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Quetiapina A Cosa Serve?

Che effetto fa la quetiapina?

Come funziona la Quietapina? – La Quietapina è classificata come “farmaco antipsicotico atipico”, Si tratta di una sostanza che interagisce a livello cerebrale con le sostanze chimiche coinvolte nella trasmissione di messaggi tra le cellule nervose, ovvero i neurotrasmettitori.

Quando si usa la quetiapina?

A che cosa serve – La quetiapina fa parte della famiglia dei farmaci antipsicotici atipici o di seconda generazione, e viene utilizzata per il trattamento della schizofrenia, degli episodi maniacali da moderati a gravi in caso di disturbo bipolare e, sempre nel disturbo bipolare, per trattare gli episodi di depressione maggiore.

Quanta quetiapina per dormire?

04.5 Interazioni con altri medicinali e altre forme di interazione – A causa degli effetti primari di quetiapina sul, Quetiapina Mylan deve essere usata con cautela in associazione con altri farmaci ad attività centrale e con alcool. Il citocromo P450 (CYP) 3A4 è l’enzima del sistema del citocromo P450 principalmente responsabile del della quetiapina.

In uno studio di interazione in volontari sani, la somministrazione concomitante di quetiapina (dosaggio da 25 mg) con, un inibitore del CYP3A4, ha causato un aumento dell’AUC di quetiapina da 5 a 8 volte. Per tale motivo, l’uso concomitante di quetiapina ed inibitori del CYP3A4 è controindicato. Si raccomanda inoltre di non assumere durante la terapia con quetiapina.

In uno studio in pazienti trattati con dosi multiple per la valutazione della di quetiapina, somministrata prima e durante il trattamento con (un noto induttore degli ), la co-somministrazione di carbamazepina ha aumentato significativamente la clearance della quetiapina.

Questo incremento della clearance ha ridotto l’esposizione sistemica della quetiapina (misurata dall’AUC) ad una media del 13% dell’esposizione durante la somministrazione di sola quetiapina, sebbene in alcuni pazienti sia stato osservato un effetto più marcato. Come conseguenza di tale interazione possono prodursi concentrazioni plasmatiche ridotte che possono interferire con l’efficacia della terapia con quetiapina.

La co-somministrazione di quetiapina e fenitoina (un altro induttore del sistema enzimatico microsomiale) ha indotto un marcato aumento della clearance della quetiapina, pari a circa il 450%. Nei pazienti in trattamento con induttori degli epatici, il trattamento con quetiapina può essere iniziato solo se il medico ritiene che i benefici della quetiapina superino il rischio della sospensione degli induttori enzimatici epatici.

  1. E’ importante che ogni variazione di tali induttori avvenga gradualmente e, se necessario, che venga sostituita da un farmaco non induttore (per es.
  2. Valproato di sodio) (vedere paragrafo 4.4).
  3. La farmacocinetica di quetiapina non è stata alterata in modo significativo dalla somministrazione contemporanea di antidepressivi a base di (un noto inibitore del CYP 2D6) o fluoxetina (un noto inibitore del CYP 3A4 e del CYP 2D6).

La farmacocinetica di quetiapina non è stata alterata in modo significativo dalla somministrazione contemporanea degli antipsicotici o, L’uso concomitante di quetiapina e tioridazina ha causato un incremento della clearance di quetiapina di circa il 70%.

  • La farmacocinetica di quetiapina non è stata alterata in seguito alla co-somministrazione di,
  • La farmacocinetica del litio non è stata alterata dalla contemporanea somministrazione di quetiapina.
  • In uno studio di 6 settimane, randomizzato, con litio e quetiapina a rilascio prolungato vs.
  • Placebo e quetiapina a rilascio prolungato, in pazienti adulti con mania acuta, una più elevata incidenza di effetti extrapiramidali (in particolare ), sonnolenza e aumento ponderale è stata osservata nel gruppo con trattamento aggiuntivo con litio rispetto al gruppo con trattamento aggiuntivo con placebo (vedere paragrafo 5.1).

La farmacocinetica di valproato di sodio e quetiapina non è stata alterata in modo clinicamente rilevante quando i due prodotti sono stati somministrati contemporaneamente. In uno studio retrospettivo su bambini/adolescenti che hanno ricevuto valproato, quetiapina o entrambi, è stata riscontrata un’alta incidenza di e neutropenia nel gruppo in terapia con l’associazione dei due farmaci rispetto ai gruppi in monoterapia.

  • Non sono stati condotti studi formali di interazione con i farmaci più comunemente utilizzati.
  • Si deve usare cautela quando quetiapina viene somministrata in concomitanza con farmaci noti per determinare squilibri elettrolitici o prolungamenti dell’intervallo QT.
  • In pazienti che avevano assunto quetiapina sono stati segnalati casi di falso positivo nei risultati di test immunoenzimatici per il e,

Si raccomanda di confermare i risultati dubbi dei immunoenzimatici mediante appropriata tecnica cromatografica.

Quante ore dura l’effetto della quetiapina?

Quetiapina – M.Miselli Daniela Zanfi Seroquel AstraZeneca

6 cpr 25 mg 60 cpr 100 mg 60 cpr 200 mg € 4,80 € 92,22 € 138,33

Classe A del PTN. Indicazioni approvate: Trattamento delle psicosi acute e croniche, compresa la schizofrenia. Proprietà farmacologiche La quetiapina è un derivato dibenzotiazepinico appartenente al gruppo dei cosiddetti antipsicotici “atipici”. Possiede una maggiore affinità di legame con i recettori 5HT 2a della serotonina rispetto ai recettori D 2 della dopamina. Antagonizza inoltre i recettori adrenergici alfa 1 e alfa 2 e H 1 dell’istamina; non si lega invece ai recettori colinergici muscarinici o delle benzodiazepine. Non è noto quale significato abbiano, in termini di efficacia clinica e tollerabilità, queste diverse azioni del farmaco. Ben assorbita dopo somministrazione orale, la quetiapina raggiunge il picco dei livelli plasmatici entro 3 ore, con una emivita di 6-7 ore. Le concentrazioni di steady state vengono raggiunte in 2 giorni circa. Inattivata a livello epatico dal sistema enzimatico P450, la quetiapina viene eliminata con le urine (73%), principalmente sotto forma di metaboliti inattivi e in minima parte con le feci. Negli anziani l’eliminazione del farmaco si riduce del 30-50%, mentre nei pazienti con insufficienza renale o epatica non risultano modificati i parametri farmacocinetici. Efficacia clinica Tre studi controllati, randomizzati, in doppio cieco, hanno confrontato la quetiapina col placebo e/o con antipsicotici tradizionali in pazienti schizofrenici ospedalizzati. Per stabilire l’efficacia sono state utilizzate 4 scale di valutazione: la PANSS (Positive and Negative Syndrome Scale) che misura i sintomi negativi, i sintomi positivi e quelli non specifici (psicopatologici); la BPRS (Brief Psychiatric Rating Scale) che rappresenta una derivazione semplificata della PANSS; la CGI (Clinical Global Impression) che fornisce l’opinione del medico sulla gravità e la variazione dei sintomi e infine la SANS (Scale for the Assesssment of Negative Symptoms) che valuta in modo specifico la variazione dei sintomi negativi. Tutti gli studi sono stati caratterizzati da un elevato tasso di drop out: in alcuni casi, più del 50% dei pazienti non ha completato lo studio. Nel primo studio (286 pazienti), alte dosi di quetiapina (< o = 750 mg/die) sono risultate costantemente più efficaci di basse dosi (< o = 250 mg/die) o del placebo nel migliorare i sintomi positivi, ma meno univocamente nel trattamento dei sintomi negativi (apatia, tendenza all'isolamento, attenuazione dell'affettività, impoverimento dell'eloquio). Il secondo studio (361 pazienti) ha confrontato 5 dosi di quetiapina (75, 150, 300, 600 e 750 mg) col placebo e con l'aloperidolo (12 mg/die). La quetiapina ha dimostrato una superiorità statisticamente significativa rispetto al placebo a dosaggi superiori a 150 mg al giorno nel trattamento dei sintomi positivi (BPRS e CGI), e a dosaggi uguali o superiori a 300 mg al giorno nel trattamento dei sintomi negativi (SANS). La quetiapina è risultata del tutto equivalente all'aloperidolo in tutti i criteri di valutazione utilizzati. Il terzo studio (201 pazienti) ha confrontato una dose individualizzata di quetiapina (407 mg/die) con una dose individualizzata di clorpromaziona (384 mg/die) e non ha rilevato alcuna differenza tra i due farmaci in nessuna delle scale di valutazione utilizzate. Un ultimo studio (201 pazienti) ha dimostrato la sostanziale equivalenza clinica di uno schema di trattamento a 3 somministrazioni al giorno (150 mg x 3) e uno a 2 somministrazioni (225 mg x 2). Non esistono studi randomizzati di confronto con clozapina, risperidone e olanzapina, né sono disponibili informazioni sul trattamento di pazienti non responsivi ad altri antipsicotici. Effetti indesiderati Negli studi comparativi con gli antipsicotici tradizionali, l'incidenza di effetti extrapiramidali (akatisia, parkinsonismo) è stata inferiore con tutte le dosi di quetiapina (6%) che con l'aloperidolo (37%), così come inferiore è risultata l'incidenza di iperprolattinemia, probabilmente per la bassa affinità della quetiapina e la sua rapida dissociazione dai recettori D 2 postsinaptici. Altri effetti indesiderati come ipotensione posturale, aumento di peso, sonnolenza, secchezza della bocca e aumento delle transaminasi, sono invece risultati più frequenti con la quetiapina rispetto all'aloperidolo. La clorpromazina si è resa più spesso responsabile di ipotensione posturale (18% contro 5%) e di insonnia, mentre la quetiapina ha causato più frequentemente aumento di peso, con una analoga incidenza di effetti extrapiramidali per tutte e due i farmaci. Una discinesia tardiva si è verificata in alcuni pazienti che assumevano anche altri antipsicotici; resta da accertare il rischio di discinesia tardiva per l'impiego a lungo termine. Alcuni pazienti trattati con alte dosi di quetiapina hanno presentato una riduzione dei livelli di triiodotironina (T3) e tiroxina totale (T4), senza variazioni delle concentrazioni dell'ormone tireotropo (TSH). A tutt'oggi, è stato riportato un solo caso di ipotiroidismo clinico in un paziente eutiroideo trattato in passato con radioiodio per problemi di ipertiroidismo. Viene segnalato un caso di alcalosi respiratoria e iperventilazione (il concomitante trattamento con metronidazolo può aver aumentato i livelli plasmatici della quetiapina). Sono stati descritti inoltre leucopenia, neutropenia e, occasionalmente, eosinofilia, aumento delle concentrazioni plasmatiche di colesterolo e trigliceridi e allungamento dell'intervallo QT. Avvertenze Con l'uso cronico nell'animale si sono sviluppate cataratte. La ditta produttrice raccomanda un esame con lampada a fessura o equivalente prima dell'inizio del trattamento e in seguito a intervalli di 6 mesi. Interazioni La fenitoina ( Dintoina ), la carbamazepina ( Tegretol ), la rifampicina (es. Rifadin ) e i barbiturici essendo induttori enzimatici del citocromo P450, aumentano la metabolizzazione e l'eliminazione della quetiapina. La tioridazina ( Mellerette ) possiede un effetto simile, anche se meno consistente. L'associazione con antidepressivi quali la fluoxetina, l'imipramina e il litio non influenza in maniera significativa la farmacocinetica. Farmaci inibitori enzimatici come l'eritromicina (es Eritrocina ) o gli antimicotici imidazolici possono invece aumentare i livelli plasmatici e la tossicità della quetiapina. Dosaggio e modalità di somministrazione Nei primi 4 giorni di terapia (onde minimizzare il rischio di ipotensione ortostatica), la ditta produttrice consiglia di iniziare con 50 mg al giorno (1° giorno), 100 mg al giorno (2° giorno), 200 mg al giorno (3° giorno) e 300 mg al giorno (4° giorno). Dal 4° giorno in poi la dose giornaliera raccomandata è di 300 mg; la dose può essere aumentata a 750 mg al giorno. L'assunzione può essere fatta indipendentemente dai pasti. Negli anziani l'incremento progressivo della dose deve avvenire più lentamente e la dose di mantenimento può essere più bassa in funzione della risposta clinica e della tollerabilità. Nei pazienti con insufficienza epatica, la dose iniziale deve essere di 25 mg al giorno e l'aggiustamento della dose va fatto con incrementi giornalieri di 25-50 mg sino a raggiungere la dose efficace. Costi Il costo di un mese di trattamento con quetiapina alla dose di 100 mg 3 volte al giorno è di 138,33 euro. Un analogo trattamento con clozapina ( Leponex, 100 mg 3 volte/die) ha un costo di 106,07 euro, con risperidone (es. Risperdal, 3mg 2 volte/die) di 156,00 euro, con olanzapina ( Zyprexa, 10 mg una volta/die) di 158,51 euro. La quetiapina è un nuovo antipsicotico atipico. Sul breve periodo (6 settimane) si è dimostrato efficace quanto l'aloperidolo e la clorpromazina nel trattamento della schizofrenia. Rispetto all'aloperidolo si è reso meno frequentemente responsabile di effetti extrapiramidali (acatisia, parkinsonismo) e iperprolattinemia, ma ha causato più spesso ipotensione ortostatica, aumento di peso e sonnolenza. Alla minore tendenza a causare ipotensione, insonnia e agitazione rispetto alla clorpromazina, la quetiapina ha contrapposto una maggiore incidenza di aumenti ponderali, con una analoga incidenza di reazioni extrapiramidali. Mancano studi di confronto con clozapina, risperidone e olanzapina e non sono disponibili dati nel trattamento di pazienti non responsivi al trattamento con altri antipsicotici. Bibliografia 1. Small J et al. Quetiapine in patients with schizofrenia: a high and low dose double-blind comparison with placebo. Arch Gen Psychiatry 1997; 54 :549-57.2. King DJ et al. A comparison of BID and TID dose regimens of quetiapine (Seroquel) in the treatment of schizofrenia. Psychopharmacology 1998; 137 :139-46.3. Arvantis LA et al. Multiple fixed dose of "Seroquel" (quetiapine) in patients with acute exacerbation of schizofrenia: a comparison with haloperidol and placebo. Biological Psychiatry 1997; 42 :233-46.4. Peuskens J and Link CGG. A comparison of quetiapine and chlorpromazine in the treatment of schizofrenia. Acta Psychiatrica Scandinavica 1997; 96 :265-73.5. Shelton PS et al. Hyperventilation associated with quetiapine. Ann Pharmacother 2000; 34 :483-6.6. Feret BM and Caley CF. Possible hypothyroidism associated with quetiapine. Ann Pharmacother 2000; 34 : 335-7.7. Quetiapine, British National formulary 43 a edizione, marzo 2002; 183.8. Quetiapine + miscellaneous drugs, Stockley's drug Int 6 a ed.; 732-733. Data di redazione 4/2003

