Strappo Muscolare Cosa Fare? - HoyHistoriaGT Hoy en la Historia de Guatemala

Strappo Muscolare Cosa Fare?

Come capire se è uno strappo o stiramento?

In genere, però, lo stiramento causa un dolore acuto e improvviso ma sopportabile, che permette di continuare l’attività fisica. Lo strappo può invece bloccare completamente il muscolo, e in sua presenza si possono formare ematomi anche molto estesi.

Quanto ci vuole a guarire uno strappo muscolare?

Terapie – Le lesioni di primo grado si risolvono nel giro di 1-2 settimane. Fondamentali per il recupero sono il riposo e il trattamento a base di antinfiammatori e miorilassanti. Le lesioni di secondo grado prevedono invece tempi di guarigione più lunghi (15-30 giorni).

Cosa prendere in caso di strappo muscolare?

Cure Farmacologiche – Gli strappi sono la categoria di infortuni muscolari nella quale i farmaci assumono maggior rilevanza, I più utilizzati sono di due tipi:

FANS ( antinfiammatori non steroidei ): si suddividono in due categorie:

Ad uso sistemico (compresse, capsule, supposte ecc). Ad uso topico (pomata, gel o crema)

I FANS utilizzati nella terapia degli strappi sono:

Ibuprofene : ad esempio Arfen ®, Moment ®, Brufen ®, Nurofen ®, in sale di lisina al 10% come il Dolorfast®. Diclofenac (ad esempio Voltaren ®). Naproxene (ad esempio Aleve ®, Naprosyn ®, Prexan®, Naprius®). Ketoprofene 2,5% (ad esempio Fastum gel ®, Ketoprofene ALM®, Steofen®).

Miorilassanti: servono per rilassare la muscolatura. Esercitano la loro attività mediante un meccanismo d’azione che implica l’ antagonismo del recettore GABA-A. Si suddividono in tre tipi:

Ad uso sistemico (compresse, capsule, supposte ecc). Ad uso parenterale (iniezione). Ad uso topico (pomata, gel o crema).

I miorilassanti utilizzati negli strappi sono quelli che agiscono sul sistema nervoso :

Suxametonio cloruro (ad esempio Myotenlis®). Tiocolchicoside (ad esempio Muscoril ®, Miotens ®).

Come curare lo strappo muscolare in modo naturale?

Rimedi naturali per lo stiramento muscolare – Strappo Muscolare Cosa Fare Esistono diversi rimedi naturali che possono aiutare ad alleviare il fastidio di uno stiramento muscolare. Generalmente vengono consigliati crema (o compresse) a base di arnica montana per il suo potere antinfiammatorio e aloe vera per un effetto rinfrescante.

  • Possono essere di aiuto anche oli essenziali alla lavanda, all’ equiseto o ai chiodi di garofano da applicare con leggeri massaggi sulla zona interessata.
  • Inoltre, è possibile integrare nella propria dieta alcune spezie come lo zenzero e la curcuma, conosciute per le loro proprietà antinfiammatorie.

ATTENZIONE Le informazioni contenute sul Sito hanno esclusivamente scopo informativo, possono essere modificate o rimosse in qualsiasi momento e non rappresentano un consulto medico, una diagnosi o la prescrizione di un trattamento, né sostituiscono in nessun caso il parere del medico.

Chi cura gli strappi muscolari?

La Tecarterapia per lo strappo muscolare – Strappo Muscolare Cosa Fare Insieme al percorso riabilitativo appena spiegato c’è una tecnologia particolarmente indicata per velocizzare il recupero di uno strappo muscolare. Si tratta della, La Tecarterapia è una terapia strumentale non invasiva che sfrutta le radiofrequenze per stimolare la guarigione dei tessuti in profondità.

  • È particolarmente indicata per la cura di traumi sportivi.
  • Il fisioterapista può regolare l’intensità dell’energia trasmessa e mirare a stimolare il processo di ripristino delle fibre lesionate.
  • È davvero utile fare questo nella fase iniziale della riabilitazione, per togliere l’edema e il dolore più rapidamente e mettere in condizione il paziente di affrontare prima possibile gli esercizi.

Gli esercizi sono necessari per una completa guarigione e per la prevenzione di un’ipotetica recidiva.

Come accelerare il recupero da uno strappo?

