericoloso?

Il linfoma B aggressivo più comune è il linfoma a grandi cellule B ; altre forme sono il linfoma a grandi cellule B primitivo del mediastino, il linfoma mantellare e, forme ancora più aggressive, il linfoma di Burkitt, il linfoma plasmablastico e il linfoma linfoblastico.

Perché si formano i linfonodi?

Perché s’ingrossano? – I linfonodi si possono ingrossare per vari motivi. Nella maggior parte dei casi le cause sono benigne : infezioni di natura batterica o virale. Alcuni di noi hanno per costituzione i linfonodi più ingrossati rispetto alla popolazione normale.

Molte volte s’infiammano e aumentano di dimensioni per colpa di germi che colonizzano i linfonodi dall’interno. Queste ghiandole sono una barriera immunologica contro le infezioni: s’ingrossano per uccidere i germi. Ci riescono quasi sempre, a meno che il sistema immunitario non sia “difettoso”. Entro pochi giorni o settimane i linfonodi ritornano alle dimensioni normali, dopo aver risolto l’infezione.

Questo meccanismo di difesa si attiva molto spesso, anche se non ce ne accorgiamo.

Chi è il medico che cura i linfonodi?

Di che cosa si occupa il linfologo? – Il linfologo in particolare si occupa di valutare lo stato del sistema linfatico di una persona, sia con la visita medica sia con l’ausilio di esami ematochimici e strumentali. Il linfologo può occuparsi delle patologie linfostatiche, ossia delle patologie legate alla stasi della linfa, oppure delle patologie che colpiscono gli organi linfoidi,

Cosa succede se si tolgono i linfonodi?

Conseguenze di una dissezione ascellare – In alcuni casi la dissezione ascellare può dar adito a complicanze, più o meno impegnative. Poiché i linfonodi hanno il compito di raccogliere la linfa circolante nei tessuti, la loro asportazione può causare infatti un accumulo persistente di linfa a livello della ferita ascellare, che generalmente si risolve dopo alcune settimane o anche dell’arto superiore (linfedema) con progressivo gonfiore del braccio e della mano.

Dove sono attaccati i linfonodi?

I linfonodi sono punti di raccolta delle dimensioni di un pisello che filtrano germi e cellule dal liquido linfatico. Sono situati in tutto il corpo, ma molti sono raggruppati nel collo, sotto le braccia e nella regione inguinale.

Come si cura il tumore ai linfonodi?

Linfoma di Hodgkin (LH): disturbi, cause e cure – ISSalute Dettagli Pubblicato: 30 Aprile 2018 – Ultimo aggiornamento: 14 Dicembre 2020 I linfomi, maligni del sistema linfatico, sono un gruppo eterogeneo di neoplasie che originano da cellule dei sistemi linfatico e reticolo endoteliale, che a causa di una incontrollata moltiplicazione delle cellule, formano una massa, il tumore appunto.

Essenzialmente sono di due tipi: Hodgkin (circa il 30% dei casi) e (). Thomas Hodgkin, nel 1832 raggruppò una serie di sintomi che includevano l’ingrossamento della milza e dei linfonodi in una patologia che da lui prese il nome. Il sistema linfatico è un elemento fondamentale del sistema immunitario, ed è costituito da una rete di vasi sottili distribuiti in tutto il corpo, che collega tra loro il midollo osseo, le tonsille, il timo, la milza e i linfonodi e che ha il compito di difendere l’organismo dalle malattie e di assicurare una corretta circolazione della linfa, un liquido chiaro che contiene i linfociti, un tipo di globuli bianchi che ha la funzione di combattere le La linfa trasporta i liquidi (fluidi) in eccesso, i materiali di scarto e i linfociti.

I linfociti sono di due tipi : i linfociti B, che maturano nel midollo osseo o negli organi linfatici e i linfociti T, che maturano nel timo. Il linfoma di Hodgkin è di tipo B e consiste in una proliferazione clonale di linfociti B localizzata o disseminata, che dà origine a cellule caratterizzate dal possedere due nuclei distinti.

  1. Il disturbo (sintomo) più comune causato dal linfoma di Hodgkin è il gonfiore, generalmente non doloroso, di un linfonodo del collo, delle ascelle o dell’inguine.
  2. Diffusione del Linfoma di Hodgkin Il linfoma di Hodgkin (LH) è un tumore relativamente raro (circa lo 0,5% dei casi di tumore accertati) e può manifestarsi a qualunque età anche se le fasce più a rischio sono quelle dei giovani dai 15 ai 35 anni e degli anziani di oltre 70 anni.
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Negli uomini il numero di nuovi casi (incidenza) è leggermente maggiore rispetto alle donne. Secondo i Registri Tumori AIRTUM, infatti, l’incidenza del LH è in aumento, con una stima nel 2013 di circa 1.000 nuovi casi tra le donne e 1.300 tra gli uomini.

