Febbre Alta Cosa Fare?
Elvira Olguin
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Contents
- 1 Cosa fare se si ha la febbre a 39?
- 2 Quanto dura la febbre a 39?
- 3 A quale temperatura si prende la tachipirina?
- 4 In quale momento della giornata la febbre è più alta?
Cosa fare se si ha la febbre a 39?
Quali sono i più comuni sintomi della febbre? – I sintomi che accompagnano la febbre possono manifestarsi anche contemporaneamente : brividi di freddo, sbalzi di temperatura, sudorazione, mal di testa, dolori muscolari, stanchezza, irritabilità e disidratazione.
In linea di massima, la febbre di per sé non è pericolosa, ma i soggetti affetti da patologie gravi come anziani, bambini o donne in gravidanza meritano un’attenzione maggiore poiché considerati particolarmente vulnerabili. I sintomi della febbre alta sono gli stessi della febbre normale, ma potrebbero comparirne ancora di più gravi come ad esempio: eruzioni cutanee, nausea e vomito, difficoltà a respirare, mancanza di appetito, oppressione al torace, convulsioni, confusione mentale, allucinazioni e, addirittura, perdita di coscienza.
Generalmente la febbre alta ha una durata di circa 5 giorni, ma può prolungarsi fino a 10 giorni nei soggetti più deboli come bambini, anziani, pazienti con malattie croniche o pazienti immunocompromessi. Se la febbre si prolunga oltre questo periodo, con una temperatura corporea superiore ai 40°, è necessario rivolgersi subito al personale medico qualificato poiché potrebbe celarsi una patologia molto più grave come ad esempio, polmonite, tifo o malaria.
Quando la febbre alta e pericolosa?
Febbre: Amica o Nemica? – La febbre alta viene spesso trattata in maniera inopportuna dai pazienti, spinti da errati luoghi comuni e dal timore che possa arrecare danni cerebrali permanenti. In realtà, tale pericolo diviene consistente solo quando si raggiungono temperature corporee piuttosto elevate, superiori ai 41-42°C,
Di conseguenza, l’uso di antipiretici in adulti sani può essere considerato superfluo quando la febbre non raggiunge i 38-38,5°C. Inoltre, il trattamento sintomatico è di secondaria importanza rispetto all’accertamento delle cause; ad esempio, se il rialzo febbrile è causato dall’ infiammazione delle membrane che rivestono il cervello (meningi), il rischio che si producano lesioni neurologiche permanenti e irreversibili è concreto anche per temperature inferiori ai 39-40°C.
Il paziente non dovrebbe quindi lasciarsi spaventare dalla febbre alta in sé, ma dalla concomitante insorgenza di sintomi specifici come (nel caso della meningite ) sonnolenza, irritabilità, cefalea, rigidità muscolare, ipersensibilità alla luce, eruzione cutanea (nelle forme batteriche) e possibili convulsioni (bambini).
- Nella polmonite, la febbre è di tipo continuo-remittente ed accompagnata a tosse, respiro corto e polipnea (aumento della frequenza respiratoria con respiri brevi).
- Di fronte ad una febbre alta non dovremmo porci la domanda ” come abbassarla? “, ma chiederci piuttosto ” cosa l’ha provocata? ” Tutto questo per ricordare che la febbre alta non è una malattia, ma una reazione difensiva del corpo all’attacco di batteri o virus,
Non a caso, un consistente rialzo locale o sistemico della temperatura corporea viene utilizzato anche a scopi terapeutici, nel tentativo di distruggere i tumori (soprattutto quelli superficiali come il melanoma ); è noto da tempo, infatti, che l’ipertermia esalta l’attivazione dei meccanismi immunitari, inclusi quelli diretti contro le cellule tumorali.
Quando la febbre è preoccupante?
The store will not work correctly when cookies are disabled. Tutti gli articoli articolo precedente articolo successivo Oggi sul nostro magazine torniamo a parlare del disturbo più comune e diffuso tra persone di tutte le età: la febbre. La febbre è uno stato patologico temporaneo caratterizzato da un aumento anomalo della nostra temperatura corporea, che in condizioni di salute ottimali non dovrebbe mai superare i 37°.
In prima battuta la febbre fa pensare subito ad un’influenza oppure ad altre malattie stagionali causata soprattutto dal freddo, in realtà, se accompagnata da un corredo di sintomi più ampio, potrebbe anche essere il segnale di patologie più importanti. Come e perchè si manifesta la febbre? Quando parliamo di febbre, dobbiamo sempre considerare la complessità dell’equilibrio che determina la dispersione o la generazione di calore nel nostro organismo.
Il centro della termoregolazione si trova infatti nell’ipotalamo, tra i due emisferi cerebrali, e questo dà la misura di quanti siano i fattori coinvolti in questo processo, fatto di tanti meccanismi che in caso di malfunzionamento potrebbero portare ad un aumento della temperatura corporea, tale da provocare seri danni al nostro organismo.
Da che cosa è provocata la febbre? Ogni qualvolta il nostro sistema immunitario entra in contatto con un agente patogeno che non riconosce, mette in atto un meccanismo molto banale: tenta cioè di rendere il meno vivibile possibile l’ambiente in cui questo agente patogeno si trova, aumentando la temperatura corporea.