ESERCIZI DI RECUPERO PER GLI STRAPPI MUSCOLARI Lo strappo muscolare, chiamato anche distrazione o elongazione muscolare, è una lesione che può comparire quando il muscolo è sottoposto a uno sforzo intenso, soprattutto se prima dell’allenamento non si dedica il giusto tempo a una fase di riscaldamento e stretching, per combattere la rigidità e la tensione dei muscoli, favorire l’allungamento delle fibre muscolari, prevenire disturbi come uno stiramento o appunto uno strappo muscolare.

Impacchi di ghiaccio e riposo sono essenziali, ma per recuperare l’elasticità delle fibre muscolari il fisioterapista può suggerire qualche esercizio specifico. Scopriamo insieme le caratteristiche dello strappo muscolare e quali sono gli esercizi più indicati. Che cos’è lo strappo muscolare Lo strappo compare quando una o più fibre muscolari incorrono in una rottura.

Sono più a rischio gli atleti e chi pratica attività sportiva, anche a livello amatoriale. La lesione è più o meno seria a seconda del numero di fibre coinvolte: se il danno è limitato a poche fibre muscolari, si parla di lesione di primo grado, Dolore e fastidio si avvertono soprattutto durante la contrazione e l’allungamento del muscolo.

Non compaiono perdita della forza o limitazioni nel movimento. Quando la rottura coinvolge un numero maggiore di fibre muscolari, si tratta di uno strappo di secondo grado : il dolore è acuto, simile a quello di una contrattura, e la lesione interessa i 2/3 delle fibre muscolari. La lesione di terzo grado è quella di maggiore gravità: la lacerazione del tessuto è molto estesa o totale.

Alla palpazione, il muscolo presenta un avvallamento, dovuto alla rottura del tessuto. Compaiono dolori intensi e si perde la capacità di muovere la zona interessata dal trauma. Gli strappi muscolari di maggiore gravità possono essere caratterizzati anche da gonfiore localizzato, contrattura del muscolo, come meccanismo di difesa del tessuto lesionato, e comparsa di un ematoma a causa della rottura dei capillari sanguigni.

Lo strappo muscolare coinvolge spesso i muscoli delle gambe: per esempio, a volte le fasce muscolari della coscia (muscolo sartorio, pettineo, quadricipite femorale e ilio-psoas), possono essere coinvolte in un trauma acuto durante l’attività fisica. Ne può essere soggetto in particolare chi pratica sport come calcio, basket, salto in alto, danza o ginnastica.

Il bicipite femorale, il muscolo che si trova nella parte posteriore della coscia, può invece andare incontro a una lesione durante attività come la corsa, soprattutto quando fa freddo, il salto in lungo o in alto oppure il sollevamento pesi in palestra.

Anche i muscoli della schiena possono andare incontro a uno strappo muscolare, per esempio in seguito a un movimento brusco, al sollevamento di un peso oppure quando si assume improvvisamente una postura non corretta. Fattori come sedentarietà e obesità possono contribuire al traum a, perché sottopongono i muscoli a un continuo affaticamento.

Gli strappi in questa parte del corpo si manifestano con un mal di schiena acuto, solitamente concentrato nella zona lombare. Strappo muscolare, come intervenire Quando si verificano infortuni di questo tipo, è importante seguire i consigli del medico, che generalmente suggerisce di seguire il cosiddetto protocollo RICE (Rest, Ice, Compression, Elevation):

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Rest, ovvero riposo, in quanto è necessario interrompere l’allenamento, per non sottoporre la muscolatura a un ulteriore trauma. Il suggerimento vale anche in caso di dolore lieve, che non impedisce l’esercizio fisico; il rischio è infatti quello di stressare ulteriormente il muscolo ed esporlo a recidive. È importante quindi evitare l’affaticamento della zona del corpo interessata dallo strappo Ice, ovvero ghiaccio, in quanto impacchi di ghiaccio o spray refrigeranti sono rimedi che danno sollievo e accelerano i tempi di recupero. Riducendo l’afflusso di sangue, infatti, gonfiore e infiammazione diminuiscono. Vanno invece evitate fonti di calore come massaggio, applicazione di borse dell’acqua calda o fanghi Compression, ovvero compressione, in quanto un bendaggio può alleviare il dolore e favorire il riassorbimento dell’edema Elevation, ovvero elevazione, in quanto se la lesione coinvolge le fasce muscolari di coscia o polpaccio, si deve mantenere l’arto in posizione sollevata per facilitare il ritorno di sangue venoso e ridurre il gonfiore.