Tuttavia, la mortalità è in diminuzione. La causa precisa del linfoma di Hodgkin è sconosciuta, sembra, esserci una predisposizione genetica associata a fattori ambientali, tesi avvalorata dall’ evidenza che la probabilità di ammalarsi aumenta se si hanno familiari di primo grado già colpiti da linfoma di Hodgkin.

Inoltre, il rischio aumenta in presenza di malattie che indeboliscono il sistema di difesa dell’organismo (sistema immunitario), in caso di cure a base di farmaci o, ancora, in caso di contagio avvenuto in passato con il virus di Epstein-Barr, responsabile della,

Inoltre l’incidenza è maggiore nei soggetti sieropositivi per il virus, L’unico modo per accertare la presenza della malattia è sottoporsi ad una, esame che consiste nel prelievo di una piccola quantità di tessuto (campione) da un linfonodo e nella sua analisi in laboratorio. Esiste una forma classica della malattia, osservata nel 90% dei casi ed una forma nodulare a predominanza linfocitaria più rara (10% dei casi).

Il linfoma di Hodgkin è un tumore moderatamente aggressivo ma può diffondersi rapidamente in tutto il corpo. Nonostante ciò, è uno dei tipi di cancro più semplici da curare. La scelta delle terapie dipende dallo stato generale di salute e dall’età, perché molte delle cure possibili possono essere “pesanti” da sopportare per l’organismo.

Inoltre, un altro fattore importante per la scelta della terapia più adatta ad ogni persona è il grado di diffusione del linfoma al momento della sua scoperta. Le cure più comunemente eseguite sono la, seguita da, o la chemioterapia da sola. Nel complesso, circa l’85% delle persone colpite da linfoma di Hodgkin ha una sopravvivenza di almeno cinque anni dal momento dell’accertamento (diagnosi) della malattia e la maggior parte di esse guarisce.

Tuttavia, una volta concluse le terapie, esiste il rischio di complicazioni a lungo termine, tra cui l’ e un aumento delle probabilità di sviluppare in futuro altri tipi di cancro. Il disturbo (sintomo) con cui il linfoma di Hodgkin si manifesta più comunemente è un ingrossamento dei linfonodi del collo (regione cervicale) o ascellare.

  • Generalmente, il gonfiore non è doloroso ma il dolore può comparire se si beve dell’alcol.
  • Altri sintomi si evidenziano quando la malattia si diffonde a sedi linfonodali contigue.
  • Il prurito persistente può essere un sintomo precoce.
  • L’ingrossamento di uno o più linfonodi, però, non significa necessariamente che sia presente un linfoma ma, molto più probabilmente, che il sistema di difesa dell’organismo (sistema immunitario) sta combattendo un’.

Nel linfoma di Hodgkin il gonfiore è causato da un numero eccessivo di linfociti B (un particolare tipo di linfociti) che si moltiplicano in modo anomalo e si accumulano in un linfonodo per poi invaderne altri. Peculiare è la presenza di cellule cosiddette Reed-Sternberg, linfociti che si distinguono per avere due nuclei e perché hanno perso gli antigeni di superficie normalmente presenti e caratteristici dei linfociti B.

Poiché questi linfociti hanno perso la capacità di combattere le infezioni, la persona colpita diventa più vulnerabile e si ammala con maggiore facilità. Il linfoma di Hodgkin può svilupparsi in ogni parte del corpo ma le zone dove più frequentemente compare sono, nell’ordine, i linfonodi del collo, poi quelli ascellari, i mediastinici, gli inguinali e gli addominali.

Altri disturbi (sintomi) possono includere sudorazioni notturne, inspiegabile perdita di appetito e, quindi di peso,, prurito diffuso, tosse persistente, affaticamento, difficoltà di respirazione. In generale, i disturbi (sintomi) che accompagnano il linfoma di Hodgkin dipendono anche dalla sede in cui si manifesta la malattia.

  • Se, ad esempio, colpisce i linfonodi presenti nell’addome, oltre ai disturbi più generali si potrebbero avere anche dolore addominale e/o senso innaturale di sazietà.
  • Spesso è presente splenomegalia, cioè ingrossamento della milza.
  • Qualora si osservino linfonodi gonfi per un periodo di tempo prolungato senza che siano presenti segni di infezione, è opportuno consultare il medico di famiglia.

Pur essendo improbabile che i disturbi possano essere causati dal linfoma di Hodgkin, è necessario scoprirne la causa perché potrebbero essere determinati da altre malattie che devono, comunque, essere accertate e curate. Se è presente una massa tumorale che comprime alcuni organi, possono verificarsi altri sintomi, come da ostruzione del dotto biliare, degli arti inferiori,, ascessi polmonari.