Come agisce la quetiapina sul cervello?

La quetiapina è un farmaco con duplice attività, antipsicotica e antidepressiva. L’azione antidepressiva è in parte dovuta alla capacità del metabolita della quetiapina, la norquetiapina, di bloccare il trasporto della noradrenalina dallo spazio sinaptico all’interno della cellula (ricaptazione della noradrenalina).

Cosa sostituisce la quetiapina?

Risperidone (Risperdal, Belivon)

Chi prende la quetiapina?

Principio attivo Quetiapina La quetiapina è un farmaco antipsicotico atipico. Dal punto di vista chimico è una dibenzotiazepina. La quetiapina è disponibile per la somministrazione orale sotto forma di compresse rivestite o di compresse orodispersibili (cioè che si sciolgono in bocca) e somministrazione parenterale. La quetiapina può essere prescritto con ricetta RR, La quetiapina ha un’efficacia simile a quella dell’aloperidolo (un altro farmaco antipsicotico) nel trattamento dei sintomi positivi della schizofrenia, ma è in grado di controllare anche i sintomi negativi e di indurre minori effetti collaterali di tipo extrapiramidale. L’uso della quetiapina è indicato per il trattamento di: schizofrenia, mania, depressione bipolare, disturbo depressivo maggiore, di solito, in associazione a farmaci antidepressivi. La quetiapina può anche essere utilizzata per la prevenzione delle recidive nel disturbo bipolare. Deve essere somministrato due volte al giorno, indipendentemente dai pasti. Adulti : per il trattamento delle psicosi acute e croniche, inclusa la schizofrenia, la dose giornaliera per i primi quattro giorni di terapia è di 50 mg (1. giorno), 100 mg (2. giorno), 200 mg (3. giorno) e 300 mg (4. giorno). Dal 4. giorno in poi la dose giornaliera raccomandata è di 300 mg. Tuttavia tale dose può essere variata in funzione della risposta clinica e della tollerabilità di ogni singolo paziente entro un range di 150-750 mg/die. Per il trattamento degli episodi di mania associati a disturbo bipolare, la dose giornaliera totale per i primi quattro giorni di terapia è di 100 mg (1. giorno), 200 mg (2. giorno), 300 mg (3. giorno) e 400 mg (4. giorno). Ulteriori adattamenti del dosaggio fino a 800 mg/die possono essere effettuati a partire dal 6. giorno con incrementi di dose non superiori a 200 mg/die. La dose può essere variata in funzione della risposta clinica e della tollerabilita’ individuale entro un range di 200-800 mg/die. La dose efficace usuale varia da 400 a 800 mg/die. Anziani : come gli altri antipsicotici, il farmaco deve essere somministrato con cautela negli anziani, in particolare durante il periodo iniziale di somministrazione. Può essere necessario che l’incremento progressivo della dose debba avvenire più lentamente e che la dose terapeutica giornaliera debba essere piu’ bassa rispetto al paziente giovane, in funzione della risposta clinica e della tollerabilità di ogni singolo paziente. Nell’anziano la clearance plasmatica media di quetiapina si riduce del 30% fino al 50% in confronto ai pazienti più giovani. Bambini e >>Adolescenti: nei bambini e negli adolescenti non sono disponibili dati sull’efficacia e la sicurezza del prodotto. >>Insufficienza renale: non e’ necessario un aggiustamento del dosaggio. >>Insufficienza epatica. Quetiapina è ampiamente metabolizzata a livello epatico. Pertanto il medicinale deve essere impiegato con cautela in pazienti con insufficienza epatica nota, particolarmente durante il periodo iniziale. La dose iniziale di quetiapina nei pazienti con insufficienza epatica dovrebbe essere di 25 mg/die. L’aggiustamento della dose deve essere effettuato con incrementi giornalieri di 25 – 50 mg fino a raggiungere la dose efficace, in funzione della risposta clinica e della tollerabilità di ogni singolo paziente.

Quando si sospende la quetiapina?

Modalità di somministrazione: la quetiapina può essere assunta sia a stomaco pieno sia a digiuno. Interruzione del trattamento: la terapia con quetiapina deve essere sospesa gradualmente (1-2 settimane).

Cosa succede se si interrompe la quetiapina?

QUETIAPINA AHCL 30CPR RIV 25MG -Avvertenze e precauzioni Poiché la quetiapina ha diverse indicazioni, il profilo di sicurezza deve essere considerato relativamente alla diagnosi del singolo paziente ed alla dose somministrata. Popolazione pediatrica Quetiapina non è raccomandata per l’utilizzo nei bambini e negli adolescenti di età inferiore a 18 anni, a causa della mancanza di dati che supportano l’uso in questa fascia di età.

Studi clinici con quetiapina hanno dimostrato che, oltre al noto profilo di sicurezza identificato negli adulti (vedere paragrafo 4.8), alcuni eventi avversi si sono verificati con frequenza maggiore nei bambini e negli adolescenti rispetto agli adulti (aumento di appetito, aumento della prolattina sierica, vomito, rinite e sincope), o possono avere differenti implicazioni per i bambini e gli adolescenti (sintomi extrapiramidali e irritabilità) ed è stato identificato un evento (aumento della pressione sanguigna) che non era stato evidenziato precedentemente negli studi sugli adulti.

Nei bambini e negli adolescenti sono stati osservati alterazioni dei test della funzione tiroidea. Inoltre, le implicazioni di sicurezza del trattamento a lungo termine con quetiapina sulla crescita e sulla maturazione non sono state studiate per più di 26 settimane.

Non si conoscono le implicazioni a lungo termine per sviluppo cognitivo e comportamentale. In studi clinici controllati con placebo condotti su bambini e adolescenti, la quetiapina è stata associata a un incremento dell’incidenza di sintomi extrapiramidali (EPS) rispetto al placebo nei pazienti trattati per schizofrenia e mania e depressione bipolare (vedere paragrafo 4.8).

Suicidio/ideazione suicidaria o peggioramento clinico La depressione nel disturbo bipolare è associata a un aumento del rischio di ideazione suicidaria, comportamenti autolesivi e suicidio (eventi associati al suicidio). Questo rischio persiste fino a quando non avviene una remissione significativa.

Poiché il miglioramento può non avvenire durante le prime settimane di trattamento o le successive, i pazienti devono essere strettamente monitorati fino a quando non avviene tale miglioramento. È esperienza clinica generale che il rischio di suicidio possa aumentare durante le fasi precoci di remissione.

I medici devono inoltre considerare il rischio potenziale di eventi correlati al suicidio dopo la sospensione brusca del trattamento con quetiapina, a causa dei noti fattori di rischio per la patologia in trattamento. Anche altre patologie psichiatriche per le quali viene prescritta la quetiapina possono essere associate ad un maggiore rischio di eventi correlati al suicidio.

Inoltre queste patologie possono essere concomitanti con episodi depressivi maggiori. Devono essere pertanto osservate le stesse precauzioni applicate quando vengono trattati pazienti con episodi depressivi maggiori, quando si trattano pazienti con altri disturbi psichiatrici. È noto che i pazienti con anamnesi di eventi correlati al suicidio o che manifestano un grado significativo di ideazione suicida prima dell’inizio del trattamento sono a rischio maggiore di pensieri suicidari o tentativi di suicidio, e devono ricevere un attento monitoraggio durante il trattamento.

Una meta–analisi degli studi clinici controllati con placebo di farmaci antidepressivi in pazienti adulti affetti da disturbi psichiatrici ha dimostrato un rischio maggiore di comportamento suicida con antidepressivi rispetto al placebo nei pazienti di età inferiore ai 25 anni.

L’attenta sorveglianza dei pazienti e in particolare di quelli a rischio elevato deve accompagnare la terapia farmacologica, particolarmente all’inizio del trattamento e dopo le modifiche della dose. I pazienti (e coloro che assistono i pazienti) devono essere avvisati della necessità di monitorare la comparsa di qualsiasi peggioramento clinico, comportamento o pensiero suicidario e di cambiamenti insoliti nel comportamento e di rivolgersi immediatamente a un medico se sono presenti questi sintomi.

In studi clinici a breve termine controllati con placebo, condotti in pazienti con episodi depressivi maggiori associati a disturbo bipolare, è stato osservato un aumento del rischio di eventi correlati al suicidio nei pazienti giovani adulti (più giovani di 25 anni d’età), trattati con quetiapina, rispetto a quelli trattati con placebo (3,0% vs.0% rispettivamente).

Rischio metabolico Dato il rischio di peggioramento del profilo metabolico, incluse le variazioni del peso corporeo, del glucosio ematico (vedere iperglicemia) e dei lipidi, che è stato riscontrato nell’ambito di studi clinici, i parametri metabolici dei pazienti devono essere valutati all’inizio del trattamento e le variazioni di questi parametri devono essere controllate regolarmente durante il trattamento.

Il peggioramento di questi parametri deve essere gestito in modo clinicamente appropriato (vedere anche paragrafo 4.8). Sintomi extrapiramidali In studi clinici controllati con placebo in pazienti adulti trattati per episodi depressivi maggiori correlati a disturbo bipolare e disturbo depressivo maggiore, la quetiapina è stata associata ad un aumento dell’incidenza di sintomi extrapiramidali (EPS) rispetto al placebo (vedere paragrafi 4.8 e 5.1).

L’uso di quetiapina è stato associato allo sviluppo di acatisia, caratterizzata da irrequietezza soggettivamente spiacevole o angosciante e dalla necessità di muoversi, spesso accompagnata dall’incapacità di rimanere seduti o fermi. Ciò è più probabile che si verifichi entro le prime settimane di trattamento.

Nei pazienti che manifestano questi sintomi, l’incremento della dose potrebbe rivelarsi dannoso. Discinesia tardiva Qualora si manifestassero segni e sintomi di discinesia tardiva, è necessario considerare la riduzione della dose o l’interruzione della terapia con quetiapina.

I sintomi di discinesia tardiva possono peggiorare o persino insorgere dopo l’interruzione del trattamento (vedere paragrafo 4.8). Sonnolenza e vertigini Il trattamento con quetiapina è stato associato a sonnolenza e sintomi ad essa correlati, quali sedazione (vedere paragrafo 4.8). Negli studi clinici per il trattamento di pazienti con depressione bipolare, l’esordio è stato di solito entro i primi 3 giorni di trattamento ed è stato principalmente di lieve o moderata entità.

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I pazienti che manifestano sonnolenza di entità grave possono richiedere contatti più frequenti per un periodo minimo di 2 settimane dall’insorgenza della sonnolenza, o fino a quando i sintomi migliorano e può essere considerata necessaria l’interruzione del trattamento.

  1. Ipotensione ortostatica Il trattamento con quetiapina è stato associato a ipotensione ortostatica e vertigini correlate (vedere paragrafo 4.8) che, come la sonnolenza, insorge di solito durante il periodo iniziale di titolazione della dose.
  2. Questo può aumentare l’insorgenza di lesioni accidentali (cadute), particolarmente nella popolazione anziana.