Il medico può consigliare in genere anche una terapia con farmaci antinfiammatori non steroidei, per esempio a base di diclofenac e piroxicam. Inoltre, può essere necessaria la fisioterapia per una completa riabilitazione, che oltre a specifici esercizi può richiedere in alcuni casi anche qualche particolare trattamento, come la tecarterapia,

  1. In casi molto rari, può servire l’intervento chirurgico.
  2. A seconda dell’entità della lesione varia anche il tempo necessario per la guarigione, che in caso di strappi lievi è in genere di una o due settimane.
  3. Le lesioni di maggiore gravità possono richiedere un tempo maggiore e il medico può richiedere l’esecuzione di esami strumentali (ecografia o risonanza magnetica) per valutare le condizioni delle fasce muscolari.

Gli esercizi di riabilitazione Un periodo di riposo per muscoli e articolazioni è essenziale per il percorso di guarigione, ma è bene non restare immobili a lungo. Una ripresa graduale del movimento accelera infatti il recupero, rende il muscolo elastico e porta alla formazione di tessuto cicatriziale.

Inoltre, aiuta a non incorrere a problemi simili in futuro. È bene consultare sempre un fisioterapista, che metterà a punto un percorso di riabilitazione personalizzato in base alle caratteristiche della lesione e all’età, alle condizioni fisiche e allo stile di vita del paziente. Ecco alcuni esempi di esercizi che lo specialista può consigliare per il recupero e la prevenzione degli strappi alla schiena e ai muscoli della coscia anteriore e posteriore.

Muscoli della schiena

A pancia in su, un cuscino sotto la testa, ginocchia leggermente piegate, Alzare lentamente il bacino, contraendo i glutei e gli addominali senza staccare la schiena da terra. Mantenere la posizione per qualche secondo. Testa, spalle e braccia sono rilassate. A pancia in su, piegare le gambe e, afferrando le cosce sotto le ginocchia, portarle lentamente verso il torace. Mantenere la posizione per 5 secondi. Testa e bacino sono fermi. A pancia in su, afferrare una coscia sotto il ginocchio e avvicinarla al tronco col ginocchio teso. Mantenere per 5 secondi senza sollevare testa e bacino. A pancia in su, afferrare le gambe al di sotto delle ginocchia e alzare la testa come per raggomitolarsi. Dondolare sulla schiena per 30 secondi. Porsi a quattro zampe, inarcare la schiena verso l’alto e poi verso il basso, mentre testa e osso sacro rimangono in alto. Ripetere lentamente ma in modo ritmico, più volte. A pancia in su, gambe flesse unite, piedi appoggiati al pavimento, braccia lungo i fianchi. Appiattire la schiena sul pavimento e ruotare lentamente le ginocchia unite da sinistra a destra e viceversa come cercando di far toccare loro il terreno da un lato e dall’altro. Ripetere l’esercizio mantenendo le spalle e la parte superiore della schiena aderenti al pavimento,

Muscoli della coscia anteriore

In piedi sulla gamba destra, appoggiandosi a un sostegno, piegare il ginocchio della gamba sinistra e sollevare il piede dietro di sé. Cercare di tirare il piede il più vicino possibile ai glutei, tenendolo con la mano sinistra oppure con la destra per uno stretching ancora più intenso. Ripetere da entrambi i lati del corpo. A pancia in giù, piegare il ginocchio destro e afferrare il piede destro da dietro con la mano destra. Come per l’esercizio in piedi, se si afferra il piede destro con la mano sinistra si effettua uno stretching più efficace. Cercare di tirare il piede più vicino possibile ai glutei. Mantenere la posizione per qualche secondo e ripetere dall’altro lato. In piedi davanti allo schienale di una sedia o a un tavolo, le mani appoggiate al supporto. Piegare dietro una gamba a livello del ginocchio e afferrare con la mano corrispondente il collo del piede, tirando verso i glutei. Mantenere la posizione per qualche secondo e ritornare nella posizione di partenza. Ripetere con l’altra gamba. In piedi davanti a un supporto, flettere il busto a 90 gradi e stendere le braccia in avanti, tenendosi con le mani al supporto stesso. La testa è in linea a con la schiena, le orecchie allo stesso livello delle braccia, sguardo rivolto verso il basso. le gambe unite e distese. Portare la gamba destra distesa indietro e tornare nella posizione di partenza.