Tutto questo processo riguarda il centro della termoregolazione, può avere a che fare con fattori ormonali (sono molte le persone che a seguito di una febbre scoprono di avere una tiroidite autoimmune), ma la febbre può essere causata anche da fattori pirogeni che vengono prodotti dal sistema immunitario stesso e che hanno appunto la capacità di aumentare la temperatura corporea.
Una cosa importante da sapere è che la febbre in realtà non è il nostro nemico. Il nemico è la causa della febbre, che invece va inquadrata e che non sempre è così utile eliminare. Quando c’è da preoccuparsi per la febbre? La febbre molto alta, quella che tocca o addirittura supera i 40°, è sicuramente quella più pericolosa.
Come detto però è sempre molto importante cercare di contestualizzarla insieme ad altri eventuali sintomi che l’accompagnano. Negli anni infatti la medicina ha scoperto come le “febbricole” solitamente trascurate dai pazienti, possono portare ad esempio ad una diagnosi di endocardite.
In linea generale la febbre alta è sempre da temere, in quanto ha un impatto sul nostro organismo non indifferente. La sudorazione ad esempio può determinare un’alterazione elettrolitica; sappiamo inoltre che per ogni grado di temperatura corporea che aumenta c’è una riduzione della capacità di metabolizzazione dell’ossigeno, quindi, soprattutto nelle persone anziane, la febbre può essere particolarmente pericolosa e diventare un alleato piuttosto scomodo.
Di conseguenza, quando la febbre supera determinati valori effettivamente non è sbagliato intervenire per cercare di eliminarla. Cosa fare quando la febbre non passa da sola? Il nostro sistema immunitario è una macchina perfetta in grado di combattere, anche attraverso la febbre, gli agenti patogeni che lo attaccano.
Nella maggioranza dei casi la febbre dunque tende a svanire spontaneamente nel giro di qualche giorno, quando però non si abbassa possiamo intervenire con una terapia specifica. Potrebbe non convincere i più scettici, ma alcuni rimedi “casalinghi”, come l’applicazione di ghiaccio, spugnature con acqua, un abbigliamento leggero e soprattutto un’adeguata idratazione, possono rivelarsi utili soprattutto nei casi in cui la febbre risulta di difficile gestione.
È evidente che nell’intenzione di abbassare la febbre tutti i più comuni antipiretici risultano particolarmente efficaci, soprattutto quelli a base di acido acetilsalicilico ( Aspirina ) e paracetamolo ( Efferalgan e Tachipirina ). Visita il nostro shop online per scegliere il farmaco più adatto alle tue esigenze, ma prima di acquistarlo chiedi sempre un parare al tuo medico di fiducia.
Quanto deve essere alta la febbre per andare in ospedale?
Quando andare al pronto soccorso I gradi di febbre non indicano necessariamente la gravità della malattia, tuttavia, è bene considerare che, quando in un adulto persiste una febbre maggiore di 39°C per più di tre giorni, è da associare a gravi complicanze quali: mal di testa severo. gonfiore dei linfonodi.
Quanto può durare la febbre a 39?
A quale specialista rivolgersi? – I casi di febbre persistente devono essere seguiti da specialisti in o in Infettivologia che siano in grado di dare una corretta diagnosi e consigliare quale sia la terapia adatta.30-05-2018 30-05-2018 Dott. Paolo Tundo Doctor https://www.topdoctors.it/dottor/paolo-tundo Top Doctors https://www.topdoctors.it
- La febbre persistente rappresenta una condizione febbrile caratterizzata da una temperatura corporea che supera i 39 °C e che ha la durata di almeno due o tre giorni.
- Generalmente, nei casi di febbre persistente, la temperatura corporea alta non si abbassa e si mantiene costante.
- La febbre alta non è una patologia, ma una reazione del corpo che cerca di difendersi dai batteri o dai virus.
- Si distingue in quattro tipologie:
- A durata continua : caratterizza diverse infezioni e solitamente può durare fino ai dieci giorni con temperatura che non scende al di sotto dei 39 °C o 40 °C;
- Ad intermittenza : è una febbre che ha la durata di quattro o cinque giorni e può manifestarsi ogni 15 giorni circa. La temperatura corporea non scende al di sotto dei 39 °C. È una caratteristica di alcune malattie del sangue e della malaria;
- Ondulatoria : è una febbre che caratterizza diverse infezioni come la brucellosi. La temperatura corporea si presenta con temperature dai 39 °C ai 40 °C e può durare fino a 10 o 15 giorni;
- Di media durata : caratterizzata da una temperatura corporea che va dai 38,5 °C ai 39,5 °C ed è tipica delle classiche forme influenzali o di infezioni virali.
Quanto dura la febbre a 39?
Quanto dura la febbre senza altri sintomi? – Solitamente, la durata della febbre, specialmente se alta, va dai 3 ai 4 giorni: in questo lasso di tempo, se si evitano sbalzi di temperatura e colpi di freddo, essa dovrebbe andar via spontaneamente. Per farla andare via, è importante assumere molti liquidi per mantenere il corpo idratato.
Quando andare al pronto soccorso con febbre alta?
Quando andare al Pronto Soccorso è sofferente e tosse e difficoltà respi- ratoria sono comparse all’improvviso. è sofferente e ha tosse abbaiante, fischia o il respiro è rumoroso. è inquieto e agitato oppure è sonnolento e non riesce a svegliarsi. ha febbre superiore a 38,8°
Come capire se la febbre è virale o batterica?