Sebbene sia certo che il linfoma di Hodgkin è causato da un cambiamento () del dei linfociti B (un tipo di globuli bianchi), la causa scatenante e il motivo esatto per cui la mutazione avvenga non sono noti; si può dire che esiste una predisposizione genetica associata a fattori ambientali. Il DNA fornisce alle cellule un insieme di istruzioni di base riguardo la loro crescita e la loro riproduzione.

La mutazione nel DNA modifica tali indicazioni e, di conseguenza, le cellule continuano a crescere e a riprodursi in modo incontrollato in uno o più linfonodi di una zona del corpo come, ad esempio, collo o inguine. Successivamente, potrebbero spostarsi e diffondersi nel midollo osseo, nella milza, nel fegato, nei polmoni e nella pelle.

Da studi recenti si è visto, in particolare, che nelle cellule tumorali c’è una importante diminuzione della funzione dei geni coinvolti nella regolazione della stabilità genomica e di produzione di citochine. Fattori di rischio Sono stati identificati alcuni fattori che possono aumentare il rischio di contrarre il linfoma di Hodgkin.

Essi includono: le condizioni che possono indebolire il sistema immunitario (come l’, o la terapia con farmaci dopo un trapianto), le situazioni in cui il sistema immunitario non è pienamente efficiente, un precedente contagio con il virus di Epstein-Barr (responsabile della ), con il Mycobacterium tubercolosis, con il virus dell’ Herpes 6, in persone con immunodeficienza congenita:,, sindrome di Chédiak-Higashi e con alcune malattie autoimmuni, come l’, il, il eritematoso sistemico.

  1. Oppure essere già stati colpiti da o essere (fattore di rischio maggiore per le donne).
  2. Il linfoma di Hodgkin può verificarsi a qualsiasi età, anche se i casi sono maggiormente diagnosticati in giovani adulti (intorno ai 20 anni), o negli anziani (70 anni e più).
  3. Il rischio di ammalarsi aumenta anche in presenza di familiari di primo grado già colpiti dalla malattia.

Inoltre, gli uomini hanno un rischio lievemente maggiore rispetto alle donne. In caso di sospetto di linfoma di Hodgkin, cioè in presenza di linfoadenopatie non dolenti, è indispensabile rivolgersi al medico. Se, dopo una visita accurata, si dovessero rilevare i segni caratterizzanti della malattia, verranno prescritti degli esami di approfondimento, per effettuare una diagnosi e, soprattutto, per stabilirne lo stadio ed individuare i fattori prognostici.

Biopsia del linfonodo L’accertamento (diagnosi) della malattia richiede l’esecuzione della, esame che consiste nel prelevare un frammento di linfonodo, o il linfonodo intero, per poi esaminarlo al microscopio. Generalmente, la biopsia è effettuata in, pertanto non richiede il ricovero. Tuttavia, se i linfonodi da analizzare dovessero essere profondi, potrebbe essere eseguita in,

La biopsia, qualora la malattia fosse presente, rivela la presenza di cellule di Reed-Sternberg (grosse cellule binucleate) in un infiltrato cellulare eterogeneo, costituito da istiociti (cellule presenti nel tessuto connettivo che esplicano una funzione fagocitaria nei confronti di diversi antigeni), linfociti, monociti, plasmacellule ed eosinofili.

  • Inoltre, per valutare l’estensione della malattia, potrebbe essere necessario eseguire altri tipi di esami.
  • Biopsia del midollo osseo Il medico potrebbe chiedere al malato di sottoporsi al prelievo di un campione di midollo osseo per verificare la presenza, o meno, di cellule cancerose al suo interno.

L’esame è effettuato in anestesia locale, quindi senza ricovero, inserendo un ago in un osso piatto (di norma del bacino) e prelevando un campione di sangue midollare e un frammento di midollo osseo da analizzare, successivamente, al microscopio.

  • Rachicentesi diagnostica
  • Serve a prelevare un campione di liquido cefalorachidiano, attraverso una puntura lombare, per verificare la presenza di un eventuale processo infiammatorio e/o infettivo a carico del cervello.
  • Esami del sangue
  • Sono eseguiti fin dall’accertamento della malattia, ad esempio, riveste particolare importanza il valore della alla diagnosi e, successivamente, per tutta la durata delle cure per valutare lo stato generale di salute, i valori dei globuli bianchi e rossi, delle e il funzionamento di organi come fegato e reni.
  • Diagnostica per immagini

Per verificare se il tumore è diffuso anche al torace e ai polmoni si esegue una, Altri esami come la tomografia assiale computerizzata (), la tomografia a emissione di positroni () che si basa sulla conoscenza che i tumori consumino più glucosio rispetto alle cellule sane, perciò durante questa indagine si somministra per via endovenosa un composto contenente zucchero radioattivo che si diffonde immediatamente in tutto il corpo.