Muscoli della coscia posteriore

Sdraiati a pancia in su, gambe distese. Tenendo la parte posteriore del ginocchio destro con entrambe le mani, tirare la gamba verso il petto e cercare di raddrizzare lentamente il ginocchio distendendo la gamba verso l’alto. Mantenere questa posizione per almeno 10 secondi. Nella stessa posizione, per un esercizio di allungamento della gamba destra, piegare la gamba e posizionare una cintura sulla pianta del piede del piede destro, tenendola con entrambe le mani. La gamba sinistra è distesa a terra con il piede flesso, cercando di spingere la coscia e il polpaccio verso il pavimento. Estendere lentamente la gamba destra con il piede flesso e tirare delicatamente la cintura fino ad avvertire una leggera tensione nei muscoli posteriori della coscia. Mantenere la posizione per almeno 10 secondi, ripetendo due volte per parte. Sdraiati sulla schiena, gambe piegate e piedi appoggiati a terra. Afferrare le gambe all’altezza delle ginocchia e avvicinarle al petto. Mantenere questa posizione 30 secondi, quindi tornare alla posizione di partenza. Sdraiati a terra sulla schiena con il mento schiacciato verso il petto, braccia distese lungo i fianchi, gambe dritte e unite. Piegare la gamba sinistra, portarla al petto e afferrare il ginocchio con entrambe le mani. La gamba destra rimane stesa a terra, possibilmente distesa. Rimanere nella posizione per 30 secondi, poi tornare lentamente con entrambe le gambe distese. Ripetere con l’altra gamba.

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Cosa succede se sforzi troppo i muscoli?

Perché Insorge – Se l’ indolenzimento muscolare tardivo fosse dovuto alla quantità di acido lattico residuo, la sintomatologia dolorosa dovrebbe insorgere anche negli atleti evoluti ogni qualvolta si trovassero ad allenarsi con carichi richiedenti l’impegno del metabolismo anaerobico lattacido – forza resistente oppure oltre la soglia anaerobica,

Ovviamente non è così, In realtà il lattato prodotto durante lo sforzo viene metabolizzato nel sangue e nel fegato con una certa rapidità e già dopo un paio d’ore dal termine dell’esercizio le sue concentrazioni nel sangue rientrano nella norma, Si potrebbe anche dire che l’indolenzimento muscolare insorga con intensità direttamente proporzionale all’ impegno muscolare, soprattutto nelle attività di forza, ed inversamente proporzionale rispetto al livello di allenamento complessivo.

I La sintomatologia dolorosa tipica dei DOMS va dunque attribuita a fattori indipendenti dall’acido lattico. Sebbene non sia stata ancora chiarita l’origine del dolore muscolare, la sua comparsa sembra essere legata a diversi fattori, Tra questi i più importanti sono:

Microlesioni a livello muscolare; Risposta infiammatoria a tali microtraumi; Eccessive contrazioni e spasmi muscolari ; Accumulo di metaboliti nei muscoli,

Uno sforzo molto intenso, specie se il soggetto non è ben allenato, a livello muscolare e non solo, provoca numerose microlesioni, Sono proprio questi piccoli traumi che permettono all’organismo di adattarsi allo sforzo migliorando le proprie capacità funzionali,

Tutto ciò ha però anche dei risvolti negativi, dato che un trauma, seppur lieve, è pur sempre un evento stressante e doloroso, Come abbiamo anticipato, il dolore ai muscoli ed il conseguente irrigidimento, che in alcuni casi persistono per diversi giorni, sono strettamente dipendenti dal tipo, dalla durata e dall’ intensità dell’ esercizio,

La sintomatologia più dolorosa insorge in seguito ad esercizi eccentrici ed isometrici, Esempi di esercizi eccentrici sono la corsa in discesa, tra le attività aerobiche, e la fase negativa di una distensione su panca, In entrambi i casi il muscolo si allunga sviluppando tensione per contrastare da un lato la caduta in avanti del corpo e dall’altro la discesa del bilanciere verso il petto.

Un esercizio si definisce invece isometrico quando il muscolo si contrae senza allungarsi o accorciarsi. Spingere con forza le braccia contro un muro è un tipico esempio di contrazione isometrica, Quando avviciniamo una bottiglia alla spalla (il classico curl con manubri riportato in figura) il muscolo bicipite si contrae per permettere il movimento.