Quando un bambino si ammala, saper riconoscere l’agente patogeno che ha determinato il malessere è importante ai fini della cura. Prendiamo allora piena consapevolezza di quali sono le grandi differenze tra virus e batteri, in modo da comprendere il criterio con cui il pediatra prescrive tutte le cure del caso.
La differenza tra virus e batteri è che i secondi sono esseri viventi unicellulari, dotati di un metabolismo autonomo, mentre i primi sono microrganismi che entrano in relazione con noi solo perché hanno bisogno di una cellula ospite per la replicazione. I batteri sono suscettibili all’azione degli antibiotici, mentre i virus no,
Non appena si presenta un rialzo febbrile, subito dopo avere finito la visita, la grande attesa del genitore nei confronti del pediatra è legata a un dubbio: prescriverà l’antibiotico? In caso affermativo, l’immediata domanda successiva sarà: ma era proprio così necessario? In caso contrario, invece, il dubbio è sempre lo stesso: ma non sarebbe stato il caso di darglielo? In generale possiamo dire che il sentimento delle mamme e dei papà nei confronti di questo tipo di cure è ambivalente : c’è chi pensa che in questo modo il problema si risolverà più rapidamente e chi ritiene, invece, che affidarsi alle capacità del sistema immunitario, anche se magari è una strada più lunga, sia senz’altro quella preferibile,
- In realtà ogni discorso dovrebbe essere affrontato a partire dall’agente responsabile della malattia, cioè avere la consapevolezza del fatto che l’infezione alla base della febbre e degli altri sintomi sia di tipo virale o batterico.
- Leggi anche: La febbre: smontiamo i falsi miti L’infezione virale L’infezione virale è causata ovviamente da virus,
I virus sono strutture biologiche antichissime, le più antiche che si siano mai affacciate sul pianeta. Hanno dimensioni estremamente piccoli e, a causa di alcune loro caratteristiche, la comunità scientifica non è nemmeno concorde sul fatto di poterli considerare degli esseri viventi a pieno titolo,
Infatti, ad esempio, il ciclo biologico di un virus si limita alla colonizzazione di una cellula ospite e alla propria riproduzione; non esegue alcuna sintesi di proteine, non possiede strutture interne deputate alla conversione di cibo in energia e, insomma, non compie alcuna delle funzioni che possiamo attribuire normalmente a un essere vivente.
I virus sono contraddistinti da una grande instabilità genetica : mano a mano che si trasmettono da un vivente all’altro possono mutare con rapidità, Queste trasformazioni fanno sì che, nel tempo, sviluppino la capacità di eludere il sistema immunitario e, quindi, causare nuovamente la malattia.
La malattia da virus I virus generano malattie perché, avendo bisogno delle cellule per la loro moltiplicazione, inducono all’interno della cellula ospite alcune modificazioni che possono portare a un danno, Spesso si dice che per i virus non ci siano cure: è più corretto affermare che non vale sempre la pena curare le malattie virali con farmaci specifici perché un sistema immunitario sano è in grado di debellare quasi sempre un’infezione virale in maniera autonoma.
Va anche detto che non è sempre semplice eliminare un virus dopo che ha cominciato a colonizzare le cellule del corpo, Solo per alcuni virus (come quelli delle epatiti, alcuni herpes virus, quello dell’HIV) si è riusciti a mettere a punto medicine in grado di agire su alcuni dei meccanismi di replicazione,
Inoltre, l’alta instabilità genetica di questi microrganismi può portare in tempi rapidi alla creazione di ceppi virali resistenti, I batteri I batteri sono esseri viventi a pieno titolo : si tratta di organismi unicellulari, di più grandi dimensioni (sono visibili al microscopio ottico) che, per sopravvivere, hanno bisogno di nutrimento e compiono operazioni metaboliche,
La parola batterio, negli ultimi anni, è diventata meno minacciosa poiché abbiamo scoperto che uomini e batteri possono essere anche buoni alleati. Basti pensare alle tante funzioni positive della flora batterica cutanea, intestinale, delle parti intime, eccetera,
I batteri nocivi, definiti patogeni, sono invece in grado di generare infezioni : in genere queste sono localizzate (pensiamo alle ferite infette, ma anche all’otite batterica) e solo nei casi gravi danno infezioni sistemiche, Una differenza tra malattie virali e batteriche è quella relativa all’esordio delle manifestazioni cliniche: l’infezione virale in genere porta a un’impennata febbrile repentina e con temperature molto alte, il cui momento acuto dura in genere due o tre giorni e poi i sintomi tendono a scemare.
Viceversa le forme batteriche emergono in maniera più progressiva ma si caratterizzano per la persistenza, se non per il peggioramento dei sintomi. La malattia batterica Anche per le malattie batteriche, così come per quelle virali, il sistema immunitario si attiva ed è spesso in grado di contrastare l’attività patogena.