Pertanto, si deve consigliare ai pazienti di fare attenzione fino a quando non avranno familiarizzato con i potenziali effetti del farmaco. Quetiapina AHCL deve essere impiegata con cautela nei pazienti con patologia cardiovascolare nota, patologia cerebrovascolare o con altre condizioni che predispongono all’ipotensione.

Si deve considerare una riduzione della dose o un aggiustamento più graduale se si manifesta ipotensione ortostatica, soprattutto in pazienti con patologia cardiovascolare di base. Sindrome da apnea notturna Nei pazienti che usano quetiapina è stata riportata la sindrome da apnea notturna. Nei pazienti che assumono contemporaneamente medicinali che deprimono il sistema nervoso centrale e che hanno una storia pregressa o che sono a rischio di apnea notturna, come quelli in sovrappeso/obesi o di sesso maschile, la quetiapina deve essere usata con cautela.

Convulsioni Gli studi clinici controllati non hanno evidenziato differenze dell’incidenza di convulsioni in pazienti trattati con quetiapina o placebo. Non sono disponibili dati sull’incidenza delle convulsioni nei pazienti con anamnesi di disturbi convulsivi.

  • Come per gli altri antipsicotici, si raccomanda cautela in caso di trattamento di pazienti con anamnesi di convulsioni (vedere paragrafo 4.8).
  • Sindrome neurolettica maligna La sindrome neurolettica maligna è associata al trattamento con farmaci antipsicotici, inclusa quetiapina (vedere paragrafo 4.8).

Le manifestazioni cliniche includono ipertermia, alterazione dello stato mentale, rigidità muscolare, instabilità del sistema nervoso autonomo e aumento della creatinina fosfochinasi. In questo caso, la quetiapina deve essere sospesa e deve essere somministrato un adeguato trattamento medico.

Neutropenia grave ed agralucitosi Negli studi clinici con Quetiapina AHCL è stata segnalata neutropenia grave (conta dei neutrofili 9 /L). La maggior parte dei casi di neutropenia grave si è verificata entro un paio di mesi dall’inizio della terapia con Quetiapina AHCL. Non è stata rilevata una correlazione apparente con la dose.

Durante l’esperienza post–marketing, alcuni casi hanno avuto un esito fatale. Fattori di rischio possibili di neutropenia includono pre–esistenti ridotti livelli di leucociti (WBC) e anamnesi di neutropenia indotta da farmaci. Tuttavia, alcuni casi si sono verificati in pazienti senza fattori di rischio pre–esistenti.

  • Il trattamento con quetiapina deve essere interrotto in pazienti con una conta dei neutrofili 9 /l.
  • I pazienti devono essere tenuti in osservazione per rilevare l’insorgenza di segni e sintomi di infezione e deve essere monitorata la conta dei neutrofili (fino al superamento di 1,5 X 10 9 /l).
  • Vedere paragrafo 5.1).

La neutropenia deve essere tenuta in considerazione in pazienti con infezione o febbre, in particolare in assenza di chiari fattori predisponenti, e deve essere gestita in modo clinicamente appropriato. I pazienti devono essere avvisati di riferire immediatamente la comparsa di segni/sintomi compatibili con agranulocitosi o infezione (es.

  1. Febbre, debolezza, letargia, o mal di gola) in qualsiasi momento durante la terapia con Quetiapina AHCL.
  2. Tali pazienti devono avere una conta leucocitaria (WBC) e conta assoluta dei neutrofili (ANC) eseguita tempestivamente, soprattutto in assenza di fattori predisponenti.
  3. Effetti anticolinergici (muscarinici) : Norquetiapina, un metabolita attivo della quetiapina, ha un’affinità di grado da moderato a forte per molteplici sottotipi di recettori muscarinici.

Questo contribuisce all’insorgenza di reazioni avverse farmacologiche (ADR) che riflettono gli effetti anticolinergici quando la quetiapina è usata a dosi raccomandate, quando viene usata in concomitanza ad altri medicinali con effetti anticolinergici e in caso di sovradosaggio.

Quetiapina deve essere usata con cautela nei pazienti che ricevono trattamenti con effetti anticolinergici (muscarinici). Quetiapina deve essere usata con cautela nei pazienti con una diagnosi concomitante o una storia pregressa di ritenzione urinaria, ipertrofia prostatica clinicamente rilevante, ostruzione intestinale o condizioni correlate, aumentata pressione intraoculare o glaucoma ad angolo acuto (vedere paragrafi 4.5, 4.8, 5.1 e 4.9).

Interazioni Vedere anche il paragrafo 4.5. L’uso concomitante della quetiapina con potenti induttori enzimatici epatici, come la carbamazepina o la fenitoina, riduce sostanzialmente le concentrazioni plasmatiche di quetiapina, che potrebbero modificare l’efficacia della terapia con quetiapina.

Nei pazienti trattati con induttori enzimatici epatici, si può iniziare il trattamento con quetiapina solo se il medico ritiene che i benefici del medicinale superino i rischi della sospensione degli induttori enzimatici epatici. È importante che ogni variazione relativa a induttori sia graduale e, se necessario, sostituita da un farmaco non–induttore (ad es.

sodio valproato). Peso Il guadagno ponderale è stato riferito in pazienti che sono stati trattati con quetiapina e deve essere monitorato e gestito nel modo clinico appropriato, in conformità alle linee guida relative agli antipsicotici utilizzati (vedere paragrafi 4.8 e 5.1).

  • Iperglicemia L’iperglicemia e/o lo sviluppo o l’esacerbazione del diabete, occasionalmente associati a chetoacidosi o coma, sono stati riferiti raramente, compresi alcuni casi fatali (vedere paragrafo 4.8).
  • In alcuni casi, è stato riferito un precedente aumento del peso corporeo, che può essere un fattore predisponente.

Il monitoraggio clinico appropriato è consigliato secondo le linee guida sugli antipsicotici utilizzati. I pazienti trattati con qualsiasi agente antipsicotico, compresa la quetiapina, devono essere osservati per i segni e i sintomi di iperglicemia (come polidipsia, poliuria, polifagia e debolezza) e i pazienti con il diabete mellito o con fattori di rischio per il diabete mellito devono essere monitorati regolarmente per l’eventuale peggioramento del controllo glicemico.

  1. Il peso deve essere monitorato regolarmente.
  2. Lipidi In studi clinici con quetiapina è stato osservato aumento dei trigliceridi, del colesterolo LDL e totale, ed una diminuzione del colesterolo HDL (vedere paragrafo 4.8).
  3. Le variazioni dei lipidi devono essere gestite nel modo clinicamente appropriato.

Prolungamento del QT Negli studi clinici e quando è stata utilizzata in conformità al Riassunto delle caratteristiche del prodotto (RCP), la quetiapina non ha causato incrementi persistenti dell’intervallo QT assoluto. Durante l’esperienza post–marketing, con la quetiapina utilizzata alle dosi terapeutiche (vedere paragrafo 4.8) e nel sovradosaggio (vedere paragrafo 4.9) sono stati segnalati casi di prolungamento del QT.

Come con altri antipsicotici, è necessario esercitare cautela quando la quetiapina è prescritta nei pazienti con patologie cardiovascolari o con una anamnesi familiare di prolungamento del QT. Si deve inoltre esercitare cautela quando la quetiapina viene prescritta con medicinali noti per allungare l’intervallo QT o in terapia concomitante con altri neurolettici, soprattutto nei pazienti anziani, nei pazienti con sindrome del QT lungo congenita, con insufficienza cardiaca congestizia, ipertrofia cardiaca, ipokaliemia o ipomagnesiemia (vedere paragrafo 4.5).

Cardiomiopatia e miocardite : Sono stati segnalati casi di cardiomiopatia e miocardite nell’ambito di studi clinici e nel corso dell’esperienza di post–marketing; tuttavia, non è stata stabilita una relazione causale con quetiapina. Il trattamento con quetiapina deve essere rivalutato nei pazienti con sospetto di cardiomiopatia o miocardite.

  1. Astinenza Dopo l’interruzione brusca del trattamento con quetiapina sono stati descritti sintomi da sospensione acuta quali insonnia, nausea, cefalea, diarrea, vomito, vertigini e irritabilità.
  2. È consigliabile un’interruzione del trattamento graduale della durata di almeno una– due settimane (vedere paragrafo 4.8).

Pazienti anziani con psicosi correlata alla demenza La quetiapina non è autorizzata per il trattamento della psicosi associata alla demenza. Negli studi randomizzati con placebo condotti in una popolazione di pazienti con demenza, con alcuni antipsicotici atipici è stato osservato un aumento di circa tre volte del rischio di eventi cerebrovascolari.

Il meccanismo di questo aumento del rischio non è noto. Non può essere escluso un aumento del rischio per altri antipsicotici o in altre popolazioni di pazienti. La quetiapina deve essere utilizzata con cautela nei pazienti con fattori di rischio per ictus. Da una meta–analisi eseguita su antipsicotici atipici è stato segnalato un incremento del rischio di morte rispetto al placebo nei pazienti anziani con psicosi associata alla demenza.

In due studi clinici controllati con placebo della durata di 10 settimane con quetiapina nella stessa popolazione di pazienti (n=710); età media: 83 anni; intervallo: 56–99 anni, l’incidenza di mortalità nei pazienti trattati con quetiapina è stata del 5,5% rispetto al 3,2% nel gruppo trattato con placebo.

  • I pazienti in questi studi sono morti per varie cause in linea con quanto atteso per questa popolazione.
  • Disfagia La disfagia (vedere paragrafo 4.8) è stata riportata con quetiapina.
  • Quetiapina deve essere utilizzata con cautela nei pazienti a rischio di polmonite ab ingestis.
  • Stipsi e ostruzione intestinale La stipsi rappresenta un fattore di rischio per l’ostruzione intestinale.

Stipsi e ostruzione intestinale sono stati riportati con quetiapina (vedere paragrafo 4.8). Sono compresi casi fatali in pazienti che hanno un maggior rischio di ostruzione intestinale, inclusi quelli in trattamento con terapie multiple concomitanti che riducono la motilità intestinale e/o quelli che potrebbero non riportare sintomi di stipsi.

I pazienti con ostruzione intestinale/ileo devono essere sottoposti a un attento monitoraggio e a cure urgenti. Tromboembolismo venoso (TEV) Con i farmaci antipsicotici sono stati segnalati casi di tromboembolismo venoso (TEV). Dato che i pazienti trattati con antipsicotici spesso presentano fattori di rischio precedenti per TEV, tutti i possibili fattori di rischio per TEV devono essere identificati prima e durante il trattamento con quetiapina e devono essere intraprese misure preventive.

Pancreatite La pancreatite è stata riferita negli studi clinici e durante l’esperienza post–marketing. Tra i casi riferiti post–marketing, mentre non tutti i casi erano confusi da fattori di rischio, molti pazienti avevano fattori che erano notoriamente associati a pancreatite, come l’aumento dei trigliceridi (vedere paragrafo 4.4), calcoli biliari e consumo di alcol.

Informazioni addizionali I dati relativi alla quetiapina in associazione con divalproex (valproato semisodico) o litio nel trattamento degli episodi maniacali acuti da moderati a gravi sono limitati; comunque la terapia combinata è stata ben tollerata (vedere paragrafi 4.8 e 5.1). I dati hanno mostrato un effetto aggiuntivo alla 3 a settimana.

Lattosio Quetiapina AHCL contiene lattosio. I pazienti affetti da rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, da deficit di Lapp lattasi o da malassorbimento di glucosio–galattosio non devono assumere questo medicinale. Misuso ed abuso Sono stati segnalati casi di misuso ed abuso.

Qual è il dosaggio minimo di quetiapina?

QUETIAPINA DOC deve essere somministrata almeno un’ora prima dei pasti. La dose giornaliera all’inizio della terapia è pari a 300 mg al giorno 1 e a 600 mg al giorno 2. La dose giornaliera raccomandata è 600 mg; tuttavia, se è giustificato dalle condizioni cliniche, il dosaggio può essere aumentato a 800 mg al giorno.

Quanto tempo ci vuole per smaltire gli psicofarmaci?

Una Guida Pratica per una Lenta Sospensione Degli Psicofarmaci A practical guide to drug withdrawal. Sørensen A, Rüdinger B, Gøtzsche PC and Toft B. Traduzione a cura di Luca Iaboli e Giuseppe Tibaldi

  • Neurolettici (e litio) (per mania, psicosi e allucinazioni)
  • Sedativi e sonniferi (per ansia e insonnia)
  • Farmaci antidepressivi (per ansia e depressione)
  • Farmaci simil-anfetaminici (per ADHD)
  • Farmaci per l’epilessia (per ansia e disturbo bipolare)
  • Prima di iniziare il percorso verso la sospensione degli psicofarmaci, devi essere pronto ad affrontare i sintomi da sospensione, che si manifestano sotto forma di sintomi fisici e pensieri e sensazioni impreviste (vedi l’elenco successivo).