Allo stesso tempo il muscolo tricipite situato nella parte posteriore del braccio si rilassa e si allunga. Se ciò non accadesse ci sarebbe un forte contrasto tra le azioni dei due muscoli che come sappiamo hanno funzione opposta. Il finissimo meccanismo nervoso che coordina contrazione e rilassamento del muscolo agonista ed antagonista è sincronizzato dall’attività del cervello,

Quando andiamo in palestra dopo un lungo periodo di inattività il sistema nervoso centrale non è perfettamente in grado di coordinare la contrazione muscolare durante movimenti a cui non si è abituati. Il muscolo che si allunga sviluppa in un non allenato una resistenza maggiore che viene vinta dal muscolo che si contrae.

Questo fenomeno comporta delle microlesioni a livello muscolare che si verificano anche quando durante il movimento si allunga troppo il muscolo sottoponendo ad eccessive tensioni sia le fibre tendinee che quelle muscolari. L’insieme di tutti questi microtraumi è una delle principali componenti che stanno alla base della sintomatologia dolorosa.

  1. Tutto ciò spiega come mai quando si cambia drasticamente programma di allenamento, si avverta quel dolore e quell’irrigidimento muscolare tipico del soggetto sedentario che si avvicina per la prima volta ad un’ attività fisica impegnativa.
  2. Un altro fattore importante è probabilmente legato allo spasmo da esercizio,

Si tratta fondamentalmente di una circostanza in cui alcune fibre muscolari mantengono la contrazione anche dopo il termine del movimento. Quando si instaurano questi eventi traumatici in genere l’entità della sintomatologia dolorosa aumenta fino a 48 ore dopo lo sforzo per poi risolversi positivamente nel giro di 3-6 giorni in base alla durata e all’intensità dello sforzo effettuato.

Le cellule danneggiate si cicatrizzano e si assiste contemporaneamente ad un processo di riorganizzazione e di adattamento funzionale che aumenta la resistenza del muscolo. Nei due o tre allenamenti successivi al primo la percezione del dolore diminuisce fino a scomparire del tutto dopo tre o quattro allenamenti,

DOMS: Dolori Muscolari Dopo l’Allenamento

Che pomata usare per contratture?

Indicazioni d’uso –

Il massaggio con Cetilar® pomata per contratture antinfiammatoria, è indicato nel trattamento dei dolori muscolari, per migliorare la funzionalità articolare e la capacità di movimento.Indicata soprattutto per ATTENUARE IL DOLORE di muscoli e articolazioni, si presta anche al trattamento delle infiammazioni TENDINEE.L’azione di Cetilar pomata per contratture antinfiammatoria PUO’ ESSERE RAPIDA ED EFFICACE RENDENDOLA SPESSO la scelta PIU’ ADATTA PER LE infiammazioni muscolari ANCHE IN FASE ACUTA.EFFETTUANDO UN massaggio ACCURATO SULLA SEDE DEL DOLORE con Cetilar Crema® SI PERCEPISCE UNA RIDUZIONE rapida DEL dolore articolare e muscolare; L’USO REGOLARE FACILITA INFATTI il recupero nei periodi di riabilitazione conseguente a fenomeni infiammatori o traumi articolari; può essere utile anche in caso di traumi sportivi alle articolazioni e per qualsiasi tipologia di dolore muscolare.Pomata per contratture indicata anche per RILASSARE LA MUSCOLATURA IN CASO DI TENSIONI EFFETTUANDO UN MASSAGGIO ACCURATO SULLA PARTE INTERESSATA.

Quale antinfiammatorio per dolori muscolari?

Farmaci per alleviare i dolori muscolo-articolari – I farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) da banco, come l’ ibuprofene o il naprossene (Aleve), riducono l’infiammazione e alleviano il dolore. Tuttavia, l’assunzione di ibuprofene per un lungo periodo di tempo non è raccomandata a causa del rischio di ulcere allo stomaco. Tra le varie soluzioni farmacologiche ecco le più utilizzate:

  • I FANS includono solitamente diclofenac (Voltaren) e celecoxib (Celebrex).
  • I salicilati, come l’aspirina, possono fluidificare il sangue e dovrebbero essere usati con molta cautela se si assumono altri farmaci che fluidificano il sangue.
  • Paracetamolo.
  • I farmaci antidolorifici oppioidi a base di idrocodone o codeina
  • Gli steroidi orali come prednisone o cortisone.