Tuttavia le infezioni batteriche sono più persistenti di quelle virali e anche più difficili da debellare, È per questo motivo che, dopo un eventuale periodo di osservazione che varia a seconda della malattia, se non c’è stato un miglioramento spontaneo il medico potrà ricorrere alla prescrizione degli antibiotici,
Gli antibiotici sono efficaci solo contro i batteri e non contro i virus perché i loro meccanismi d’azione sono specifici per interagire con i primi. Leggi anche: Come fanno i bambini a guarire dalle malattie? La differenza diagnostica Queste diversità portano inevitabilmente a malattie differenti,
Ci sono quelle spiccatamente virali (come la varicella, l’influenza, le epatiti, i raffreddori eccetera) e quelle evidentemente batteriche (le otiti suppurative, la tonsillite) che già a una prima occhiata consentono al curante di valutare il giusto approccio terapeutico, Più incerte sono invece le gestioni delle infezioni delle basse vie respiratorie e quelle intestinali che, pur nascendo la maggior parte delle volte come virali, possono poi “complicarsi” in forme batteriche perché i tessuti diventano più suscettibili ad altre infezioni, definite opportunistiche,
L’esordio virale è più violento Un’altra differenza è quella relativa all’esordio delle manifestazioni cliniche : ad esempio, l’infezione virale in genere porta a una impennata febbrile repentina e con temperature molto alte, Il momento acuto dura in genere due o tre giorni e poi i sintomi tendono a scemare.
Viceversa le forme batteriche emergono in maniera più progressiva, ma si caratterizzano per la persistenza, se non per il peggioramento dei sintomi. Sono, anche queste, informazioni importanti da riferire al pediatra curante, che potrà essere aiutato nella diagnosi, nel caso i sintomi fossero di incerta attribuzione.
Leggi anche: L’alimentazione migliore per il sistema immunitario
Quanto può durare la febbre alta?
La febbre si presenta alta (38,5-40 °C) e dura 3-4 giorni. Importante prendere farmaci antipiretici per abbassare la febbre, soprattutto quando è alta o si protrae per più giorni. Bere molto per reintegrare i liquidi e i sali persi sudando. I sintomi di debolezza fisica possono durare fino a 2-3 settimane.
Come capire se è febbre da infezione?
Classificazione della febbre – In relazione all’andamento e alla durata delle diverse fasi, si distinguono diversi tipi di febbre.
- Febbre continua : la temperatura corporea raggiunge i 40º e si mantiene pressoché costante durante il periodo del fastigio febbrile. È una forma di febbre tipica delle polmoniti, Solitamente si ha defervescenza rapida con sudorazione profusa.
- Febbre remittente o discontinua : la temperatura corporea durante il periodo del fastigio febbrile va incontro a oscillazioni giornaliere di 2-3 gradi, senza che mai si arrivi però alla defervescenza. È una forma di febbre tipica delle setticemie (infezioni sistemiche gravi) e delle malattie virali, È frequente nella tubercolosi.
- Febbre intermittente : in questa forma si osserva un’alternanza fra periodi di ipertermia e periodi senza febbre nell’arco della stessa giornata. È ciò che accade nelle setticemie, nelle neoplasie e nella febbre iatrogena indotta da farmaci. Oscillazioni che si sviluppano nell’arco di più giorni si osservano invece nella malaria (se il picco di ipertermia si osserva ogni quattro giorni si parla di febbre quartana, se si osserva ogni tre giorni di febbre terzana ), nel linfoma di Hodgkin e in altri linfomi. Una febbre alta (intorno a 40ºC oppure compresa fra 37 e 38°C, in presenza di sudorazione), intermittente e associata a brividi è il sintomo di una febbre settica, originata da un’infezione batterica,
- Febbre ondulante : il periodo febbrile oscilla da 10 a 15 giorni.
- Febbre ricorrente e familiare : febbre mediterranea familiare (FMF), in cui il periodo febbrile oscilla da 3 a 5 giorni.
A seconda della temperatura misurata a livello ascellare, invece, la febbre può essere classificata in:
- Sub-febbre (37-37,5°C)
- Febbricola (37,5-37,9°C)
- Febbre moderata (38-38,9°C)
- Febbre elevata (39-39,9°C)
- Iperpiressia (>40°C)
Perché la febbre si alza di notte?
Ma perché la febbre sale la sera? Ecco le possibili cause –
- La febbre aumenta di sera perché in questa parte della giornata il nostro organismo produce meno cortisolo, un ormone prodotto dalle ghiandole surrenali e che svolge un’azione antinfiammatoria (come il cortisone) e blocca la produzione delle prostaglandine, le sostanze che dicevamo prima essere responsabili dell’aumento della temperatura e quindi della febbre.
- Questo ormone lo produciamo soprattutto di mattina e subito dopo pranzo.
- Ecco spiegato perché quando siamo malati la febbre aumenta nella seconda parte della giornata mentre la mattina è bassa.
- Per concludere, nessun allarme per la febbre, non è il caso di ricorrere subito,specie se si tratta di influenza invernale, ad antibiotici, che in caso di infezione virale risulterebbero inutili.
- Sarebbe bene intervenire con un antipiretico, solo nel caso in cui la febbre superi i 38,5°e si viva un grande disagio per il malessere o ci si senta particolarmente storditi.
: Febbre che sale di sera: le possibili cause
Quando deve essere la febbre per il coronavirus?
Compare improvvisamente almeno uno tra i seguenti sintomi: febbre sopra i 37,5°C, tosse e difficoltà respiratoria; Nei 10 giorni precedenti la comparsa dei sintomi si è entrati in contatto stretto con un caso confermato o probabile di Sars-CoV-2.