I sintomi da sospensione vanno considerati positivamente, in quanto indicano che il tuo corpo sta per tornare alla normalità. Nella maggioranza dei casi, essi scompaiono dopo pochi giorni o poche settimane.

  1. Il percorso verso la sospensione dovrebbe essere sempre lento e individualizzato – questo vale per tutti gli psicofarmaci.
  2. Devi assumerti la responsabilità della sospensione del farmaco.
  3. Discuti la sospensione con il tuo medico e valuta l’opportunità di presentargli la proposta.
  4. Se il tuo medico non è d’accordo con la tua intenzione di sospendere, trovati un altro medico.
  5. Sospendi il farmaco che stai assumendo.
  6. Riduci lentamente la dose del farmaco: ad esempio inizia con una riduzione del 10-20% e vedi come va.
  7. Quando sei pronto per il passaggio successivo, utilizza l’esperienza della precedente riduzione e riduci ancora la dose del 10-20%.

Continua alla tua velocità: sii consapevole che più è bassa la dose che assumi, più diventa lento il processo di riduzione. Non devi dimezzare la dose ogni volta. Forse può funzionare la prima volta, ma può causare problemi già la seconda volta, quando si scende a un quarto della dose iniziale.

  • Registra i sintomi di astinenza in una tabella o in un diario, o in entrambi.
  • Se i sintomi da sospensione sono gravi, prova a sopportarli un po’ più a lungo oppure torna alla dose precedente e riduci la velocità del processo di sospensione.
  • Non dovresti assumere farmaci per i sintomi da sospensione.
  • Fai qualcosa di piacevole per te stesso.

Assicurati di avere un amico o un familiare con cui puoi discutere la sospensione e che può osservarti. Potresti non notare di essere diventato irritabile o irrequieto, che possono essere segnali di pericolo. Consulta la tua farmacia per come dividere le compresse o come aprire le capsule. La farmacia vende i taglia-pillole.

Che differenza c’è tra la la quetiapina ed il Seroquel?

Seroquel compresse a rilascio prolungato contiene una sostanza chiamata quetiapina. Questa sostanza appartiene ad un gruppo di medicinali denominati antipsicotici.

A cosa serve la quetiapina da 25 mg?

La quetiapina è un farmaco indicato nella terapia della schizofrenia e del disturbo bipolare (episodi maniacali da moderati a gravi associati al disturbo bipolare; episodi depressivi maggiori associati al disturbo bipolare; prevenzione delle ricadute associate al disturbo bipolare in pazienti i cui episodi maniacali o depressivi hanno risposto al trattamento con quetiapina).

Quanti mg di quetiapina al giorno?

La dose può essere variata in funzione della risposta clinica e della tollerabilità di ogni singolo paziente entro un intervallo di 150-750 mg /die. Per il trattamento degli episodi maniacali associati a disturbo bipolare la quetiapina deve essere somministrata due volte al giorno.

Quali sono gli effetti collaterali degli antipsicotici?

Risorse sull’argomento Recenti risultati suggeriscono che nuovi farmaci antipsicotici con nuove azioni (ossia, le amine traccia egli agonisti muscarinici) possono diventare disponibili. Attualmente, gli antipsicotici di seconda generazione comprendono circa il 95% degli antipsicotici prescritti negli Stati Uniti.

Tuttavia, il rischio di sviluppare una sindrome metabolica Sindrome metabolica La sindrome metabolica è caratterizzata da una grossa circonferenza vita (dovuta al grasso addominale in eccesso), ipertensione arteriosa, alterata glicemia plasmatica a digiuno (FPG) o insulino-resistenza. maggiori informazioni (eccesso di grasso addominale, insulino-resistenza, dislipidemia e ipertensione) è maggiore con gli antipsicotici di 2a generazione rispetto a quelli convenzionali.

Diversi antipsicotici di entrambe le classi possono causare la sindrome del QT lungo Tachicardia ventricolare tipo torsione di punta La torsione di punta è una forma specifica di tachicardia ventricolare polimorfa che si verifica in pazienti con intervallo QT lungo.

  1. È caratterizzata dalla presenza di complessi QRS rapidi.
  2. Maggiori informazioni e, infine, aumentare il rischio di aritmie fatali; questi farmaci comprendono tioridazina, aloperidolo, olanzapina, risperidone e ziprasidone.
  3. Antipsicotici convenzionali (vedi tabella Antipsicotici convenzionali ) agiscono primariamente bloccando i recettori D2 della dopamina (dopamina-2 bloccanti).

Gli antipsicotici convenzionali possono essere classificati in alta, intermedia o bassa potenza. Gli antipsicotici ad alta potenza possiedono maggiore affinità per i recettori dopaminergici e minore affinità per i recettori alfa-adrenergici e muscarinici.

Profilo degli eventi avversi Via di somministrazione richiesta Risposta precedente del paziente al farmaco

Circa il 30% dei pazienti affetti da schizofrenia non risponde agli antipsicotici convenzionali. Alcuni possono rispondere alla clozapina, un antipsicotico di 2a generazione. Circa il 95% di tutti i farmaci antipsicotici prescritti negli Stati Uniti sono farmaci antipsicotici atipici. Gli antipsicotici di 2a generazione hanno anche i seguenti effetti:

Possono determinare una minore compromissione cognitiva Presentano minori probabilità di provocare effetti avversi extrapiramidali (compreso un rischio molto più basso di discinesia tardiva) Aumentano la prolattina leggermente o per nulla (tranne il risperidone, che aumenta la prolattina quanto gli antipsicotici convenzionali)

Sembra che i farmaci antipsicotici atipici riducano i sintomi negativi perché hanno meno probabilità di indurre effetti parkinsoniani rispetto agli antipsicotici convenzionali. La clozapina, il primo antipsicotico di 2a generazione è il solo antipsicotico di seconda generazione che ha mostrato di essere efficace in fino il 50% dei pazienti resistenti agli antipsicotici convenzionali.

La clozapina riduce i sintomi negativi, riduce la suicidalità, ha scarsi o nulli effetti avversi di tipo motorio e possiede un rischio minimo di causare discinesia tardiva, ma causa altri effetti avversi, tra cui sedazione, ipotensione, tachicardia, aumento di peso, diabete di tipo 2 e aumento della salivazione.

Può causare anche convulsioni, con un meccanismo dose-dipendente. L’effetto avverso più grave è l’ agranulocitosi Neutropenia La neutropenia è una riduzione del numero di neutrofili circolanti. Se di grave entità, aumenta il rischio e la gravità di infezioni batteriche e fungine.

I sintomi locali di infezione possono. maggiori informazioni, che può manifestarsi in circa l’1% dei pazienti. Di conseguenza, è necessario negli Stati Uniti un monitoraggio frequente dei globuli bianchi (eseguito settimanalmente per i primi 6 mesi e ogni 2 settimane in seguito, successivamente una volta al mese dopo un anno), e la clozapina generalmente si riserva ai pazienti che hanno risposto in maniera insufficiente agli altri farmaci.

Gli antipsicotici (vedi tabella Antipsicoticidi di 2a generazione Antipsicotici di seconda generazione* ) più recenti offrono molti dei benefici della clozapina senza il rischio di agranulocitosi e sono generalmente preferibili agli antipsicotici convenzionali per il trattamento di un episodio acuto e per la prevenzione delle recidive. Tuttavia, in uno studio clinico controllato a lungo termine, condotto su vasta scala, il miglioramento sintomatologico con l’utilizzo di uno qualsiasi dei 4 antipsicotici di 2a generazione (olanzapina, risperidone, quetiapina, ziprasidone) non è il risultato migliore del trattamento con perfenazina, un antipsicotico convenzionale con effetti anticolinergici.

In uno studio di follow up, i pazienti che hanno abbandonato lo studio prematuramente sono stati trattati in maniera casuale con uno degli altri 3 antipsicotici di 2a generazione in esame o con la clozapina; questo studio ha dimostrato un chiaro vantaggio della clozapina sulle altre molecole di antipsicotici di 2a generazione in esame.

Quindi, la clozapina sembra essere l’unico trattamento efficace per i pazienti che hanno fallito il trattamento con un antipsicotico convenzionale o un antipsicotico di 2a generazione. Tuttavia, la clozapina è sottoutilizzata, probabilmente a causa della bassa tollerabilità e della necessità di un continuo monitoraggio dei valori ematici.

Il lumateperone è il più recente antipsicotico di 2a generazione per il trattamento della schizofrenia negli adulti. Sembra migliorare la funzione psicosociale con minori effetti collaterali metabolici e motori. Non deve essere usato nei pazienti più anziani con psicosi correlata alla demenza, nei quali porta all’aumento di rischio di morte.

Altri effetti indesiderati comprendono sedazione e xerostomia (bocca secca). L’aumento di peso, l’iperlipidemia e un elevato rischio di diabete di tipo 2 costituiscono gli effetti avversi più importanti degli antipsicotici di 2a generazione. Così, prima che inizi il trattamento con gli antipsicotici di 2a generazione, tutti i pazienti devono essere selezionati secondo i fattori di rischio, considerando anamnesi personale o familiare di patologia diabetica, peso, circonferenza della vita, pressione arteriosa, glicemia plasmatica a digiuno (FPG) e profilo lipidico.

Quelli a rischio significativo di sindrome metabolica Sindrome metabolica La sindrome metabolica è caratterizzata da una grossa circonferenza vita (dovuta al grasso addominale in eccesso), ipertensione arteriosa, alterata glicemia plasmatica a digiuno (FPG) o insulino-resistenza. maggiori informazioni possono essere meglio trattati con ziprasidone e aripiprazolo rispetto agli altri antipsicotici di 2a generazione.

Deve essere fornita al paziente e alla famiglia un’educazione riguardo a sintomi e segni di diabete Sintomatologia Il diabete mellito è una combinazione di una ridotta secrezione insulinica e di vari gradi di resistenza periferica all’insulina stessa, che determina iperglicemia.

  • I sintomi precoci sono legati.
  • Maggiori informazioni (in particolare poliuria, polidipsia e perdita di peso) e alla chetoacidosi diabetica (nausea, vomito, disidratazione, respirazione rapida, perdita di coscienza).
  • Inoltre, a tutti i pazienti che iniziano ad assumere un antipsicotico di 2a generazione deve essere offerto un counseling sull’alimentazione e l’attività fisica.

Tutti i pazienti che assumono un antipsicotico di 2a generazione richiedono un monitoraggio periodico di peso, indice di massa corporea, glicemia plasmatica a digiuno (FPG) e consulenza specialistica in caso di sviluppo di iperlipidemia o diabete di tipo 2.

Antidepressivi/inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina- noradrenalina Un altro antipsicotico Litio Benzodiazepine

Alcuni antipsicotici convenzionali e di seconda generazione sono disponibili in formulazioni a rilascio prolungato (vedi tabella Farmaci antipsicotici depot Farmaci antipsicotici depot ). Tali formulazioni risultano utili per eliminare la non aderenza farmacologica. Possono anche risultare utili per i pazienti che, a causa di disorganizzazione, indifferenza o negazione della malattia, non possono assumere la dose giornaliera orale in maniera affidabile. La discinesia tardiva è un disturbo del movimento involontario caratterizzato per lo più da contrazione delle labbra e della lingua, da movimenti delle dita, da spasmi delle braccia o delle gambe, o da altro. Per i pazienti che assumono antipsicotici convenzionali, l’incidenza di discinesia tardiva è di circa il 5% ogni anno di esposizione al farmaco e l’incidenza è notevolmente inferiore con gli antipsicotici di seconda generazione.

In circa il 2% dei pazienti, la discinesia tardiva è gravemente deturpante. In alcuni pazienti, la discinesia tardiva persiste a tempo indefinito, persino dopo l’interruzione del farmaco. In ragione di tale rischio, i pazienti che ricevono una terapia di mantenimento a lungo termine vanno valutati almeno ogni 6 mesi.

Devono essere utilizzati strumenti di valutazione come la scala per i movimenti involontari anomali (Abnormal Involuntary Movement Scale, AIMS), per registrare più precisamente i cambiamenti nel corso del tempo. I pazienti affetti da schizofrenia e che continuano a richiedere un antipsicotico possono essere trattati con clozapina o quetiapina, che sono farmaci antipsicotici atipici.

  • La valbenazina, un inibitore vescicolare delle monoamine trasportatore-2, è stato recentemente approvato per il trattamento della discinesia tardiva.
  • La dose iniziale è di 40 mg 1 volta/die e, in assenza di disfunzione epatica, dopo 1 settimana viene aumentata a 80 mg 1 volta/die.
  • Gli effetti avversi più significativi sono l’ipersensibilità, la sonnolenza, il prolungamento dell’intervallo QT Tachicardia ventricolare tipo torsione di punta La torsione di punta è una forma specifica di tachicardia ventricolare polimorfa che si verifica in pazienti con intervallo QT lungo.
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È caratterizzata dalla presenza di complessi QRS rapidi. maggiori informazioni e il parkinsonismo Parkinsonismo secondario e atipico Il termine parkinsonismo secondario si riferisce a un gruppo di disturbi che presentano caratteristiche simili a quelle del morbo di Parkinson, ma che hanno una diversa eziologia.