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Dopo circa 2 ore si possono visualizzare le parti che assorbono più glucosio. La risonanza magnetica () e le possono essere prescritte dal medico per valutare il grado di diffusione della malattia in tutto il corpo. Stadiazione Una volta accertata (diagnosticata) la malattia è possibile verificare la sua diffusione nell’organismo mediante la cosiddetta stadiazione ().

Si tratta di un sistema di classificazione fondamentale e necessario da un punto di vista diagnostico e prognostico per iniziare le cure più indicate. Al momento il linfoma di Hodgkin è classificato con il sistema di Ann-Arbor o con una sua versione aggiornata, la classificazione di Cotswold.

  • I: apparente coinvolgimento di un’unica ghiandola linfodonale, o di un singolo organo extralinfonodale
  • II: coinvolgimento di due o più stazioni linfoghiandolari vicine l’una all’altra (ad es: tutte nel collo e nel torace, oppure tutte nell’addome)
  • III: coinvolgimento di multiple stazioni linfoghiandolari sia a livello sovradiaframmatico (collo/torace) che sottodiaframmatico (addominale o inguinale)
  • IV: coinvolgimento esteso di multiple stazioni linfonodali e di altri organi extra-linfonodali, come i polmoni, il fegato o le ossa
  1. Inoltre, per indicare lo stadio con maggiore precisione, ai numeri sono associate anche le lettere A (nessun sintomo), B (presenza di sintomi specifici), E (malattia che coinvolge altri organi adiacenti alla struttura linfonodale coinvolta), S (malattia che coinvolge la milza) e X (massa tumorale importante con un diametro massimo >10cm o che interessa più di 1/3 del diametro toracico).
  2. Come già detto precedentemente, esistono diversi tipi di linfoma di Hodgkin ma secondo la classificazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si considera un linfoma di Hodgkin classico ed uno nodulare a predominanza linfocitaria.
  3. Nel linfoma di Hodgkin classico, che rappresenta l’85% dei linfomi, le cellule solitamente presentano un programma differenziativo delle cellule B difettoso e una anomala espressione delle immunoglobuline.
  4. Sono stati identificati 4 sottotipi diversi basati sulle caratteristiche istologiche:
  • 1: con sclerosi da linfociti nodulari
  • 2: con cellularità mista
  • 3: con scarsa quantità di linfociti
  • 4: con molti linfociti

Avere queste informazioni è fondamentale per la clinica, anche se spesso è difficile identificare il sottotipo, perché la quantità del materiale bioptico non è sufficiente. Il primo tipo colpisce soprattutto i giovani da 15 a 34 anni, con una predominanza femminile ed è meno comune negli anziani.

Sembra più frequente tra gli strati sociali più ricchi, forse a causa di una esposizione tardiva alle comuni infezioni ed è spesso associato a infezione da virus Epstein-Barr. La maggior parte dei pazienti mostra linfoadenopatie, sono coinvolti soprattutto i linfonodi cervicali, mediastinici, sopraclavicolari e ascellari.

È caratterizzato da una scarsità di cellule neoplastiche e da un ricco contesto infiammatorio; i linfonodi presentano degli ammassi nodulari contornati da fasce di collagene, contenenti un numero variabile di cellule tumorali, il tutto è immerso in un ambiente infiammatorio.

Queste cellule formano degli aggregati che, a seconda della quantità, orientano la terapia da effettuare. Il secondo tipo è sempre positivo al virus Epstein-Barr e mostra associazione con altri virus che creano immunodeficienza nell’ uomo. È caratterizzato dalle classiche cellule tumorali di Reed-Steinberg immerse in ambiente infiammatorio.

Il terzo tipo è caratterizzato dalla presenza di piccoli linfociti B che formano noduli, spesso con centri germinali regrediti in periferia. Sono rare altre cellule di tipo infiammatorio. Il quarto tipo è il più raro ed è caratterizzato da un’abbondanza di cellule di Reed-Sternberg e da una quasi assenza di piccoli linfociti B reattivi.

  • Nonostante la variabilità nell’aspetto istologico dei 4 sottotipi, le cellule tumorali nel linfoma di Hodgkin, mostrano un fenotipo comune e l’immunoistochimica è uno strumento utile per la diagnosi.
  • La proteina CD30 è espressa in tutti i casi, mentre la CD15 nel 75-85% dei casi; queste evidenze hanno permesso lo sviluppo di terapie specifiche per questa neoplasia.

Si è visto che anche le componenti del microambiente tumorale hanno un impatto sulla prognosi della malattia, per esempio il numero dei macrofagi tumorali è strettamente associato con la refrattarietà alla terapia, una ricaduta precoce ed una sopravvivenza ridotta nei pazienti adulti.