Quando è il caso di andare al pronto soccorso?
Quando recarsi in pronto soccorso? – Rivolgersi al pronto soccorso è importante in tutti i casi in cui compaiono sintomi gravi che alterano le capacità di movimento, la sensibilità (ad esempio forti dolori), la respirazione, lo stato di coscienza, la funzionalità intestinale o quella urinaria e l’equilibrio psichico, soprattutto quando si tratta di problemi improvvisi.
Quanto dura la febbre da infezione virale?
Quanto dura la febbre nei bambini e quando preoccuparsi – In caso di febbre nei bambini è importante che i genitori non si facciano prendere dal panico, in quanto si tratta solo di una risposta fisiologica di difesa del nostro organismo per combattere episodi infiammatori, infettivi o stress.
- La prima cosa da fare è quella di far riposare il bambino, non necessariamente a letto, ma in luogo confortevole della casa dove non sono presenti sbalzi di temperatura.
- Dopodiché, è altrettanto importante rassicurare il bambino e fargli bere tanta acqua, poiché quando si è in stato febbrile vi è maggiore richiesta di liquidi da parte del nostro organismo.
La domanda che più spesso si fanno i genitori è quanto dura la febbre? In caso di influenza virale, lo stato febbrile può durare dai 3 ai 5 giorni. I virus sono esseri molto più piccoli dei batteri e non sono capaci di moltiplicarsi spontaneamente, ma solo se entrano in contatto con le cellule.
Per questo, trascorsi i 3-5 giorni, avviene la guarigione spontanea senza alcuna necessità di antibiotico. Se la febbre dovesse durare più di 5 giorni, allora molto probabilmente si tratta di un’infezione batterica. La durata della febbre e i sintomi correlati sono molto importanti per far stabilire al pediatra le possibili cause.
Quando la febbre è alta è molto facile farsi prendere dall’ansia, ma il livello della temperatura non sempre è correlata con la gravità della malattia. Piuttosto che guardare la temperatura segnata sul termometro, vi sono alcuni sintomi che se accompagnati alla febbre possono essere un campanello d’allarme.
Tra questi vi è la perdita di appetito, di voglia di giocare e una persistente sonnolenza anche quando la febbre è scesa; episodi di vomito e diarrea ripetuti; alterazioni del colorito della pelle; dolore addominale fisso e costante; respirazione difficile e affannosa; convulsioni; zoppia; febbre che dura da oltre 5 giorni e non scende neanche con la tachipirina o antibiotico prescritto dal medico.
Se il bambino presenta uno di questi sintomi o più, è necessario portarlo tempestivamente a visita pediatrica. In caso contrario, si tratta di semplice influenza e basterà tenere a casa il bambino per qualche giorno. È molto importante che il bambino rimanga a casa fino a completa guarigione e di non mandarlo subito a scuola per evitare eventuali ricadute e per non rischiare di contagiare anche i compagni di classe.
A quale temperatura si prende la tachipirina?
La tachipirina va quindi assunta in caso di dolori lievi, come il mal di testa, o di febbre che supera i 39° oppure è un disagio per la persona, costituendo un ostacolo alle mansioni giornaliere: ci teniamo a precisare, però, che la prima cura per la febbre è il riposo, quindi, se possibile, è indicato sospendere le
Quando si prende l’antibiotico per la febbre?
Gli antibiotici sono farmaci preziosi, talvolta indispensabili, per combattere le infezioni batteriche più disparate che possono colpire qualunque parte dell’organismo. Gli antibiotici sono farmaci preziosi, talvolta indispensabili, per combattere le infezioni batteriche più disparate che possono colpire qualunque parte dell’organismo.
Ma sono un’arma di cui stiamo rischiando di rimanere privi a causa di una scarsa consapevolezza dei rischi associati al loro uso improprio, Da troppo tempo, infatti, ricorriamo agli antibiotici con eccessiva leggerezza, spesso assumendoli anche quando non sarebbero realmente necessari o senza seguire fedelmente le indicazioni del medico rispetto ai dosaggi e alla durata della terapia,
Questo atteggiamento, moltiplicato per milioni di persone e decenni di trattamento, oltre che non aiutarci a stare meglio, ha promosso lo sviluppo di batteri in grado di resistere all’azione di questi farmaci senza esserne danneggiati. Ciò ha reso gli antibiotici disponibili sempre meno efficaci, senza che, nel frattempo, la ricerca medica sia stata in grado di individuarne di nuovi.
- Non è un problema da poco.
- Le malattie infettive rappresentano da sempre il principale problema di salute dell’uomo e la nostra possibilità di controllarle è irrimediabilmente legata proprio all’ efficacia degli antibiotici,
- Fortunatamente, siamo ancora in tempo per cercare di arginare il fenomeno.
- Ma per farlo dobbiamo imparare a usare gli antibiotici in modo corretto, lasciando da parte suggestioni popolari e abitudini consolidate e facendo riferimento alle raccomandazioni che medici e istituzioni sanitarie diffondono con sempre maggior convinzione soprattutto nella stagione invernale, quando l’uso di questi farmaci tipicamente subisce un’irragionevole impennata per la cura di malattie da raffreddamento che, in realtà, li richiedono solo in minima parte.