1. Correll CU, Rubio JM, Inczedy-Farkas G, et al : Efficacy of 42 pharmacologic cotreatment strategies added to antipsychotic monotherapy in schizophrenia: Systematic overview and quality appraisal of the meta-analytic evidence. JAMA Psychiatry 74(7):675-684, 2017. doi: 10.1001/jamapsychiatry.2017.0624 2. Wang SM, Han C, Lee SJ : Investigational dopamine antagonists for the treatment of schizophrenia. Expert Opin Investig Drugs 26(6):687-698, 2017. doi: 10.1080/13543784.2017.1323870

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Cosa fanno gli antipsicotici al cervello?

Risorse sull’argomento I farmaci antipsicotici possono essere efficaci nella riduzione o l’eliminazione dei sintomi di psicosi, sono i farmaci più efficaci nel trattamento di allucinazioni, delirio, ideazione disorganizzata e aggressività. Nonostante i farmaci antipsicotici siano maggiormente prescritti per la schizofrenia Schizofrenia La schizofrenia è un disturbo mentale caratterizzato da perdita del contatto con la realtà (psicosi), allucinazioni (solitamente di tipo uditivo), forte attaccamento a false convinzioni (deliri).

maggiori informazioni, si dimostrano efficaci nel trattare tali sintomi, indipendemente dal fatto che siano dovuti a schizofrenia, mania Mania Nel disturbo bipolare (in passato chiamato sindrome maniaco-depressiva), gli episodi di depressione si alternano a episodi maniacali o a una forma meno grave detta ipomania.

La mania è caratterizzata. maggiori informazioni, demenza Demenza La demenza è un lento e progressivo declino della funzione mentale che include memoria, pensiero, giudizio e capacità di apprendimento. I sintomi includono solitamente perdita di memoria, problemi.

Maggiori informazioni o uso di sostanze quali le amfetamine Amfetamine Le anfetamine sono farmaci stimolanti utilizzati per curare determinate condizioni mediche, ma sono anche oggetto di abuso. Le anfetamine aumentano la vigilanza, migliorano le prestazioni fisiche. maggiori informazioni, Una volta risolti i sintomi acuti, a seconda della causa della psicosi, può essere necessario continuare l’assunzione dei farmaci antipsicotici per ridurre la probabilità di nuovi episodi.

I farmaci antipsicotici agiscono influenzando la modalità con cui le informazioni vengono trasmesse tra le cellule cerebrali. Il cervello di un adulto è costituito da oltre 10 miliardi di cellule, definite neuroni. Ogni neurone nel cervello ha un’unica lunga fibra, chiamata assone, che trasmette informazioni agli altri neuroni (vedere figura Struttura tipica dei nervi Struttura tipica di una cellula nervosa ). Come i cavi connessi in una grande centralina telefonica, ogni neurone si collega a migliaia di altri neuroni. L’informazione viaggia lungo l’assone cellulare sotto forma di impulsi elettrici. Quando gli impulsi raggiungono l’estremità dell’assone, viene rilasciata una piccolissima quantità di sostanza chimica specifica, definita neurotrasmettitore che trasferisce l’informazione alla cellula successiva.

Un recettore presente sulla cellula ricevente riceve il neurotrasmettitore, il che genera nella cellula ricevente un nuovo segnale. I sintomi della psicosi sembrano causati da un’eccessiva attività delle cellule sensibili al neurotrasmettitore dopamina. Pertanto, i farmaci antipsicotici agiscono bloccando i recettori per far sì che la comunicazione tra gruppi di cellule venga ridotta.

Il grado di efficacia dei diversi farmaci antipsicotici nel bloccare i diversi tipi di neurotrasmettitori è variabile. Tutti i farmaci antipsicotici efficaci noti bloccano i recettori della dopamina. I farmaci antipsicotici più recenti (asenapina, clozapina, iloperidone, lurasidone, olanzapina, quetiapina, risperidone e ziprasidone) bloccano anche i recettori della serotonina, un altro neurotrasmettitore.

Gli esperti hanno ritenuto che tale proprietà potesse rendere tali farmaci più efficaci. Purtroppo, studi recenti non hanno fornito supporto a tale ipotesi. La clozapina, che blocca anche molti altri recettori, è chiaramente il farmaco più efficace per i sintomi psicotici, ma solitamente non viene utilizzata a causa della gravità dei suoi effetti collaterali e il continuo bisogno di monitoraggio con esami del sangue.

I farmaci antipsicotici sono divisi in due gruppi:

Antipsicotici di prima generazione (convenzionali, meno recenti) Antipsicotici di seconda generazione (più recenti)

Attualmente, circa il 95% degli antipsicotici prescritti negli Stati Uniti sono quelli di seconda generazione. I medici ritenevano che gli antipsicotici di seconda generazione fossero in qualche modo più efficaci, ma recenti evidenze sollevano dubbi al riguardo.

Possono avere meno probabilità di produrre alcuni degli effetti avversi più gravi dei farmaci di prima generazione. I farmaci di seconda generazione possono ridurre i sintomi positivi (come le allucinazioni), i sintomi negativi (come la mancanza di emozioni) e il deficit cognitivo (quali la ridotta funzione mentale e il disturbo dell’attenzione).

Tuttavia, i medici non hanno certezza del fatto che possano alleviare i sintomi a un livello superiore rispetto ai vecchi farmaci antipsicotici, o che il soggetto sia più incline ad assumerli perché hanno meno effetti collaterali. La clozapina, il primo dei farmaci antipsicotici di seconda generazione, è efficace nel 50% dei soggetti che non risponde ad altri farmaci antipsicotici.

Tuttavia, la clozapina può avere gravi effetti collaterali, come le crisi convulsive o una soppressione potenzialmente fatale dell’attività del midollo osseo (tra cui, la produzione dei globuli bianchi ). Pertanto, si ricorre ad essa solo per le persone che non hanno risposto ad altri farmaci antipsicotici.

Negli Stati Uniti, i soggetti che assumono clozapina devono eseguire una conta leucocitaria settimanalmente, almeno per i primi 6 mesi di trattamento, in modo da sospendere la clozapina al primo cenno di riduzione del numero dei globuli bianchi. Alcuni degli antipsicotici convenzionali e di seconda generazione sono disponibili in forma di preparazioni iniettabili a lunga durata d’azione, che devono essere somministrati con cadenza mensile o bimestrale. I farmaci antipsicotici presentano significativi effetti collaterali, che possono includere

Sonnolenza Rigidità muscolare Tremori Aumento di peso Agitazione

Alcuni farmaci antipsicotici più recenti, detti di seconda generazione, hanno meno effetti collaterali. Il rischio di discinesia tardiva, rigidità dei muscoli e tremori con questi farmaci è significativamente inferiore rispetto a quello degli antipsicotici tradizionali.

Tuttavia, sembra che alcuni di questi farmaci causino un significativo aumento di peso. Inoltre, alcuni aumentano il rischio di sindrome metabolica Sindrome metabolica La sindrome metabolica è caratterizzata da una grande circonferenza della vita (dovuta a un eccesso di grasso addominale), ipertensione arteriosa, resistenza agli effetti dell’insulina (insulino-resistenza).

maggiori informazioni, Tale sindrome è caratterizzata da un accumulo di grasso a livello addominale, elevati livelli ematici di trigliceridi (un tipo di grassi), bassi livelli di colesterolo ad alta densità (HDL, il colesterolo “buono”) e pressione arteriosa elevata.

Inoltre, l’ insulina è meno efficace (effetto chiamato insulino-resistenza ), aumentando il rischio di diabete di tipo 2 Diabete mellito (DM) Il diabete mellito è una malattia in cui l’organismo non produce sufficiente insulina o non risponde normalmente all’insulina, causando livelli eccessivamente elevati di zucchero (glucosio).

maggiori informazioni, La discinesia tardiva è un disturbo del movimento involontario con iperattività, che può essere causato dall’assunzione cronica di farmaci antipsicotici. È più probabile che si manifesti con i farmaci di prima generazione piuttosto che con quelli di seconda generazione.

  • La discinesia tardiva è caratterizzata dalla protrusione delle labbra e della lingua oppure dalla torsione delle braccia o delle gambe.
  • La discinesia tardiva può persistere persino dopo l’interruzione del farmaco.
  • Per la discinesia tardiva persistente non esiste trattamento efficace, anche se i farmaci come la clozapina o la quetiapina possono ridurre di poco i sintomi.

Tuttavia, il farmaco valbenazina è risultato efficace nel migliorare i sintomi della discinesia tardiva. Il soggetto, che deve assumere farmaci antipsicotici per lungo tempo, viene controllato ogni 6 mesi per eventuali sintomi di discinesia tardiva. NOTA: Questa è la Versione per i pazienti. Copyright © 2023 Merck & Co., Inc., Rahway, NJ, USA e sue affiliate. Tutti i diritti riservati.

Qual è il più potente psicofarmaco?

Flunitrazepam
Caratteristiche generali
Formula bruta o molecolare C 16 H 12 FN 3 O 3
Massa molecolare (u) 313,3
Numero CAS 1622-62-4

Quali sono i sintomi della schizofrenia?

La schizofrenia è un disturbo mentale caratterizzato da perdita del contatto con la realtà (psicosi), allucinazioni (solitamente di tipo uditivo), forte attaccamento a false convinzioni (deliri), pensiero e comportamento anomalo, ridotte manifestazioni emotive, riduzione della motivazione, declino delle funzioni mentali (cognizione) e disturbi nelle funzioni quotidiane tra cui quelle lavorative, sociali e di autosufficienza.

La causa e il meccanismo della schizofrenia non sono noti. Le persone possono presentare una serie variabile di sintomi, dal comportamento bizzarro e incoerente al linguaggio disorganizzato, alla perdita di emozioni, alla riduzione o assenza del linguaggio, all’incapacità di concentrarsi e ricordare. I medici effettuano la diagnosi di schizofrenia sulla base dei sintomi, dopo aver condotto dei test per escludere altre possibili cause di psicosi. Il trattamento prevede l’uso di farmaci antipsicotici, programmi educativi e attività di supporto comunitarie, psicoterapia e educazione familiare. L’efficacia del trattamento può essere influenzata dalla corretta, o meno, assunzione dei farmaci prescritti. Una diagnosi e un trattamento precoci migliorano il funzionamento a lungo termine.

La schizofrenia è un problema sanitario rilevante in tutto il mondo. Il disturbo colpisce generalmente i giovani proprio nel momento in cui iniziano a stabilire la loro indipendenza e può portare a invalidità e disagio sociale per tutta la vita. In termini di costo psicologico ed economico, la schizofrenia è considerata una delle peggiori patologie che affliggono l’umanità.

  • La schizofrenia colpisce circa l’1% della popolazione mondiale, uomini e donne in egual misura.
  • Negli Stati Uniti, la schizofrenia causa circa 1 giornata di invalidità su 5 nei conteggi della previdenza sociale e rappresenta il 2,5% delle spese mediche totali.
  • La schizofrenia è più comune del morbo di Alzheimer e della sclerosi multipla.

I fattori che rendono i soggetti vulnerabili alla schizofrenia includono:

Predisposizione genetica Problemi sopraggiunti prima, durante o dopo la nascita, tra cui infezioni come l’influenza durante il secondo trimestre di gravidanza, carenza di ossigeno durante il parto, basso peso alla nascita e l’incompatibilità tra i gruppi sanguigni di madre e feto. Infezioni cerebrali Uso di cannabis nei primi anni dell’adolescenza

I soggetti con un genitore o fratelli affetti da schizofrenia presentano un rischio di sviluppo della malattia pari a circa il 10% laddove, nella popolazione generale, la percentuale di rischio è pari all’1%. In caso di gemelli identici (omozigoti), se uno dei due è affetto, l’altro presenta un rischio di sviluppare la schizofrenia di circa il 50%.

Tali dati statistici suggeriscono il coinvolgimento dell’ereditarietà. L’esordio della schizofrenia può essere improvviso, nell’arco di giorni o settimane, oppure lento e graduale, nell’arco di diversi anni. Sebbene la gravità e la varietà della sintomatologia siano diverse da soggetto a soggetto, i sintomi sono in genere sufficientemente gravi da interferire con la capacità lavorativa, la vita di relazione e la cura di sé.

I sintomi all’esordio (detti prodromi) sono lievi. Il soggetto può apparire introverso, disorganizzato o sospettoso. Il medico può riconoscere questi sintomi come esordio della schizofrenia, ma talvolta li riconosce solo in un secondo momento. La schizofrenia è caratterizzata da sintomi psicotici, come deliri, allucinazioni, pensiero e linguaggio disorganizzati, oltre a comportamento bizzarro e inappropriato.