Nella gran parte dei casi di linfoma di Hodgkin è possibile guarire con la, da sola o in combinazione con la, una sopravvivenza libera da malattia a 5 anni dalla fine della terapia, è considerata una guarigione. Chemioterapia Dato che alcune chemioterapie disponibili sottopongono il malato a forte fisico, la scelta delle cure è strettamente dipendente dall’età e dallo stato generale di salute del malato.

In ogni caso, si tratta di terapie che consentono di raggiungere la guarigione o la fase in cui il linfoma non causa disturbi (remissione) per molti anni, soprattutto se la malattia è stata scoperta prima che raggiungesse altri organi al di fuori del sistema linfatico.

La scelta dell’approccio terapeutico, quindi, è piuttosto complessa e si basa sulla stadiazione esatta della malattia. Prima di iniziarla si chiede al paziente di conservare il liquido seminale o gli ovociti, per preservare la fertilità. Successivamente si procede con la terapia. Negli stadi precoci della malattia (IA-IIA, IB e IIB) si somministra una chemioterapia di breve durata composta da doxorubicina, vinblastina, bleomicina e dacarbazina (ABVD), seguita da radioterapia o solo chemioterapia per un tempo più lungo.

Questo trattamento guarisce circa l’80% dei malati. Gli stadi IIIA e IIIB sono trattati solo con ABVD e si è osservata la guarigione nel 70-80% dei casi. Gli stadi IVA e IVB sono trattati sempre con ABVD, ma nei casi in cui c’è positività alla ( positron emission tomography ) che permette una caratterizzazione metabolica della malattia, si procede alla somministrazione aumentata di bleomicina, con l’aggiunta di etoposide, doxorubicina, ciclofosfamide, vincristina, procarbazina e prednisolone.

  1. Per una prognosi migliore tutti i pazienti debbono avere, alla fine dei cicli chemioterapici, una PET negativa.
  2. Nei casi refrattari alla chemioterapia, negli ultimi anni sono stati introdotte terapie biologiche a base di come il Nivolumab e il Pembrolizumab.
  3. I farmaci utilizzati per la chemioterapia sono somministrati in vena o per bocca (via orale).

La cura, generalmente, dura alcuni mesi ed è effettuata senza ricovero, a meno che non si presentino effetti indesiderati (effetti collaterali) tali da renderlo necessario. Tra questi, il più critico è il danno al midollo osseo che può causare affaticamento, fiato corto, maggiore predisposizione alle, facilità alla formazione di lividi e al sanguinamento.

In presenza di tali effetti è probabile che la cura sia temporaneamente sospesa finché il numero di cellule del sangue sane non sia tornato a valori adeguati. Altri effetti indesiderati che potrebbero verificarsi includono nausea,,, stanchezza, perdita dell’appetito, ulcere alla bocca, perdita dei capelli e,

Alcuni chemioterapici possono influire negativamente sull’attività cardiaca, altri possono aumentare il rischio di sviluppare un secondo tumore in futuro. Molti di questi effetti cessano alla fine della cura. Nel caso in cui la chemioterapia non dia i risultati aspettati e i pazienti non siano negativi alla PET, è indispensabile ricorrere al autologo utilizzando le cellule staminali emopoietiche (le cellule dalle quali derivano tutte le cellule del sangue) del paziente.

  • Possono essere prelevate direttamente dal sangue o dal midollo osseo, la reinfusione delle cellule staminali permette di accelerare la ripresa delle cellule del sangue riducendo gli effetti tossici della chemioterapia ad alte dosi.
  • Nei casi con più ricadute è possibile attivare un trapianto da donatore (trapianto allogenico) che è in grado di guarire una buona percentuale di pazienti.

Radioterapia La radioterapia consiste nell’uso di radiazioni ad alta energia allo scopo di distruggere le cellule tumorali, salvaguardando quelle sane. è utilizzata, principalmente, nello stadio iniziale della malattia, quando non si è ancora diffusa ad altre parti dell’organismo.

Solitamente viene effettuata su larghe sezioni del corpo (collo/torace, addome o pelvi), in modo da comprendere nel campo irradiato sia il linfonodo interessato dal processo neoplastico, che i linfonodi circostanti, apparentemente normali, nei quali piccoli aggregati di cellule maligne possono essere migrati attraverso i vasi linfatici.

Generalmente, è effettuata con brevi sedute quotidiane per diverse settimane e non prevede ricovero. Questo tipo di cura di per sé non è doloroso né rende radioattivi, quindi si può stare a contatto con gli altri, anche con i bambini senza alcun pericolo ma può comportare alcuni effetti secondari significativi, sebbene temporanei, sia nella parte del corpo trattata, sia di carattere generale come, ad esempio, stanchezza, nausea, vomito, bocca asciutta (riarsa), perdita di appetito, caduta dei capelli.