Le regole per non sbagliare Le regole fondamentali da rispettare, a prescindere dal tipo di infezione presente, per un uso corretto e per trarre dagli antibiotici i massimi benefici, senza correre rischi né promuovere lo sviluppo di microrganismi resistenti, sono essenzialmente tre:
assumerli soltanto quando servono davvero, su indicazione del medico ; usare l’antibiotico giusto, nella quantità giusta, per tutto il periodo di tempo prescritto; evitare il “fai da te” anche quando si pensa di sapere come ci si deve curare.
Le motivazioni sono semplici:
Punto uno. Gli antibiotici non sono tutti uguali e per ottenere una reale azione terapeutica è essenziale assumere quello più appropriato per contrastare il batterio all’origine dell’infezione. La scelta spetta sempre al medico. Di solito, in prima battuta viene proposto un antibiotico a largo spettro, ossia capace di contrastare un numero abbastanza ampio dei batteri più diffusi. Se questa terapia non è sufficiente si deve passare ad antibiotici più mirati che focalizzano la loro azione antibatterica su un unico o pochi tipi di microrganismi. In questo caso, di solito, prima di indicare il farmaco da usare, il medico prescrive alcuni esami di laboratorio necessari per identificare il microrganismo patogeno con precisione (per esempio un prelievo di sangue, un tampone faringeo o l’analisi del muco bronchiale, un esame colturale delle urine o delle feci ecc.). Attenzione: usare l’antibiotico sbagliato non cura l’infezione e debilita ulteriormente l’organismo dando ai patogeni maggiori possibilità di fare danni, Punto due. Tempi e dosi efficaci sono precisamente stabiliti per ciascun antibiotico. Assumere quantità di farmaco superiori non accelera la guarigione. Assumerne di meno non permette di eliminare l’ infezione e rischia di farla persistere molto a lungo (cronicizzazione), creando seri disagi e rendendo i batteri patogeni sempre più difficili da contrastare (è quel che purtroppo avviene, per esempio, in molti casi di cistite malgestita). Discorso analogo vale per la durata della terapia e gli intervalli tra le dosi. Se il medico prescrive l’antibiotico due volte al giorno per 5 giorni lo si dovrà prendere esattamente così: anche se già il terzo giorno si ha la sensazione di essere guariti grazie all’effetto del farmaco, l’infezione di fondo non è ancora completamente controllata e interrompere il trattamento può determinare una ricaduta di malattia. Punto tre. Anche se l’antibiotico prescritto dà problemi (per esempio, mal di stomaco o affaticamento) non si deve abbandonare spontaneamente il trattamento, ma segnalare i disturbi al medico che, se possibile, suggerirà un altro farmaco caratterizzato da proprietà antinfettive analoghe, ma meglio tollerato a livello soggettivo, oppure proporrà ulteriori rimedi in grado di attenuare gli effetti collaterali sperimentati.
Antibiotici e malattie da raffreddamento Contro le malattie da raffreddamento, gli antibiotici servono poco e, nella maggior parte dei casi, per nulla. Influenza e sindromi simil-influenzali, raffreddore, mal di gola, otiti sono quasi sempre provocate da virus, non da batteri, e usare gli antibiotici contro i virus è come offrire un pezzo di pane a un assetato: non si risolve il problema, semmai lo si aggrava.
Quando si è vittima dell’ influenza le uniche strategie realmente utili per tutti consistono nello stare a riposo (possibilmente a letto) in un ambiente confortevole, bere molto, mangiare cibi leggeri e nutrienti, assumere frutta e verdura per fare il pieno di vitamine e ricorrere a farmaci antipiretici per abbassare la febbre che di solito accompagna la malattia per alcuni giorni.
Gli antibiotici possono essere suggeriti dal medico soltanto in casi molto particolari, per esempio in chi soffre di malattie respiratorie o cardiovascolari croniche e negli anziani fragili, per prevenire o curare possibili infezioni batteriche secondarie facilitate dall’influenza (in particolare, polmoniti).
- In caso di raffreddore, gli antibiotici non servono mai.
- Si devono sopportare rinorrea e naso chiuso e aspettare che passino.
- Se il fastidio è notevole si può ricorrere, con parsimonia e per non più di 4-5 giorni, a decongestionanti nasali e a suffumigi con vapore.
- Anche il mal di gola nella maggioranza dei casi è provocato da virus e va alleviato con decongestionanti locali (pastiglie, risciacqui del cavo orale con soluzioni disinfettanti ecc.).
Soltanto se è molto intenso, associato a febbre che tende a persistere oltre 2-3 giorni nonostante l’uso di antipiretici, può essere necessario un intervento con antibiotici, ma a stabilirlo e a dire quale farmaco usare deve sempre essere il medico. La tosse può essere solo uno dei sintomi dell’ influenza oppure una patologia a sé.
Nel primo caso, per la terapia sono sufficienti rimedi che aiutano a sedarla (sedativi della tosse) o a eliminare il muco bronchiale in eccesso (mucolitici ed espettoranti). Agli antibiotici può essere necessario ricorrere se la situazione non migliora in 4-5 giorni e c’è il rischio di un’infezione batterica dei bronchi o dei polmoni.
Anche in questo caso, a decidere se è davvero il caso di prescriverli sarà il medico.