  1. I sintomi psicotici includono la perdita di contatto con la realtà.
  2. In alcuni soggetti affetti da schizofrenia, la funzione mentale (cognitiva) si riduce, talvolta proprio a partire dall’esordio del disturbo.
  3. Questo deficit cognitivo comporta difficoltà di attenzione, ideazione astratta e risoluzione dei problemi.

La gravità del deficit cognitivo è una determinante fondamentale dell’invalidità complessiva nei soggetti schizofrenici. Molti soggetti affetti da schizofrenia non hanno un impiego lavorativo e hanno scarsi, se non nulli, contatti con i familiari o altre persone.

Sintomi positivi Sintomi negativi Disorganizzazione Deficit cognitivo

I soggetti possono presentare i sintomi di una o tutte le categorie. I sintomi positivi implicano una distorsione delle funzioni normali, Tra questi:

I deliri consistono in false convinzioni che generalmente implicano un’errata interpretazione di percezioni o esperienze. Inoltre, il soggetto mantiene queste convinzioni nonostante siano contraddette da prove evidenti. Esistono vari possibili tipi di deliri. Ad esempio, i soggetti affetti da schizofrenia possono presentare deliri di persecuzione, credono di essere tormentati, seguiti, pedinati o spiati. Possono presentare deliri di riferimento, ad esempio credono che alcuni passaggi di libri, giornali o testi di canzoni siano diretti esplicitamente a loro. Possono presentare deliri di rimozione del pensiero o inserimento del pensiero, ritenendo che gli altri possano sapere ciò che essi pensano, che i loro pensieri vengano trasmessi ad altri o che pensieri e impulsi vengano loro imposti da forze esterne. Talvolta, nella schizofrenia i deliri possono essere bizzarri. I deliri bizzarri sono chiaramente inverosimili e non derivano dalle esperienze della vita comune. Ad esempio, il soggetto può pensare che qualcuno gli abbia asportato gli organi interni senza avergli lasciato una cicatrice. I deliri non bizzarri prevedono situazioni che potrebbero capitare nella vita reale, come essere seguiti o avere il coniuge o un partner infedele. Le allucinazioni possono essere uditive, visive, gustative oppure sensazioni fisiche che gli altri non hanno. Le più comuni sono quelle che riguardano il senso dell’udito (allucinazioni uditive). Una persona può sentire voci nella testa che commentano il suo comportamento, che parlano tra loro o che fanno commenti critici e offensivi.

I sintomi negativi comportano una riduzione o la perdita della normale funzionalità emotiva e sociale. Tra questi:

La ridotta espressione delle emozioni (depressione emotiva), comporta la manifestazione scarsa o assente delle emozioni. Il viso può apparire immobile. Il soggetto può ridurre o azzerare il contatto visivo, oppure non utilizzare le mani o la testa per aggiungere enfasi emotiva mentre parla. Situazioni che normalmente scatenano il riso o il pianto non provocano alcuna reazione. La povertà di linguaggio consiste in riduzione della comunicazione parlata. Le risposte alle domande spesso sono stringate, di una o due parole, dando l’impressione di un vuoto interiore. Con il termine anedonia si fa riferimento a una ridotta capacità di provare piacere. Il soggetto può mostrare scarso interesse verso le attività intraprese in precedenza e passare più tempo su attività afinalistiche. L’ asocialità è la mancanza d’interesse per il rapporto con altre persone.

Questi sintomi negativi sono spesso associati a una generale perdita di motivazione, scopi e obiettivi. La disorganizzazione consiste in disturbi dell’ideazione e comportamento bizzarro:

I disturbi dell’ideazione consistono nella disorganizzazione dei pensieri, che diventa evidente quando il discorso è sconnesso o passa da un argomento a un altro. Il linguaggio può essere solo lievemente disorganizzato oppure totalmente incoerente e incomprensibile. Il comportamento bizzarro può assumere la forma di infantilità e agitazione oppure manifestarsi come aspetto, igiene o condotta inappropriati. La catatonia è una forma estrema di comportamento bizzarro, in cui il soggetto mantiene una postura rigida e resiste allo spostamento forzato o, al contrario, si muove a casaccio.

Il disturbo cognitivo consiste in difficoltà a concentrarsi e ricordare le cose, oltre che di organizzazione, pianificazione e risoluzione dei problemi. Alcuni soggetti sono incapaci di concentrarsi sufficientemente per leggere, seguire il filo di un racconto di un film o di uno spettacolo televisivo o per seguire delle indicazioni.

  1. Altri non sono in grado di ignorare le distrazioni o rimanere concentrati su un compito.
  2. Di conseguenza, può diventare impossibile svolgere un lavoro che implichi maggiore attenzione ai dettagli, coinvolgimento in procedimenti complicati, decisionalità e comprensione delle interazioni sociali.
  3. Il 5-6% circa degli schizofrenici commette suicidio, il 20% circa lo tenta e una percentuale ancora più alta ha significativi pensieri suicidari.

Il suicidio è la principale causa di morte prematura tra i giovani schizofrenici ed è uno dei motivi principali per cui la schizofrenia riduce di 10 anni la durata media della vita. Il rischio di suicidio è maggiore nei soggetti in cui la schizofrenia è insorta in età avanzata e che avevano una vita soddisfacente prima del suo insorgere.

  • Questi soggetti sono ancora in grado di provare dolore e angoscia, pertanto sono maggiormente inclini alla disperazione perché consapevoli degli effetti del loro disturbo e sono anche quelli con prognosi di recupero ottimale.
  • Contrariamente a quanto generalmente si crede, gli schizofrenici hanno solo un rischio leggermente aumentato di sviluppare un comportamento violento.

Le minacce di violenza e gli scoppi di aggressività minori sono molto più comuni dei comportamenti seriamente pericolosi. Solo pochissimi soggetti paranoici, gravemente depressi e isolati attaccano o uccidono qualcuno che percepiscono come unica fonte delle proprie difficoltà (ad esempio, un’autorità, una celebrità, il coniuge).

le persone affette da deliri di persecuzione le persone che hanno allucinazioni che le spingono a compiere atti di violenza coloro che non assumono i farmaci prescritti

Tuttavia, pur tenendo presente questi fattori di rischio, per il medico è difficile prevedere se un determinato soggetto schizofrenico commetterà un atto violento.

Valutazione di un medico basata su determinati criteri Esami di laboratorio e di diagnostica per immagini per escludere altri disturbi

Non esiste un test specifico per la diagnosi di schizofrenia. Il medico pone la diagnosi sulla base di una valutazione completa della storia e dei sintomi del soggetto. La schizofrenia viene diagnosticata in presenza di:

due o più sintomi caratteristici (deliri, allucinazioni, eloquio disorganizzato, comportamento scoordinato, sintomi negativi) che persistono per almeno 6 mesi. Questi sintomi causano un significativo deterioramento nel lavoro, a scuola o nelle attività sociali.

Le informazioni fornite dalla famiglia, gli amici o gli insegnanti sono spesso importanti per stabilire l’esordio del disturbo. Si può ricorrere agli esami di diagnostica per immagini, come la tomografia computerizzata (TC) o la risonanza magnetica (RMI), per escludere la presenza di un tumore cerebrale.

Pur essendo visibili attraverso la TC o la RMI, le anomalie cerebrali del soggetto schizofrenico non sono sufficientemente specifiche da aiutare nella diagnosi della malattia. Inoltre, il medico cerca di escludere una serie di altri disturbi mentali che condividono alcune caratteristiche con la schizofrenia, come il disturbo psicotico breve Disturbo psicotico breve I sintomi del disturbo psicotico breve assomigliano ai deliri, alle allucinazioni o ad altri sintomi della schizofrenia di tipo psicotico, ma hanno una durata molto più breve (da 1 giorno a.

maggiori informazioni, il disturbo schizofreniforme Disturbo schizofreniforme Il disturbo schizofreniforme presenta i sintomi della schizofrenia, ma durano soltanto da 1 a 6 mesi. Come nella schizofrenia, i soggetti con disturbo schizofreniforme presentano sintomi quali.

  • Maggiori informazioni, il disturbo schizoaffettivo Disturbo schizoaffettivo Il disturbo schizoaffettivo è caratterizzato dalla presenza di sintomi legati all’umore, quali la depressione o la mania, oltre ai sintomi della schizofrenia di tipo psicotico.
  • Il termine psicosi.
  • Maggiori informazioni e il disturbo della personalità schizotipico Disturbo schizotipico della personalità Il disturbo schizotipico della personalità è caratterizzato da un modello pervasivo di intenso disagio e ridotta capacità di relazioni strette, di distorsioni del pensiero e delle percezioni.

maggiori informazioni, Una diagnosi e un trattamento precoci sono diventati i principi guida per la gestione della schizofrenia. Quanto prima inizia il trattamento, tanto migliori sono i risultati. Per i soggetti schizofrenici, la prognosi dipende in gran parte dall’aderenza al trattamento farmacologico.

Senza trattamento farmacologico, il 70-80% dei soggetti manifesta un altro episodio entro il primo anno dalla diagnosi. La continuità nell’assunzione dei farmaci può ridurre tale percentuale a circa il 30% e diminuire significativamente la gravità dei sintomi nella maggior parte dei soggetti. Dopo la dimissione da un ospedale, i soggetti che non assumono i farmaci prescritti hanno molte probabilità di essere ricoverati nuovamente entro l’anno.

L’assunzione dei farmaci secondo le indicazioni riduce notevolmente la probabilità di un nuovo ricovero. Nonostante il provato beneficio della terapia farmacologica, la metà dei soggetti affetti da schizofrenia non assume i farmaci prescritti. Alcuni non riconoscono la propria malattia e mostrano resistenza all’assunzione di farmaci.

Altri smettono di assumere i loro farmaci a causa di effetti collaterali spiacevoli. In altri casi, la mancata assunzione dei farmaci è dovuta a problemi di memoria, alla disorganizzazione o semplicemente alla mancanza di denaro. L’aderenza ha maggiori probabilità di migliorare se vengono risolte alcune barriere specifiche.

Se gli effetti collaterali costituiscono un problema importante, può essere utile cambiare terapia farmacologica. Un rapporto di fiducia con il medico o un’altra figura professionale può aiutare alcuni soggetti affetti da schizofrenia ad accettare più facilmente la loro malattia e a riconoscere la necessità di seguire il trattamento prescritto.

Un terzo dei soggetti raggiunge miglioramenti apprezzabili e durevoli. Un terzo raggiunge miglioramenti con ricadute intermittenti e disabilità residue. Un terzo riscontra incapacità gravi e permanenti.

Solo il 15% circa di tutti i soggetti affetti da schizofrenia è in grado di avere una vita simile a quella vissuta prima dell’insorgere della patologia. I fattori associati a una prognosi migliore sono:

improvvisa insorgenza dei sintomi età avanzata al momento dell’insorgenza dei sintomi un buon livello di abilità e capacità prima dell’insorgenza della malattia Leggero deficit cognitivo Presenza di pochi sintomi negativi (ad esempio la ridotta espressione delle emozioni) Periodo più breve tra il primo episodio psicotico e il trattamento

I fattori associati a una prognosi infausta sono i seguenti:

giovane età al momento dell’insorgenza dei sintomi problemi funzionali in situazioni sociali e professionali, precedenti alla malattia anamnesi familiare di schizofrenia Presenza di molti sintomi negativi Periodo più lungo tra il primo episodio psicotico e il trattamento

Gli uomini hanno una prognosi peggiore rispetto alle donne. Le donne rispondono meglio al trattamento con farmaci antipsicotici.

Farmaci antipsicotici Psicoterapia Assistenza specialistica coordinata

In genere, il trattamento della schizofrenia mira a

Ridurre la gravità dei sintomi psicotici Impedire la recidiva degli episodi sintomatici e il relativo deterioramento delle capacità Fornire un sostegno, così che le capacità dei soggetti siano al massimo livello possibile

Una diagnosi e un trattamento precoci sono importanti. Prima inizia il trattamento, migliore sarà il risultato. Le tre componenti principali del trattamento sono rappresentate da farmaci antipsicotici, riabilitazione e attività di supporto comunitario e psicoterapia.

Istruire i familiari sui sintomi e sul trattamento della schizofrenia (psicoeducazione familiare) aiuta a fornire supporto alla persona affetta e aiuta lo psichiatra a rimanere in contatto con essa. Un’assistenza specialistica coordinata, comprendente il rafforzamento mentale e la terapia personale e familiare, che affronti la disfunzione cognitiva e il sostegno all’occupazione, costituiscono un aspetto importante del recupero psicosociale.

I farmaci antipsicotici Farmaci antipsicotici Il termine psicosi si riferisce a sintomi quali deliri, allucinazioni, disorganizzazione dell’ideazione e dell’eloquio, e comportamento motorio bizzarro e inappropriato, che indicano la perdita. maggiori informazioni possono essere efficaci nella riduzione o nell’eliminazione dei sintomi, quali deliri, allucinazioni e disorganizzazione dell’ideazione.