Altri effetti, come l’infertilità o la pelle più scura nell’area trattata, potrebbero essere permanenti. Farmaci steroidei La chemioterapia combinata con la somministrazione di farmaci steroidei è utile per le persone che scoprono la malattia quando è già in fase avanzata o per gli individui che non hanno ottenuto benefici dalla terapia iniziale.

I farmaci steroidei, a loro volta, possono causare aumento dell’appetito, senso di indigestione, disturbi del sonno e agitazione. Si tratta di effetti che svaniscono con la sospensione della terapia. Rituximab Se il linfoma di Hodgkin è a predominanza linfocitaria nodulare, un tipo raro di linfoma, è possibile che la chemioterapia sia integrata con il Rituximab, un farmaco biologico che agisce eliminando i linfociti B, sia malati che non, e permettendo così lo sviluppo di una nuova popolazione di cellule sana.

È somministrato per infusione e può causare effetti indesiderati come,, dolori muscolari, stanchezza, nausea, diarrea. Man mano che la terapia progredisce questi sintomi tendono ad alleggerirsi. Alla conclusione della cura, sarà necessario sottoporsi a regolari visite di controllo per verificare e prevenire eventuali ricadute della malattia.

In pazienti in ricaduta dopo la terapia o refrattari a quest’ultima, è stata tentata in via sperimentale una cura chiamata “”, che consiste nel modificare geneticamente i linfociti T di un paziente in modo che riconoscano specificamente le cellule B neoplastiche, attraverso un antigene di membrana denominato CD30, e ne inducano la morte una volta reintrodotti nel paziente.

  • Si è visto che questo trattamento ha un alto tasso di risposta duratura nel tempo, con un eccellente profilo di sicurezza.
  • Ciò evidenzia la fattibilità di tale terapia in tutte le neoplasie riguardanti le cellule B.
  • Una delle complicazioni più comuni del linfoma di Hodgkin è l’immunodeficienza, un indebolimento del sistema di difesa dell’organismo (sistema immunitario) che causa una riduzione della capacità di combattere le e può peggiorare una volta iniziata la cura.

Per questo motivo, alle persone malate di linfoma di Hodgkin sono prescritti anche degli da prendere con regolarità ed è raccomandato di seguire con attenzione le prescrizioni mediche, di mantenere una buona igiene dentale e personale, di evitare il contatto con persone malate, anche se si tratta di malattie infettive già contratte in precedenza, come o,

  • Inoltre, è importante riferire al medico curante la comparsa di eventuali disturbi (sintomi), quali alta,, dolori muscolari, e stanchezza, qualora persistano nel tempo.
  • Sebbene sia fondamentale continuare a uscire regolarmente, sia per fare, sia per il proprio benessere psicologico, è sostanziale evitare luoghi affollati e mezzi pubblici nelle ore di punta.
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Inoltre, è opportuno assicurarsi che tutte le siano aggiornate, anche se non sarà possibile effettuarle durante le cure. e possono causare, a volte temporanea, il più delle volte permanente. Pertanto, alla persona malata sarà proposto di conservare il proprio sperma o i propri ovuli per proteggerli dalle cure e utilizzarli per una eventuale procreazione futura.

Le persone colpite da linfoma di Hodgkin sono più predisposte ad avere, in seguito, tumori “secondari” come linfoma, o altri. Chemio e radioterapia aumentano questo rischio. È possibile, inoltre, che tumori come quello al o al compaiano anche dopo oltre dieci anni dalla fine della cura per il linfoma di Hodgkin ; la leucemia o altri tipi di linfoma possono, invece, manifestarsi prima.

Anche le probabilità di avere problemi cardiovascolari o polmonari è maggiore per le persone che hanno avuto il linfoma di Hodgkin, Per ridurre i rischi, è indispensabile, una volta terminata la cura, seguire un corretto stile di vita, evitando di fumare, mantenendo un peso equilibrato e una bilanciata e facendo esercizio fisico regolare.

  • Aspetti psicologici del Linfoma di Hodgkin Scoprire di essere malati di linfoma di Hodgkin può essere molto doloroso e anche più difficile da accettare quando i segni e i disturbi (sintomi) causati dalla malattia non siano ancora completamente evidenti.
  • Dover aspettare per conoscere l’evoluzione della malattia e i suoi effetti può causare, ansia e depressione.

Parlare con un consulente o uno psicologo può aiutare a combattere questi sentimenti, e a fronteggiare meglio la situazione aumentando la probabilità di guarigione. Sapere di essere malati di linfoma di Hodgkin può causare reazioni diverse da persona a persona: rabbia, confusione,, ansia, depressione, paura, incertezza sono le emozioni che compaiono per prime.