Perché si ha freddo quando si ha la febbre?
Brividi da febbre – I comuni brividi che si manifestano in caso di febbre non sono una risposta alla temperatura ambientale ma il segnale che il termostato endogeno del corpo sta aumentando la sua temperatura di riferimento oltre ai canonici 37°. Il motivo che spinge l’organismo in presenza di infezioni ad aumentare la propria temperatura è che molti microorganismi patogeni sopportano a fatica le temperature elevate, quindi rendere l’ambiente in cui stanno proliferando ostile aiuta il sistema immunitario a sconfiggere l’infezione.
Proprio per questo avere la febbre non è sempre una cattiva notizia, soprattutto se si mantiene sotto i 38°, perché significa che il corpo sta reagendo all’infezione e mettendo in atto la strategia per combatterla e arrivare alla guarigione. Da un punto di vista biochimico la febbre è quindi una normale risposta alle citochine circolanti che si presentano in corso di infezione o infiammazione e i brividi che compaiono in questi frangenti una semplice conseguenza del fatto che il centro termoregolatore percepisce una temperatura inferiore a quella a cui è impostato e per raggiungerlo punta a produrre calore mediante la contrazione muscolare involontaria e non finalizzata al movimento.
Quando i brividi sono associati solo a una leggera febbre è sufficiente riposarsi e bere molti liquidi per mantenere un buon livello di idratazione, mentre se la febbre è più alta si può anche fare ricorso a impacchi tiepidi e farmaci antinfiammatori,
Cosa succede se hai la febbre a 45?
Febbre e ipertermia 44 °C, quasi certamente si verificherà la morte, anche se si conoscono casi aneddotici di sopravvivenza fino a 46,5 °C.43 °C, normalmente il soggetto va incontro a morte, o comunque a gravi danni al cervello, continue convulsioni e shock.
Perché con la febbre fa male la testa?
Quando si ha la febbre, la membrana mucosa che ricopre le cavità ed il seno nasali si infiammano. L’infiammazione fa aumentare la pressione in faccia ed attorno agli occhi peggiorando il mal di testa.
A quale temperatura si prende la tachipirina?
La tachipirina va quindi assunta in caso di dolori lievi, come il mal di testa, o di febbre che supera i 39° oppure è un disagio per la persona, costituendo un ostacolo alle mansioni giornaliere: ci teniamo a precisare, però, che la prima cura per la febbre è il riposo, quindi, se possibile, è indicato sospendere le
In quale momento della giornata la febbre è più alta?
Temperatura Corporea: valori normali e alterazioni – Per il nostro organismo, è molto importante mantenere una temperatura interna relativamente costante, poiché in questo modo i vari processi metabolici possono avvenire ad una velocità ottimale. La febbre rappresenta una reazione dell’organismo a fenomeni capaci d’influenzare il valore della temperatura corporea, come una malattia o un’infezione, ma non è di per sé una malattia.
Questa manifestazione è da considerare, infatti, un sintomo. Normalmente, in un individuo sano la temperatura corporea è compresa tra i 36,4 ed i 37,2 gradi centigradi (°C). Tuttavia, durante la giornata l’ambiente termico interno subisce delle variazioni legate all’attività ciclica del metabolismo e di alcune sostanze biologiche secrete con ritmo circadiano,
Di solito, la temperatura corporea è più bassa al mattino e più alta nel pomeriggio e di sera. Vi sono poi molti altri fattori come lo stato di salute, la presenza di particolari patologie, la digestione e l’ attività fisica che contribuiscono ad alimentare queste piccole variazioni termiche.
Come capire se la febbre è virale o batterica?
Quando un bambino si ammala, saper riconoscere l’agente patogeno che ha determinato il malessere è importante ai fini della cura. Prendiamo allora piena consapevolezza di quali sono le grandi differenze tra virus e batteri, in modo da comprendere il criterio con cui il pediatra prescrive tutte le cure del caso.
- La differenza tra virus e batteri è che i secondi sono esseri viventi unicellulari, dotati di un metabolismo autonomo, mentre i primi sono microrganismi che entrano in relazione con noi solo perché hanno bisogno di una cellula ospite per la replicazione.
- I batteri sono suscettibili all’azione degli antibiotici, mentre i virus no,
Non appena si presenta un rialzo febbrile, subito dopo avere finito la visita, la grande attesa del genitore nei confronti del pediatra è legata a un dubbio: prescriverà l’antibiotico? In caso affermativo, l’immediata domanda successiva sarà: ma era proprio così necessario? In caso contrario, invece, il dubbio è sempre lo stesso: ma non sarebbe stato il caso di darglielo? In generale possiamo dire che il sentimento delle mamme e dei papà nei confronti di questo tipo di cure è ambivalente : c’è chi pensa che in questo modo il problema si risolverà più rapidamente e chi ritiene, invece, che affidarsi alle capacità del sistema immunitario, anche se magari è una strada più lunga, sia senz’altro quella preferibile,
In realtà ogni discorso dovrebbe essere affrontato a partire dall’agente responsabile della malattia, cioè avere la consapevolezza del fatto che l’infezione alla base della febbre e degli altri sintomi sia di tipo virale o batterico. Leggi anche: La febbre: smontiamo i falsi miti L’infezione virale L’infezione virale è causata ovviamente da virus,
I virus sono strutture biologiche antichissime, le più antiche che si siano mai affacciate sul pianeta. Hanno dimensioni estremamente piccoli e, a causa di alcune loro caratteristiche, la comunità scientifica non è nemmeno concorde sul fatto di poterli considerare degli esseri viventi a pieno titolo,
Infatti, ad esempio, il ciclo biologico di un virus si limita alla colonizzazione di una cellula ospite e alla propria riproduzione; non esegue alcuna sintesi di proteine, non possiede strutture interne deputate alla conversione di cibo in energia e, insomma, non compie alcuna delle funzioni che possiamo attribuire normalmente a un essere vivente.