Se ricevi una diagnosi con una malattia sistemica o una condizione autoimmune, come l’artrite reumatoide, i farmaci noti come farmaci antireumatici possono aiutare a rallentare la progressione della malattia e anche a rallentare il danno articolare.

Cosa fare quando ti fa male il muscolo della coscia?

Esempi di trattamento contro il Dolore alla Coscia –

Se il dolore alla coscia è correlato a un affaticamento dei muscoli della coscia, il rimedio migliore è moderare l’attività fisica, specie quella che coinvolge gli arti inferiori, per almeno una giornata, in modo tale da dare sollievo alle fibre muscolari spossate, Se il dolore alla coscia è frutto di un infortunio ai muscoli della coscia, il piano terapeutico contempla sicuramente un periodo di riposo, la cui precisa lunghezza varia in relazione alla gravità del problema muscolare (una contrattura richiede dai 3 ai 7 giorni; uno stiramento circa 15 giorni; uno strappo almeno 1 mese), e potrebbe includere, a seconda dei casi, alcune terapie mediche (es: tecarterapia ) o fisioterapiche.

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Se il dolore alla coscia è dovuto alla neuropatia periferica, il paziente troverà giovamento da una cura appropriata della causa di ciò che danneggia i nervi e ne altera il funzionamento (ossia dalla causa della neuropatia periferica); inoltre, trarrà enormi vantaggi dalla gestione del dolore attraverso dei farmaci particolari, diversi dai classici antalgici (es: paracetamolo o FANS), quali per esempio: gli antiepilettici gabapentin o pregabalin, gli antidepressivi amitriptilina e nortriptilina o la capsaicina in crema. Se il dolore alla coscia è correlato a una trombosi venosa profonda, la terapia potrebbe essere, a seconda dello stato di avanzamento della condizione, farmacologica ( trombolisi ), chirurgica (trombectomia) o meccanica (compressione pneumatica intermittente, calze o fasciature elastiche ecc.).

Come dormire quando si ha uno strappo alla schiena?

Come Dormire se hai uno strappo alla schiena o un colpo della strega – In questo caso posso solo consigliare di non posizionarsi completamente supini, in quanto si accentuerebbero i dolori e i fastidi. Piuttosto di posizionare dei cuscini sotto le ginocchia, meglio se alti, tanto da formare un angolo a 90 gradi tra anche e cosce. Eventualmente potrebbe esserti di aiuto un cuscino da porre tra le gambe come questo:

Come si fa un massaggio decontratturante?

Massaggio per la cervicale – Il massaggio decontratturante per la cervicale viene eseguito iniziando con lo far sciogliere le spalle, poi si prosegue con il collo e la nuca. Si tratta di zone delicate che possono essere doloranti, dunque si procede sempre per gradi e con un massaggio molto delicato, pizzicando il muscolo con le dita.

Cosa succede se sforzi troppo i muscoli?

Perché Insorge – Se l’ indolenzimento muscolare tardivo fosse dovuto alla quantità di acido lattico residuo, la sintomatologia dolorosa dovrebbe insorgere anche negli atleti evoluti ogni qualvolta si trovassero ad allenarsi con carichi richiedenti l’impegno del metabolismo anaerobico lattacido – forza resistente oppure oltre la soglia anaerobica,

Ovviamente non è così, In realtà il lattato prodotto durante lo sforzo viene metabolizzato nel sangue e nel fegato con una certa rapidità e già dopo un paio d’ore dal termine dell’esercizio le sue concentrazioni nel sangue rientrano nella norma, Si potrebbe anche dire che l’indolenzimento muscolare insorga con intensità direttamente proporzionale all’ impegno muscolare, soprattutto nelle attività di forza, ed inversamente proporzionale rispetto al livello di allenamento complessivo.