Parlarne con lo specialista e con amici e familiari può essere di grande aiuto. Alcuni farmaci utilizzati per la cura del LH possono causare cambiamenti fisici difficili da affrontare e che possono influenzare la percezione di sé e il rapporto con gli altri. Tuttavia, molti degli effetti secondari più comuni sono temporanei o, comunque, riducibili con l’aiuto di terapie complementari.

Oltre alla gestione delle emozioni e delle cure è necessario seguire anche gli aspetti pratici della vita, dalle questioni economiche a quelle familiari, fino a quelle strettamente personali. Non è indispensabile affrontare e risolvere tutto da soli e tutto in una volta, un colloquio con il medico o l’infermiere specializzato può essere d’aiuto.

Quando scompaiono i linfonodi?

Risponde Susanna Esposito, direttore dell’unità di pediatria ad alta intensità di cura – Policlinico, Università degli Studi di Milano – Cosa Sono I Linfonodi La mia bambina di due anni e mezzo ha spesso i linfonodi ingrossati, toccandole il collo si sentono quasi sempre delle “palline”. La pediatra mi rassicura e dice che non c’è nulla di strano, ma vorrei capirne di più. Quando dovremmo preoccuparci? Grazie mille! Roberta, Como Risponde Susanna Esposito, direttore dell’unità di pediatria ad alta intensità di cura – Policlinico, Università degli Studi di Milano Il tessuto linfatico è rappresentato nel bambino in modo più rilevante che nell’adulto.

  1. Fisiologicamente, infatti, il tessuto linfoide aumenta progressivamente dalla nascita fino a raggiungere un picco intorno agli 8-11 anni, per poi regredire dalla pubertà in poi.
  2. Le linfoadenopatie, cioè le alterazioni dei linfonodi per dimensione, numero e consistenza, nella maggior parte dei casi hanno origine infettiva e si risolvono nel giro di 4-6 settimane.

Possono essere causate da batteri (staphylococcus aureus, streptococcus pyogenes o malattie da graffio dei gatti o dei cani) o virus (citomegalovirus, herpes simplex, epatite B). Download

Quanti giorni dura l’infiammazione dei linfonodi?

Cura – Il trattamento di una linfoadenopatia è strettamente correlato alla causa all’origine del disturbo. Nella maggior parte dei casi i linfonodi ingrossati si risolvono autonomamente nel giro di qualche giorno/settimana senza complicazioni. Se si tratta di una forma acuta e di natura infettiva è spesso sufficiente l’utilizzo di farmaci antinfiammatori (come i FANS), l’utilizzo di impacchi caldi e riposo accompagnato dalla terapia etiologica specifica, quando necessaria.

antivirali, antibatterici, antimicotici o antiprotozoari

a seconda dei casi. Gli ascessi linfonodali possono invece necessitare di un drenaggio chirurgico. Le forme infiammatorie e autoimmunitarie vengono trattate in modo da contrastare la malattia di base con una terapia che sarà specifica a seconda del caso.

Cosa mangiare per i linfonodi ingrossati?

Alimenti probiotici: arricchiscono la flora batterica intestinale e possono migliorare la salute dell’intestino. Alcuni sono: yogurt, latticello, kefir, tofu, tempeh, miso, kombucha, crauti, cetriolini ecc.

Come capire se un linfonodo è benigno?

Linfonodi Reattivi: quali esami sono necessari? – In alcuni casi, la diagnosi di linfonodi reattivi viene stabilita attraverso un semplice esame obiettivo, Questo prevede l’osservazione e la palpazione delle ghiandole; se reattive, queste possono risultare talmente ingrossati da vedersi ad occhio nudo.

Nel corso della visita, il medico prenderà in considerazione alcuni fattori, quali: dimensione del linfonodo reattivo, sede del rigonfiamento (riflette la parte del corpo dove si trova il processo infiammatorio o il tumore), età del paziente, segni e i sintomi di accompagnamento, caratteristiche al tatto ecc.

Altre volte, il riscontro dei linfonodi reattivi è accidentale, cioè viene scoperta in seguito a tecniche di imaging ed altri esami diagnostici prescritti per indagare la presenza di una patologia. Questi accertamenti possono includere:

Ecografia : è un esame non invasivo, nel corso del quale i linfonodi reattivi risultano generalmente iperplastici, ovvero risultano ingrossati. In base ad alcuni parametri (forma, motilità, vascolarizzazione, consistenza e dimensioni della ghiandola), l’esame consente di discriminare tra cause benigne e maligne, Quando l’ecografia non è conclusiva, viene eseguito un prelievo citologico, meglio se con biopsia linfonodale escissionale, Tomografia computerizzata (TC) : è un’indagine radiografica che permette di identificare i linfonodi reattivi ed è in grado, in base alle dimensioni ed alla morfologia, di dare indicazioni sulla presenza di possibili linfonodi sospetti per malignità. Mammografia : i linfonodi reattivi che appaiono sono solitamente quelli del cavo ascellare. In base ai parametri definiti dallo strumento ed interpretati dal radiologo, l’indagine mammografica è in grado di discriminare tra linfonodi benigni e maligni.