I virus sono contraddistinti da una grande instabilità genetica : mano a mano che si trasmettono da un vivente all’altro possono mutare con rapidità, Queste trasformazioni fanno sì che, nel tempo, sviluppino la capacità di eludere il sistema immunitario e, quindi, causare nuovamente la malattia.
- La malattia da virus I virus generano malattie perché, avendo bisogno delle cellule per la loro moltiplicazione, inducono all’interno della cellula ospite alcune modificazioni che possono portare a un danno,
- Spesso si dice che per i virus non ci siano cure: è più corretto affermare che non vale sempre la pena curare le malattie virali con farmaci specifici perché un sistema immunitario sano è in grado di debellare quasi sempre un’infezione virale in maniera autonoma.
Va anche detto che non è sempre semplice eliminare un virus dopo che ha cominciato a colonizzare le cellule del corpo, Solo per alcuni virus (come quelli delle epatiti, alcuni herpes virus, quello dell’HIV) si è riusciti a mettere a punto medicine in grado di agire su alcuni dei meccanismi di replicazione,
- Inoltre, l’alta instabilità genetica di questi microrganismi può portare in tempi rapidi alla creazione di ceppi virali resistenti,
- I batteri I batteri sono esseri viventi a pieno titolo : si tratta di organismi unicellulari, di più grandi dimensioni (sono visibili al microscopio ottico) che, per sopravvivere, hanno bisogno di nutrimento e compiono operazioni metaboliche,
La parola batterio, negli ultimi anni, è diventata meno minacciosa poiché abbiamo scoperto che uomini e batteri possono essere anche buoni alleati. Basti pensare alle tante funzioni positive della flora batterica cutanea, intestinale, delle parti intime, eccetera,
I batteri nocivi, definiti patogeni, sono invece in grado di generare infezioni : in genere queste sono localizzate (pensiamo alle ferite infette, ma anche all’otite batterica) e solo nei casi gravi danno infezioni sistemiche, Una differenza tra malattie virali e batteriche è quella relativa all’esordio delle manifestazioni cliniche: l’infezione virale in genere porta a un’impennata febbrile repentina e con temperature molto alte, il cui momento acuto dura in genere due o tre giorni e poi i sintomi tendono a scemare.
Viceversa le forme batteriche emergono in maniera più progressiva ma si caratterizzano per la persistenza, se non per il peggioramento dei sintomi. La malattia batterica Anche per le malattie batteriche, così come per quelle virali, il sistema immunitario si attiva ed è spesso in grado di contrastare l’attività patogena.
Tuttavia le infezioni batteriche sono più persistenti di quelle virali e anche più difficili da debellare, È per questo motivo che, dopo un eventuale periodo di osservazione che varia a seconda della malattia, se non c’è stato un miglioramento spontaneo il medico potrà ricorrere alla prescrizione degli antibiotici,
Gli antibiotici sono efficaci solo contro i batteri e non contro i virus perché i loro meccanismi d’azione sono specifici per interagire con i primi. Leggi anche: Come fanno i bambini a guarire dalle malattie? La differenza diagnostica Queste diversità portano inevitabilmente a malattie differenti,
- Ci sono quelle spiccatamente virali (come la varicella, l’influenza, le epatiti, i raffreddori eccetera) e quelle evidentemente batteriche (le otiti suppurative, la tonsillite) che già a una prima occhiata consentono al curante di valutare il giusto approccio terapeutico,
- Più incerte sono invece le gestioni delle infezioni delle basse vie respiratorie e quelle intestinali che, pur nascendo la maggior parte delle volte come virali, possono poi “complicarsi” in forme batteriche perché i tessuti diventano più suscettibili ad altre infezioni, definite opportunistiche,
L’esordio virale è più violento Un’altra differenza è quella relativa all’esordio delle manifestazioni cliniche : ad esempio, l’infezione virale in genere porta a una impennata febbrile repentina e con temperature molto alte, Il momento acuto dura in genere due o tre giorni e poi i sintomi tendono a scemare.
Viceversa le forme batteriche emergono in maniera più progressiva, ma si caratterizzano per la persistenza, se non per il peggioramento dei sintomi. Sono, anche queste, informazioni importanti da riferire al pediatra curante, che potrà essere aiutato nella diagnosi, nel caso i sintomi fossero di incerta attribuzione.
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Quanto dura in media la febbre?
Sia la severità sia la durata dei suoi sintomi sono variabili. La febbre (in genere più elevata quando l’infezione è dovuta a un virus di ceppo A) e i dolori iniziano a scomparire dopo 2-4 giorni, e la maggior parte dei disturbi fa il suo decorso in un arco di tempo compreso tra 4 e 7 giorni.