I La sintomatologia dolorosa tipica dei DOMS va dunque attribuita a fattori indipendenti dall’acido lattico. Sebbene non sia stata ancora chiarita l’origine del dolore muscolare, la sua comparsa sembra essere legata a diversi fattori, Tra questi i più importanti sono:

Microlesioni a livello muscolare; Risposta infiammatoria a tali microtraumi; Eccessive contrazioni e spasmi muscolari ; Accumulo di metaboliti nei muscoli,

Uno sforzo molto intenso, specie se il soggetto non è ben allenato, a livello muscolare e non solo, provoca numerose microlesioni, Sono proprio questi piccoli traumi che permettono all’organismo di adattarsi allo sforzo migliorando le proprie capacità funzionali,

Tutto ciò ha però anche dei risvolti negativi, dato che un trauma, seppur lieve, è pur sempre un evento stressante e doloroso, Come abbiamo anticipato, il dolore ai muscoli ed il conseguente irrigidimento, che in alcuni casi persistono per diversi giorni, sono strettamente dipendenti dal tipo, dalla durata e dall’ intensità dell’ esercizio,

La sintomatologia più dolorosa insorge in seguito ad esercizi eccentrici ed isometrici, Esempi di esercizi eccentrici sono la corsa in discesa, tra le attività aerobiche, e la fase negativa di una distensione su panca, In entrambi i casi il muscolo si allunga sviluppando tensione per contrastare da un lato la caduta in avanti del corpo e dall’altro la discesa del bilanciere verso il petto.

  • Un esercizio si definisce invece isometrico quando il muscolo si contrae senza allungarsi o accorciarsi.
  • Spingere con forza le braccia contro un muro è un tipico esempio di contrazione isometrica,
  • Quando avviciniamo una bottiglia alla spalla (il classico curl con manubri riportato in figura) il muscolo bicipite si contrae per permettere il movimento.

Allo stesso tempo il muscolo tricipite situato nella parte posteriore del braccio si rilassa e si allunga. Se ciò non accadesse ci sarebbe un forte contrasto tra le azioni dei due muscoli che come sappiamo hanno funzione opposta. Il finissimo meccanismo nervoso che coordina contrazione e rilassamento del muscolo agonista ed antagonista è sincronizzato dall’attività del cervello,

  • Quando andiamo in palestra dopo un lungo periodo di inattività il sistema nervoso centrale non è perfettamente in grado di coordinare la contrazione muscolare durante movimenti a cui non si è abituati.
  • Il muscolo che si allunga sviluppa in un non allenato una resistenza maggiore che viene vinta dal muscolo che si contrae.

Questo fenomeno comporta delle microlesioni a livello muscolare che si verificano anche quando durante il movimento si allunga troppo il muscolo sottoponendo ad eccessive tensioni sia le fibre tendinee che quelle muscolari. L’insieme di tutti questi microtraumi è una delle principali componenti che stanno alla base della sintomatologia dolorosa.

  • Tutto ciò spiega come mai quando si cambia drasticamente programma di allenamento, si avverta quel dolore e quell’irrigidimento muscolare tipico del soggetto sedentario che si avvicina per la prima volta ad un’ attività fisica impegnativa.
  • Un altro fattore importante è probabilmente legato allo spasmo da esercizio,

Si tratta fondamentalmente di una circostanza in cui alcune fibre muscolari mantengono la contrazione anche dopo il termine del movimento. Quando si instaurano questi eventi traumatici in genere l’entità della sintomatologia dolorosa aumenta fino a 48 ore dopo lo sforzo per poi risolversi positivamente nel giro di 3-6 giorni in base alla durata e all’intensità dello sforzo effettuato.

Le cellule danneggiate si cicatrizzano e si assiste contemporaneamente ad un processo di riorganizzazione e di adattamento funzionale che aumenta la resistenza del muscolo. Nei due o tre allenamenti successivi al primo la percezione del dolore diminuisce fino a scomparire del tutto dopo tre o quattro allenamenti,

DOMS: Dolori Muscolari Dopo l’Allenamento

Cosa succede quando si stira un tendine?

Lo stiramento dei muscoli ischiocrurali è una lesione tipica degli sportivi e può dipendere da un riscaldamento insufficiente. Una lacerazione di grado uno provoca sensibilità del muscolo ma non ecchimosi. Al grado due la lesione provoca ecchimosi nel punto in cui le fibre muscolari si lacerano.

Come capire se si ha uno strappo al polpaccio?

Il sintomo più tipico è un dolore acuto ben localizzato che insorge durante l’attività. La rottura, più o meno estesa, delle fibre muscolari caratterizza invece lo strappo, a volte indicato anche con il termine di distrazione muscolare.

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