Quando i linfonodi sono positivi?

L’esito dell’esame istologico del linfonodo ha un valore predittivo e può essere: negativo quando le cellule neoplastiche non sono giunte al linfonodo sentinella; positivo quando le cellule tumorali sono presenti nel linfonodo sentinella e quindi potrebbero essersi diffuse anche agli altri linfonodi ascellari.

Quali sono i primi sintomi del linfoma di Hodgkin?

Diagnosi – Il linfoma di Hodgkin può essere difficile da diagnosticare poiché è caratterizzato da sintomi simili a quelli di altre malattie molto frequenti, ad esempio l’influenza. Le persone affette da linfoma di Hodgkin sono spesso asintomatiche. Talvolta è una radiografia del torace eseguita per altri motivi a rivelare un’anomalia che porta alla diagnosi di linfoma di Hodgkin.

  1. Il linfoma di Hodgkin ha tuttavia alcune caratteristiche cliniche peculiari, tra cui la diffusione “ordinata” a stazioni linfonodali limitrofe, cioè, come si dice comunemente, è un linfoma che “non salta le stazioni linfonodali”.
  2. Ad esempio è tipico il coinvolgimento dei linfonodi sovra diaframmatici del collo, delle ascelle e del torace, ma molto raramente si verifica coinvolgimento linfonodale al collo e all’addome “saltando” il torace.

Un paziente con linfoma di Hodgkin può riferire febbre, sudorazione notturna, spossatezza, perdita di peso, dolore o gonfiore addominale, prurito persistente e dolore toracico, tosse o difficoltà respiratoria, a seconda della sede di insorgenza della malattia.

In caso di sospetto linfoma di Hodgkin, tramite biopsia vengono prelevati un linfonodo intero oppure un campione di tessuto da un linfonodo patologico. L’anatomopatologo esamina il tessuto per verificare la presenza di modifiche nella struttura del linfonodo normale e per identificare l’eventuale presenza delle cellule caratteristiche del linfoma di Hodgkin, chiamate cellule di Reed-Sternberg.

In caso di linfoma di Hodgkin il linfonodo malato contiene solo una piccola quantità di cellule neoplastiche, e una maggior quantità di infiltrato infiammatorio e di fibrosi circostante. Il paziente viene inoltre sottoposto a esami del sangue e a biopsia osteomidollare, oltre che a radiografie e a PET, TAC o RMN allo scopo di sondare la diffusione del tumore.

Quando si devono togliere i linfonodi?

Linfoadenectomia inguinale | Policlinico di Sant’Orsola La linfoadenectomia inguinale è un intervento chirurgico che consiste nell’asportazione dei linfonodi inguinali, piccoli organi a forma di fagiolo che si trovano nell’inguine del paziente. Tali organi possono essere interessati da metastasi tumorali, ossia dalla diffusione di cellule provenienti da altri organi e dal conseguente sviluppo di neoformazioni benigne o maligne al loro interno.

  • In genere la procedura viene eseguita in anestesia locale, ma in alcuni casi è necessario ricorrere all’anestesia generale.
  • A seconda delle condizioni di salute del paziente e alla posizione dei linfonodi, l’asportazione può essere portata a termine con due diverse tecniche chirurgiche: • Per via laparotomica.

Si tratta dell’operazione tradizionale ma oggi meno utilizzata, in quanto maggiormente invasiva. L’intervento viene eseguito “a cielo aperto”, ossia praticando un’incisione di diversi centimetri nella zona inguinale e rimuovendo direttamente i linfonodi.

  1. Per via laparotomica.
  2. Rispetto all’opzione “a cielo aperto”, questa tecnica è meno impattante.
  3. I linfonodi, infatti, vengono asportati per mezzo del laparoscopio, uno strumento flessibile e dotato di luce e telecamera che viene inserito attraverso una piccola incisione.
  4. I linfonodi costituiscono di fatto le “stazioni” del sistema linfatico, ossia di quella rete di vasi che è deputata alla raccolta e al drenaggio dei fluidi presenti nei tessuti.

A causa della loro natura, tali strutture anatomiche sono spesso le prime a venire in contatto con le cellule provenienti dagli organi vicini. E, di conseguenza, sono spesso le prime ad essere interessate da un eventuale diffusione delle cellule tumorali.

I linfonodi inguinali, in particolare, sono spesso interessati dall’espansione di tumori provenienti dai genitali o dall’ano (più raramente da tumori dell’osso e dell’intestino). La decisione di asportare i linfonodi può essere presa dai medici in presenza di metastasi accertate oppure a scopo preventivo, quando il rischio di diffusione del tumore è particolarmente alto.

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