Una volta eliminati i sintomi acuti, l’uso continuativo dei farmaci antipsicotici riduce notevolmente la probabilità di futuri episodi. Purtroppo, i farmaci antipsicotici presentano significativi effetti collaterali, tra cui sonnolenza, rigidità muscolare, tremore, movimenti involontari (ad esempio, la discinesia tardiva), aumento di peso e agitazione.

I farmaci antipsicotici più recenti (di seconda generazione), che vengono prescritti con maggiore frequenza, hanno meno probabilità di causare rigidità muscolare, tremori e discinesia tardiva rispetto agli antipsicotici convenzionali (di prima generazione).

  1. I programmi di riabilitazione e di supporto, come il coaching sul posto di lavoro, sono finalizzati a insegnare alle persone le competenze di cui hanno bisogno per vivere nella comunità, piuttosto che in istituto.
  2. Tali capacità permetteranno ai soggetti schizofrenici di lavorare, fare la spesa, prendersi cura di sé, gestire una casa e vivere insieme agli altri.
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I servizi di supporto comunitario forniscono un sostegno che consente ai soggetti schizofrenici di vivere nel modo più indipendente possibile. Questi servizi includono un appartamento sorvegliato o una casa famiglia in cui un incaricato del personale sia presente per garantire che il soggetto schizofrenico prenda i farmaci prescritti o per aiutarlo a gestire le proprie finanze.

  1. L’incaricato può anche andare a far visita al soggetto periodicamente.
  2. Durante le recidive gravi può essere richiesto il ricovero e se i soggetti rappresentano un pericolo per se stessi o per gli altri può essere necessario il ricovero coatto.
  3. Tuttavia, l’obiettivo principale è l’inserimento dei soggetti nella società.

Alcuni soggetti schizofrenici non sono in grado di vivere in maniera indipendente, o perché presentano sintomi gravi costanti o perché la terapia farmacologica non è stata efficace. In genere questi soggetti richiedono un’assistenza continua in un contesto sicuro e di sostegno.

  1. Solitamente la psicoterapia non riduce i sintomi della schizofrenia.
  2. Tuttavia, la psicoterapia può essere utile per instaurare un rapporto di collaborazione tra il soggetto schizofrenico, la famiglia e il medico.
  3. In tal modo il paziente può imparare a capire e a gestire la propria malattia, ad assumere i farmaci antipsicotici come prescritto e a gestire gli stress che possono aggravare la malattia.

Un buon rapporto medico-paziente è spesso il miglior determinante per un trattamento efficace. Se il soggetto schizofrenico vive in famiglia, a tutti i suoi membri potrebbe essere offerta la psicoeducazione. Questa formazione fornisce ai pazienti e ai loro familiari informazioni sul disturbo e su come gestirlo, ad esempio insegnando tecniche per affrontarlo.

National Alliance on Mental Illness (NAMI), Schizophrenia : La NAMI promuove la costante sensibilizzazione sulla schizofrenia, nonché iniziative educative e di sostegno per supportare coloro che ne sono affetti e servizi di gestione delle crisi (compresa una Helpline) per assistere chi è in difficoltà.

Quali sono gli antipsicotici che non fanno ingrassare?

Negli ultimi 20 anni il mondo degli antipsicotici è stato rivoluzionato dalla scoperta dei cosiddetti antipsicotici di seconda generazione (o ‘antipsicotici atipici’), che si sono imposti all’attenzione degli psichiatri, e quindi dei pazienti, per una serie di caratteristiche cliniche e meccanismi d’azione differenti da quelli di prima generazione, che li hanno fatto a lungo ritenere farmaci in grado di modificare sensibilmente in positivo la qualità della vita dei pazienti. In realtà quella degli antipsicotici di seconda generazione è una classe di farmaci eterogenea, sia da un punto di vista clinico che di farmacodinamica, che condividono la caratteristica distintiva della mancanza (o comunque scarsa incidenza) di effetti collaterali di tipo extra-piramidale. Questi farmaci determinano sicuramente una minore incidenza di quella sintomatologia parkinsoniana che per anni ha rappresentato l’immagine stereotipata del paziente psichiatrico in trattamento: il corpo leggermente flesso in avanti con la testa reclinata sul collo, rigidità diffusa, andatura a piccoli passi, mani tremolanti. Gli antipsicotici di seconda generazione si sono dimostrati, chi più chi meno, in grado di evitare questi tipi di effetti collaterali, e in questo senso hanno consentito di portare avanti un trattamento farmacologico per le psicosi, senza determinare effetti invalidanti di tipo neurologico sulla qualità di vita dei pazienti. In realtà nel corso degli anni si è visto che le condizioni di questi trattamenti non erano così scevre da effetti collaterali, e in particolare l’attenzione della ricerca si è concentrata soprattutto sull’aumento ponderale e l’insorgenza di una sindrome dismetabolica, effetti che sembrano accadere con maggiore frequenza con gli antipsicotici di seconda generazione (almeno con alcuni di questi in particolare). Per ‘sindrome metabolica’ si intende una patologia caratterizzata oltre che dall’aumento ponderale, anche da altre caratteristiche come l’aumento dei valori di glicemia, di trigliceridi, di colesterolo (in particolare sono considerati fattori di rischio valori bassi di colesterolo HDL, inferiori a 40mg/dl per gli uomini e 50mg/dl per le donne), di pressione arteriosa (vedi la tabella sottostante per alcune definizioni operative di sindrome metabolica). IGF (impaired glucose tolerance) IGF (impaired fasting glucose) BMI (body mass index) WC (waist circunference) RX (in treatment) Teniamo presente che la sindrome metabolica conferisce un aumento del rischio di mortalità cardiovascolare da 3 a 6 volte (De Hert M., Correl CU et al, 2011), e che i pazienti con malattie mentali severe (SMI, severe mental illness) hanno dei tassi di mortalità fino a 3 volte superiori a quelli della popolazione generale, e delle aspettative di vita media ridotte dai 15 ai 30 anni (Lancet, 2009). Da questo si deduce quanto sia importante un trattamento di prevenzione dell’aumento ponderale nei pazienti con SMI, prevenzione che può essere fatta o attraverso prescrizioni dietetiche e modificazioni dello stile di vita (maggiore attività fisica e meno vita sedentaria), cose non semplici da raggiungere, in particolare con i pazienti psichiatrici più gravi, oppure attraverso interventi farmacologici ‘mirati’ (che possono anche arrivare alla completa sostituzione del trattamento in corso). Qui di seguito sono riportati una serie di riferimenti bibliografici sulla possibilità di trattare farmacologicamente l’aumento ponderale e la sindrome metabolica in pazienti in trattamento con antipsicotici. Gli interventi terapeutici sui quali c’è più letteratura sono sicuramente quelli con metformina e topiramato, in add-on alla terapia neurolettica. In particolare in un lavoro del 2010 si evidenzia come 100mg/die di topiramato aggiunti alla terapia con olanzapina determinano, dopo 3 mesi di trattamento, una riduzione di peso corporeo e dei valori di glicemia, trigliceridi, colesterolo e pressione arteriosa, rispetto ad un gruppo di pazienti in trattamento con sola olanzapina. Interessante anche un lavoro uscito nel giugno 2014 sul Journal of Psichiatry Research che mostra dei buoni risultati sulla prevenzione dell’aumento ponderale, in pazienti in trattamento con olanzapina, grazie all’aggiunta di 3mg/die di melatonina. Viene inoltre presentata una corposa review della letteratura, uscita su Schizophrenia Bullettin nel marzo 2014, che passa in rassegna le possibili strategie farmacologiche per contrastare l’aumento di peso e le alterazioni metaboliche nei pazienti con schizofrenia. In questo studio in doppio-cieco, della durata di 12 settimane, 72 pazienti al loro primo episodio di schizofrenia, mai trattatii in precedenza, furono assegnati in maniera casuale a ricevere olanzapina+placebo o olanzapina+topiramato (100mg/die). Una serie di parametri metabolici come peso corporeo, BMI (body mass index), glicemia basale, insulina, insulino resistenza, leptina, lipidi e pressione arteriosa, furono valutati in baseline e alla 12esima settimana. I pazienti furono inoltre valutati usando la Positive and Negative Syndrome Scale (PANSS) e furono monitorati gli effetti collaterali. I pazienti in trattamento con olanzapina+topiramato mostrarono una perdita di peso di 1,27 +/- 2,28 kg (p< 0,01), riduzione dei valori di leptina (p < 0.001), glicemia, colesterolo, trigliceridi e valori della pressione sistolica e diastolica. Nel gruppo olanzapina+placebo invece si evidenziò un significativo aumento di peso, aumento della glicemia, iperinsulinemia, aumento della leptina, dei valori di colesterolo e trigliceridi (p< 0,001). Si è inoltre evidenziato un significarivo miglioramento clinico nel gruppo con topiramato (p< 0,001). Gli effetti collaterali furono ben tollerati. In conclusione il topiramato sembra prevenire l'aumento di peso e gli effetti dismetabolici indotti da olanzapina. Inoltre ha determinato un significativo miglioramento clinico utilizzato con olanzapina nel trattamento della schizofrenia. **************************************************** L'obiettivo di questo studio è stato quello di determinare l'efficacia dell'aggiunta di 3mg/die di melatonina nella prevenzione degli effetti collaterali dismetabolici indotti da olanzapina. In uno studio randomizzato in doppio-cieco, controllato con placebo, 48 pazienti al loro primo episodio di schizofrenia già scelti per un trattamento con olanzapina, furono assegnati, in maniera casuale, ad una terapia con olanzapina più melatonina (3mg/die) o olanzapina più placebo, per 8 settimane. Il principale fattore preso in considerazione è stato il cambiamento di peso a distanza di 8 settimane. All'ottava settimana i pazienti che assumevano melatonina mostravano un minore aumento ponderale, un minore aumento del giro vita e della concentrazione di trigliceridi rispetto ai pazienti in trattamento con placebo. Inoltre i pazienti del gruppo melatonina mostravano una riduzione significativa dei punteggi della PANSS (scala per la valutazione dei sintomi positivi e negativi della schizofrenia) rispetto a quelli trattati con placebo. Non sono stati riportati effetti avversi significativi. In conclusione lo studio ha dimostrato che i pazienti trattati con olanzapina, l'aggiunta di melatonina nel breve termine attenua l'aumento ponderale, l'obesità addominale e il giro vita. Sembra inoltre determinare ulteriori benefici nel trattamento dei sintomi psicotici. **************************************** Ann Pharmacother.2010 Apr;44(4):668-79, Efficacia della metformina e del topiramato nella prevenzione e nel trattamento dell'aumento di peso indotto dall'assunzione di antipsicotici di seconda generazione, Ellinger LK 1, Ipema HJ, Stachnik JM L'obiettivo di questo lavoro è stato quello di passare in rassegna la letteratura inerente l'efficacia della metformina e del topiramato nel trattamento dell'aumento di peso indotto dall'assunzione di antipsicotici di seconda generazione. Gli articoli considerati per questo lavoro sono stati selezionati dal database MEDLINE (dal 1949 fino a gennaio 2010), usando le parole chiave metformina, topiramato, antipsicotico, peso, aumento di peso e obesità. Sono stati presi in considerazione tutti i trials con metformina e topiramato, sia randomizzati che controllati con placebo. L'aumento di peso dovuto all'assunzione di antipsicotici di seconda generazione costituisce un fattore di preoccupazione legato sia al rischio metabolico a lungo termine che agli effetti cardiovascolari indotti. Questi effetti includono obesità, iperglicemia e insulino-resistenza e possono contribuire a causare diabete e malattie cardiovascolari. Gli antipsicotici di seconda generazione variano nel determinare l' aumento ponderale, e spesso i cambiamenti nella dieta e nello stile di vita possono non essere sufficienti nel contrastare tale aumento. Anche se altri agenti farmacologici possono risultare utili per prevenire e curare l'aumento di peso indotto da antipsicotici, la metformina e il topiramato sono stati quelli più ampiamente studiati in questo contesto. La metformina agisce perifericamente nel favorire la perdita di peso, mentre il topiramato agisce centralmente. Una rassegna di 11 studi randomizzati e controllati dimostra gli effetti benefici della metformina e del topiramato nella prevenzione e nel trattamento dell' aumento di peso. La metformina è generalmente ben tollerata ed è stata studiata nei pazienti psichiatrici, mentre il topiramato è associato a maggiori interazioni farmacologiche e può eventualmente interferire con il trattamento della schizofrenia. CONCLUSIONI: I dati per l'uso di metformina e topiramato nel trattamento e nella prevenzione dell'aumento di peso indotto da antipsicotici di seconda generazione sono limitati. Entrambi gli agenti chimici possono essere efficaci nell'aiutare i pazienti nella perdita di peso attraverso meccanismi che devono ancora essere chiaramente definiti. L'uso di metformina si traduce in una maggiore perdita di peso rispetto all'uso del topiramato, quest'ultimo è associato a maggiori rischi e può compromettere il trattamento della schizofrenia. Il trattamento dell'aumento di peso indotto da antipsicotici di seconda generazione con metformina può essere un'opzione dopo che il cambio dello stile di vita e e la dieta hanno fallito. **************************************** Gli effetti collaterali metabolici indotti da antipsicotici sono spesso difficili da gestire. L'utilizzo concomitante di farmaci utili a contrastare queste avversità può essere una scelta razionale. L'obiettivo di questo lavoro è stato quello di determinare in maniera sistematica l'efficacia dei farmaci che contrastano gli effetti collaterali metabolici indotti da antipsicotici in pazienti con schizofrenia. Sono stati quindi selezionati articoli pubblicati fino al novembre 2013, utilizzando 5 banche dati elettroniche. Sono stati utilizzati anche studi clinici registrati ma non pubblicati. Sono stati selezionati gli studi controllati in doppio cieco, randomizzati con placebo, che riguardavano pazienti con schizofrenia, e tali studi venivano inclusi solo se consideravano come risultato primario l'efficacia di farmaci concomitanti assunti per trattare gli effetti collaterali metabolici indotti dall'assunzione di antipsicotici. Sono stati estratti da questi studi le variabili relative ai partecipanti, interventi, confronti, risultati, e il modello dello studio. Il risultato primario considerato era il cambiamento del peso corporeo. Esiti secondari includevano il cambiamento clinicamente rilevante di peso, della glicemia a digiuno, di emoglobina A1c, di insulina a digiuno, insulino-resistenza, colesterolo e trigliceridi. In questa meta-analisi sono stati inclusi 40 trails che rappresentavano 19 tipi di interventi. La metformina è stato il farmaco più studiato in relazione al peso corporeo, con una induzione negativa di peso pari a -3,17 kg (95% CI: -4,44 a -1,90 kg) rispetto al placebo. Effetti combinati per topiramato, sibutramina, aripiprazolo, e reboxetina che si differenziavano comunque dal placebo. Inoltre, la metformina e il rosiglitazone miglioravano l' insulino-resistenza, mentre l'aripiprazolo, la metformina, e la sibutramina aiutavano la diminuzione dei lipidi nel sangue. Conclusione: Quando le strategie non farmacologiche da sole non sono sufficienti e il passaggio ad antipsicotici che non incidono sul peso non è possibile, la letteratura supporta l'uso concomitante di metformina come prima scelta tra gli interventi farmacologici finalizzati a contrastare l' aumento di peso e altri effetti metabolici indotti da antipsicotici nel trattamento della schizofrenia, ******************************************************************************************** J Clin Psychopharmacol.2012 Apr;32(2):165-72. McElroy SL 1, Winstanley E, Mori N, Martens B, McCoy J, Moeller D, Guerdjikova AI, Un significativo aumento ponderale è abbastanza comune nei pazienti in trattamento con olanzapina. La zonisamide è un farmaco antiepilettico associato con riduzione del peso corporeo. In questo studio si esamina l'efficacia della zonisamide nel prevenire aumento ponderale in 42 pazienti che iniziavano un trattamento con olanzapina per un disturbo bipolare o schizofrenia. Ciascun paziente aveva un BMI (body mass index) dai 22 mg/kg in su, e veniva assegnato, in maniera random, all'assunzione di olanzapina con o zonisamide (n= 20) o placebo (n= 22) per un periodo di 16 settimane. Il principale parametro preso in considerazione era la variazione di peso corporeo rispetto al baseline. Attraverso un'analisi statistica che utilizzava la regressione longitudinale, è stato messo in evidenza che i pazienti che ricevevano zonisamide avevano un incremento di peso corporeo significativamente con meno frequenza dei pazienti che ricevevano placebo, così come nell'incremento del BMI. I pazienti trattati con zonisamide presentavano un incremento medio di 0,9 kg (SD 3,3), mentre quelli trattati con placebo un incremento medio di 5,0 kg (SD 5,5), p=0,01. Tra i pazienti che assumevano zonisamide nessuno mostrava un aumento ponderale superiore al 7%, comparati con 7 pazienti del gruppo del placebo che mostrarono un aumento del 33% (Fisher test, p=0,009). Il gruppo con zonisamide comunque mostrava maggiori difficoltà cognitive come evento avverso rispetto al placebo (25% vs 0). Quindi possiamo concludere che in questo studio la zonisamide si è dimostrata efficace nel mitigare l'aumento ponderale nei pazienti con disturbo bipolare o schizofrenia che iniziavano un trattamento con olanzapina, ma questi pazienti mostravano maggori difficoltà cognitive come evento avverso.

Quante gocce di Talofen per calmare?

04.2 Posologia e modo di – – Adulti Nel paziente con agitazione acuta, quando è necessaria una sedazione rapida, Talofen soluzione iniettabile deve essere somministrato per, La dose iniziale è di 50 mg, L’ deve essere somministrata in profondità e l’ago deve essere ritratto lentamente.

  1. L’iniezione deve essere eseguita con il paziente in e il paziente deve essere tenuto in osservazione per 30 minuti (vedere paragrafo 4.4).
  2. Se l’agitazione persiste dopo 30 minuti dalla prima somministrazione, la dose può essere ripetuta, fino ad un massimo di 300 mg/die.
  3. Evitare l’ diretta di Talofen.

Se la è ritenuta necessaria, Talofen soluzione iniettabile va diluito in una soluzione glucosata al 5% o in soluzione fisiologica e somministrato lentamente con fleboclisi. La somministrazione non deve superare una concentrazione di promazina pari a 25 mg/ml (vedere paragrafo 4.4).

  • A seconda della severità dei e delle caratteristiche del paziente, dopo alcuni giorni la può essere sostituita con il trattamento orale.
  • Talofen può essere somministrato per utilizzando le gocce.
  • Le gocce vanno diluite in acqua, con l’eventuale aggiunta di,

La dose giornaliera di promazina somministrata per deve essere sostituita con una equivalente dose giornaliera orale. Una goccia equivale a 2 mg di promazina. È consigliabile che una dose totale giornaliera superiore a 50 mg (25 gocce) sia suddivisa in 2-4 somministrazioni.

L’aggiustamento della posologia deve essere effettuato con cautela sulla base delle caratteristiche individuali del paziente, al fine di somministrare la minima dose efficace. Se la gravità dei sintomi e le caratteristiche del paziente non richiedono un trattamento in acuto, si deve iniziare con 10-15 gocce (20-30 mg), in singola somministrazione serale.

Il dosaggio deve essere eventualmente aumentato gradualmente in modo da somministrare la dose minima efficace. La dose orale raccomandata è di 15 gocce 4 volte al giorno (120 mg/die), fino ad un massimo di 50 gocce 4 volte al giorno (400 mg/die). È consigliabile che una dose totale giornaliera superiore a 25 gocce sia suddivisa in 2-4 somministrazioni.

  1. Una brusca interruzione del trattamento deve essere evitata.
  2. Quando si deve sospendere il trattamento con promazina il dosaggio deve essere gradualmente ridotto in un periodo di una o due settimane (vedere paragrafi 4.4 e 4.8).
  3. Se in seguito alla riduzione del dosaggio o all’interruzione del trattamento ricompaiono sintomi intollerabili, può essere presa in considerazione la possibilità di somministrare nuovamente la precedente dose prescritta.

Successivamente la dose può essere ridotta, ma in maniera più graduale. Pazienti anziani : la dose orale raccomandata negli anziani è di 10-30 gocce al giorno (20-60 mg/die), fino ad un massimo di 25 gocce 4 volte al giorno (200 mg/die). Se è necessaria la somministrazione, una o mezza fiala di soluzione iniettabile può essere somministrata per via,

Se è necessaria una dose inferiore, la soluzione iniettabile può essere diluita e somministrata lentamente per fleboclisi. Bambini : Talofen non va utilizzato in bambini al di sotto dei 12 anni a causa della mancanza di dati su efficacia e sicurezza. Nei bambini sopra i 12 anni e negli adolescenti la dose orale raccomandata è di 5-15 gocce al giorno (10-30 mg/die), fino ad un massimo di 15 gocce 4 volte al giorno (120 mg/die).

La dose parenterale è compresa tra i 0.25 e i 0.50 mg per kg di, Insufficienza renale : non è necessario alcun aggiustamento del dosaggio. : i pazienti con insufficienza epatica devono iniziare con un dosaggio basso ed essere attentamente monitorati.

Chi prende la quetiapina?

Principio attivo Quetiapina La quetiapina è un farmaco antipsicotico atipico. Dal punto di vista chimico è una dibenzotiazepina. La quetiapina è disponibile per la somministrazione orale sotto forma di compresse rivestite o di compresse orodispersibili (cioè che si sciolgono in bocca) e somministrazione parenterale. La quetiapina può essere prescritto con ricetta RR, La quetiapina ha un’efficacia simile a quella dell’aloperidolo (un altro farmaco antipsicotico) nel trattamento dei sintomi positivi della schizofrenia, ma è in grado di controllare anche i sintomi negativi e di indurre minori effetti collaterali di tipo extrapiramidale. L’uso della quetiapina è indicato per il trattamento di: schizofrenia, mania, depressione bipolare, disturbo depressivo maggiore, di solito, in associazione a farmaci antidepressivi. La quetiapina può anche essere utilizzata per la prevenzione delle recidive nel disturbo bipolare. Deve essere somministrato due volte al giorno, indipendentemente dai pasti. Adulti : per il trattamento delle psicosi acute e croniche, inclusa la schizofrenia, la dose giornaliera per i primi quattro giorni di terapia è di 50 mg (1. giorno), 100 mg (2. giorno), 200 mg (3. giorno) e 300 mg (4. giorno). Dal 4. giorno in poi la dose giornaliera raccomandata è di 300 mg. Tuttavia tale dose può essere variata in funzione della risposta clinica e della tollerabilità di ogni singolo paziente entro un range di 150-750 mg/die. Per il trattamento degli episodi di mania associati a disturbo bipolare, la dose giornaliera totale per i primi quattro giorni di terapia è di 100 mg (1. giorno), 200 mg (2. giorno), 300 mg (3. giorno) e 400 mg (4. giorno). Ulteriori adattamenti del dosaggio fino a 800 mg/die possono essere effettuati a partire dal 6. giorno con incrementi di dose non superiori a 200 mg/die. La dose può essere variata in funzione della risposta clinica e della tollerabilita’ individuale entro un range di 200-800 mg/die. La dose efficace usuale varia da 400 a 800 mg/die. Anziani : come gli altri antipsicotici, il farmaco deve essere somministrato con cautela negli anziani, in particolare durante il periodo iniziale di somministrazione. Può essere necessario che l’incremento progressivo della dose debba avvenire più lentamente e che la dose terapeutica giornaliera debba essere piu’ bassa rispetto al paziente giovane, in funzione della risposta clinica e della tollerabilità di ogni singolo paziente. Nell’anziano la clearance plasmatica media di quetiapina si riduce del 30% fino al 50% in confronto ai pazienti più giovani. Bambini e >>Adolescenti: nei bambini e negli adolescenti non sono disponibili dati sull’efficacia e la sicurezza del prodotto. >>Insufficienza renale: non e’ necessario un aggiustamento del dosaggio. >>Insufficienza epatica. Quetiapina è ampiamente metabolizzata a livello epatico. Pertanto il medicinale deve essere impiegato con cautela in pazienti con insufficienza epatica nota, particolarmente durante il periodo iniziale. La dose iniziale di quetiapina nei pazienti con insufficienza epatica dovrebbe essere di 25 mg/die. L’aggiustamento della dose deve essere effettuato con incrementi giornalieri di 25 – 50 mg fino a raggiungere la dose efficace, in funzione della risposta clinica e della tollerabilità di ogni singolo paziente.

Qual è il dosaggio minimo di quetiapina?

QUETIAPINA DOC deve essere somministrata almeno un’ora prima dei pasti. La dose giornaliera all’inizio della terapia è pari a 300 mg al giorno 1 e a 600 mg al giorno 2. La dose giornaliera raccomandata è 600 mg; tuttavia, se è giustificato dalle condizioni cliniche, il dosaggio può essere aumentato a 800 mg al giorno.

Quando sospendere la quetiapina?

– Sintomi da sospensione (sintomi che compaiono quando smette di prendere QUETIAPINA DOC), che comprendono incapacità a prendere sonno (insonnia), nausea, cefalea, diarrea, vomito, capogiro ed irritabilità. Si consiglia una sospensione graduale del medicinale, nell’arco di un periodo di almeno 1 o 2 settimane.

Quando prendere la quetiapina a rilascio prolungato?

Modo di somministrazione Quetiapina Accord 200 300 400 mg compresse a rilascio prolungato deve essere somministrata una volta al giorno, lontano dai pasti. Le compresse devono essere deglutite intere, senza dividerle, masticarle, o frantumarle.

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